Il consigliere regionale Filippo Rigo (Lega- LV) ha presentato il ritorno IGP per la Pesca di Verona
01 Agosto 2023 16:18
Oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il consigliere Filippo Rigo (Lega- LV) ha celebrato il ritorno del riconoscimento IGP per la Pesca di Verona, assieme al Presidente dell’Assemblea legislativa veneta, Roberto Ciambetti, a Marina Montedoro, Direttore di Coldiretti Veneto, e a Stefano Faedo, Presidente dell’associazione ‘Ortofrutta veneta’. Ospite d’eccezione il dottor Arrigo Cipriani, Leone del Veneto, patron dell’Harry’s Bar di Venezia e inventore del noto aperitivo Bellini.
Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha innanzitutto ringraziato “il collega Filippo Righi, nonché Alex Vantini, Presidente Coldiretti Verona, Stefano Faedo, Presidente Associazione ‘Ortofrutta veneta’, e il dottor Arrigo Cipriani, nostro Leone del Veneto, figlio di Giuseppe, intellettuale dalla penna sagace e alla guida di una impresa di rara eleganza che rappresenta il volto migliore e stupefacente del nostro Paese. E ringrazio quanti hanno voluto dedicare un momento particolare nel cuore dell’estate a quella che è di fatto una delle principesse delle tavole estive, non solo venete, la Pesca di Verona, un prodotto di altissima qualità che si distingue, con il marchio Igp, nel panorama italiano ricchissimo di varietà di pesche”.
“Pesca, persega in lingua veneta – ha spiegato il Presidente del Consiglio regionale ripercorrendo la storia di questo frutto – come appunto in latino, perché si riteneva che questo frutto fosse originario della Persia, tesi errata giacché il pesco non è originario della Persia, dove fu introdotto soltanto intorno al II° sec. a. C. dalla Cina, dove la sua presenza è documentata almeno dal 1000 A.C. Plinio conferma la data di introduzione a Roma nel I° sec. DC. Come giustamente fanno notare i nostri amici veronesi, non senza legittimo orgoglio, la pesca veronese compare nei festoni della Pala di San Zeno, collocata, pensate la coincidenza, giusto 564 anni e un giorno or sono, il 31 luglio del 1549, in quello che è considerato il primo altare del Rinascimento nell’Italia settentrionale con gli echi di Donatello, oltre che quelli evidenti appunto nei festoni dello Squarcione di cui Mantegna fu allievo. Quello che non dicono gli amici veronesi è l‘importanza di questa citazione pittorica del Mantegna: innanzitutto perché ancora un secolo dopo, attorno al 1568, il medico e botanico senese Pietro Andrea Mattioli, che per altro aveva studiato a Padova, disegna un frutto che chiama persica che pesca non è, dimostrando che ancora allora c’era un po’ di confusione, confusione che non si registrava nel Veronese e che non aveva appunto il Mantegna: le sue pesche nel festone di San Zeno sono identificabilissime. Ma c’è un’altra coincidenza, che calza a pennello con la giornata e la presentazione odierna: Andrea Mantegna aveva sposato nel 1453, qualche anno dopo aver concluso la celeberrima pala veronese, Nicolosia, che era figlia di Jacopo Bellini, e dunque sorella di Gentile e Giovanni Bellini, al cui nome il grande Giuseppe Cipriani, il padre del dottor Arrigo, e fondatore dell’Harry’s Bar, legò il suo celebre cocktail, visto che in quell’anno, 1948, a Venezia c’era una mostra dedicata a Giovanni Bellini e la leggenda vuole che proprio una tonalità particolare di colore rosato della tonaca di un santo ritratto dal pittore ispirò Giuseppe Cipriani nella creazione di questo drink composto da Champagne, polpa di pesca bianca e un tocco di puré di lamponi che serve a conferirgli appunto il suo tipico lieve colore rosato; sottolineo, come anche i lamponi figurano nei festoni della Pala di San Zeno e dunque fece benissimo Giuseppe Cipriani a pensare al Bellini e, indirettamente, a suo cognato Andrea Mantegna per creare, anche lui un’opera d’arte, un aperitivo destinato a dirci nella sua apparente semplicità quanto conti, nell’enogastronomia, saper rispettare i sapori originali e rispettare le materie prime, esaltandole. Altrettanto fanno benissimo i nostri amici veronesi a citare le pesche del Mantegna per dirci che dietro a un prodotto di grande qualità, come la pesca bianca veronese, c’è una grande storia e anche tanta fatica da parte dei produttori, perché il disciplinare della pesca veronese è particolarmente e giustamente rigido, tato da ammettere solo le forme di allevamento definite ‘a vaso basso veronese’ e a ‘Y trasversale’, che sono tradizionali della zona del veronese e garantiscono la corretta insolazione e arieggiamento, nonché l’inerbimento controllato decisivo per migliorare l’equilibrio idrico e la fertilità del terreno, con una funzione anche fitopatologica non marginale. Non sono particolari da poco: abbiamo bisogno di tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente e della storia dei luoghi: se per secoli un certo frutto, una verdura, un seminativo, è stato coltivato in un determinato modo, un motivo ci sarà pure, e se tra i motivi c’è il rispetto della natura e delle risorse irriproducibili, ben vengano i disciplinari rigidi che sanno guardare alla storia e che ci insegnano a rispettare madre natura e a dare, nel contempo, prodotti eccelsi, dei quali non dobbiamo dimenticare l’importanza, soprattutto in momenti come gli attuali quando il maltempo ha determinato gravissimi danni alle culture nella nostra regione: vada in questo momento un pensiero di sincera solidarietà a quanti in pochi minuti di violenta grandinata hanno visto distrutti anni ed anni di lavoro”.
