“Gli amici del pallone”, il linguaggio universale di un calcio che unisce e insegna
31 Agosto 2023 17:12
C’è un luogo in cui i destini si incontrano, seguendo il suono di un pallone che rotola: un luogo in cui le vite convergono, l’inizio di una danza emozionante, dove le grida di gioia si intrecciano con il riso più sincero e la stretta delle mani si trasforma in un patto eterno.
Sui campi da calcio dell’infanzia e dell’adolescenza, nei quali si insegue la chimera di un prato perfettamente verde e tosato e dove le reti sono spesso costruite con oggetti di fortuna, si scorge maestosa la metafora della vita. Il microcosmo del rettangolo verde racchiude in sé il nucleo di tanti tra i valori più importanti: la lealtà, l’amicizia, il gioco di squadra, la determinazione e anche un pizzico di abilità nell’immaginazione. In questo luogo gli amici sono i veri protagonisti che giocano la loro partita nel grande stadio dell’esistenza.
Questa atmosfera intrisa di magia vive tra le pagine di “Gli amici del pallone” (Gruppo Albatros il Filo), il secondo capitolo della trilogia di Roberto Giani dedicata al gioco del calcio. Nel suo libro, l’amatissimo sport diventa un pretesto per raccontare l’importanza dell’amicizia durante il percorso di crescita. I tre protagonisti che abbiamo già conosciuto nel primo capitolo della trilogia, “L’amico pallone”, sono adesso già praticamente adolescenti.
L’amicizia e lo sport rappresentano strumenti di trasformazione, i quali guidano i giovani protagonisti ad affrontare le quotidiane sfide personali e sociali. Attraverso le loro esperienze l’autore dipinge un ritratto autentico e coinvolgente di come la socializzazione e la pratica sportiva possano contribuire a ottenere un cambiamento positivo nei più giovani: mentre il gruppo di amici si impegna nelle partite di calcio, si condividono il divertimento e le esperienze comuni, ma si impara anche l’importanza della negoziazione e della gestione delle piccole situazioni di conflitto. È in particolare il calcio, per l’importanza e la connotazione che ha nella cultura sportiva italiana, a rivelarsi una terapia inaspettata, un veicolo per superare sfide fisiche e mentali. All’interno della competizione calcistica, si trova una finestra per liberare le tensioni, sfogare le emozioni e guadagnare fiducia in sé stessi.
Roberto Giani inserisce, nel suo libro, non soltanto la propria passione per il gioco del calcio, ma anche una serie di esperienze reali e vissute in prima persona, dalle quali hanno germogliato le vicende dei suoi protagonisti. È dall’esperienza diretta che prendono vita Luca, Marco e Matteo, lasciando emergere un racconto in cui il pallone diventa più di un semplice oggetto, ma metafora vera e concreta della vita. Al di là delle partite e delle competizioni, il calcio racchiude in sé prima tra tutte l’idea di squadra. Se nella vita quotidiana siamo parte di una rete di relazioni, il calcio ci insegna che il successo e il progresso possono essere raggiunti solo attraverso la collaborazione e la comunicazione. Sul campo da calcio ogni giocatore contribuisce con il proprio talento e abilità, creando insieme un’armonia di movimenti coordinati. Allo stesso modo nella vita, riuscire a lavorare insieme, rispettando le diversità e abbracciando le capacità individuali, può portare a risultati sorprendenti.
Il calcio insegna soprattutto ai più giovani il valore della perseveranza: le partite possono essere lunghe e impegnative, con momenti in cui sembra che tutto sia difficile o perduto. Tuttavia, attraverso l’impegno costante, la determinazione e la volontà di non arrendersi possono cambiare il destino e ribaltare le sorti anche del match più duro e disperato.
Per Roberto Giani diventa fondamentale prendere a modello il gioco del calcio per i più giovani, al fine di raccontare quanto questo abbia un ruolo fondamentale nella costruzione della coscienza e della consapevolezza della persona, non soltanto da un punto di vista sportivo, ma anche e soprattutto civile ed etico. Non a caso la sua trilogia si svolge in un tempo in cui ancora la tecnologia non aveva preso il sopravvento nella nostra quotidianità, ma in cui ogni pomeriggio le strade e i parchi si riempivano di bambini e ragazzi desiderosi di socializzare e di imparare le regole della vita direttamente sul campo.
Il potere magico del pallone da calcio è la sua forza accentratrice: basta che rotoli in strada o su una piazza perché sciami di ragazzini si uniscano per formare un unico grande gruppo, non importa se da lì a poco le squadre si divideranno e si affronteranno con energia, sognando la vittoria. Il calcio unisce le solitudini e cancella le differenze, contano soltanto l’impegno e la voglia di divertirsi, mettendosi alla prova.
Il luogo in cui si svolge anche questo secondo capitolo del romanzo è sempre l’oratorio, che ha rappresentato e rappresenta tutt’ora uno spazio di aggregazione e amicizia importantissimo. Considerato come un ambiente protetto e sicuro, è infatti la migliore palestra per i più giovani che iniziano a fare i conti per la prima volta con la ricerca della libertà e della propria autonomia. Si assapora tra queste pagine l’ingresso dell’età adulta grazie alla fiducia che il sacerdote dell’oratorio ripone nei suoi giovani calciatori, permettendo loro di partecipare al torneo serale, oltre a tutta l’emozione che questa occasione comporta: l’agitazione delle prime volte, gli spalti gremiti di spettatori pronti ad applaudire e incitare i propri beniamini. Altro elemento di profondo interesse è l’opportunità, per i protagonisti del racconto, di gareggiare contro la squadra dei “veterani”, persone adulte e un po’ appesantite dagli acciacchi che però, forti della loro esperienza, saranno di fondamentale importanza per portare un buon esempio di sportività e correttezza, per divertirsi senza farsi male.
Di grande valore è l’abilità dell’autore di raccontare non per eventi, ma peremozioni: con brevi pennellate riesce infatti a dipingere quadri evocativi, offrendo ai suoi lettori un’esperienza di lettura immersiva. Il profumo inconfondibile del cuoio screpolato del pallone misto a terra e fili d’erba riempie le narici, racconta la felicità semplice di chi non teme di sporcarsi o di sbucciarsi le ginocchia, pur di correre a perdifiato verso la porta avversaria. Sono sensazioni che per i nati prima degli anni ’80 sono di sicuro vivissime nel ricordo e che anche oggi, in un tempo in cui il virtuale occupa una larga fetta dell’intrattenimento dei più giovani, può essere riscoperto in tutta la sua bellezza.
Nel cuore di questi racconti intrisi di passione e nostalgia, emerge un richiamo potente alla scoperta e alla riscoperta di sé, là dove le anime si fondono nell’energia vitale di un pallone in movimento. “Gli amici del pallone” non è soltanto un libro che celebra il gioco del calcio, ma un inno alla gioventù e all’amicizia, forgiato nella magia dei campi da calcio dell’infanzia. Qui ogni calcio scagliato e ogni sorriso condiviso diventano mattoni di un percorso di crescita, dove la squadra è un’espressione tangibile della collaborazione e della perseveranza, qualità che trasformano le sfide