Il consigliere regionale Filippo Rigo (Lega- LV) ha voluto fortemente presentare a palazzo Ferro Fini “il ritorno del riconoscimento IGP per la Pesca di Verona, di cui sono molto orgoglioso, da veronese. Dopo anni difficili, la Pesca di Verona ha recuperato il riconoscimento IGP grazie alla lungimiranza di Coldiretti che ha deciso di puntare su questo prodotto che racchiude la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra identità. Sono particolarmente felice di celebrare oggi la Pesca di Verona in questo momento storico complicato, con il maltempo delle ultime settimane che ha messo in ginocchio le nostre aziende agricole e quindi moltissime famiglie: a loro esprimiamo tutta la nostra vicinanza e ringrazio il Presidente Zaia per aver chiesto tempestivamente al Governo lo stato di calamità. La mia viva gratitudine va al dottor Arrigo Cipriani che con il suo Bellini è ambasciatore in tutto il Mondo della Pesca di Verona, ma anche dell’enogastronomia e della cultura veneta”.
Marina Montedoro, Direttore Coldiretti Veneto, ha esternato “grande soddisfazione per celebrare oggi a palazzo Ferro Fini la rinascita della Pesca di Verona IGP, grazie a un Gruppo di lavoro che ha visto in prima linea Coldiretti Verona e che ha coinvolto i nostri produttori, consentendoci di ridare una identità alla Pesca. Dobbiamo sostenere l’intera ortofrutta veneta che costituisce lo zoccolo duro della nostra agricoltura. Dobbiamo investire su questo settore e in particolare sul bacino veronese, dove la pesca ha sempre avuto una importanza strategica e deve continuare ad averla: siamo chiamati a valorizzarla in modo adeguato. E siamo onorati della presenza di Arrigo Cipriani, il patron dell’Harry’s Bar di Venezia, che porta nel mondo il nome dell’Italia e del Made in Italy: per i suoi famosi Bellini utilizza proprio la pesca! Il nostro impegno è quello di promuovere ancora di più questa nostra eccellenza che ci lega al territorio”. Il Direttore di Coldiretti Veneto ha anche ringraziato “la Regione del Veneto che è stata molto vicina ai nostri produttori chiedendo lo stato di calamità all’indomani del maltempo che ha duramente colpito le aziende agricole del territorio”.
Stefano Faedo, Presidente dell’associazione ‘Ortofrutta veneta’, ha sottolineato che la Pesca di Verona IGP è un prodotto fortemente legato al territorio di provenienza: dobbiamo comunicare in modo efficace le nostre eccellenze e l’associazione ‘Ortofrutta Veneta’, assieme a Coldiretti, in questi ultimi anni ha avviato diversi Tavoli di lavoro dedicati, incentrati non solo sulla Pesca, dove siamo riusciti a riportare a casa il riconoscimento IGP, ma anche su altri prodotti di grande qualità, come la mela, la ciliegia e l’asparago, nei confronti dei quali continua il nostro impegno per ottenere il marchio IGP, perché hanno una storicità alle spalle. Dobbiamo legare al territorio i valori storici rappresentativi della nostra Provincia e della nostra Regione. Ricordo che per avere il riconoscimento IGP un prodotto deve avere la storicità che lo lega a un nome da difendere e poi seguire determinati percorsi finalizzati ad acquisire tutti i requisiti necessari”.
Il dottor Arrigo Cipriani ha ricordato “le origini del Bellini, che all’inizio era fatto con lo Champagne, mentre ora si utilizza il Prosecco, ma sempre con la Pesca, 50 grammi. Nei nostri 27 ristoranti, che in media ogni giorno fanno 300 coperti ciascuno, almeno 200 clienti chiedono il Bellini”.
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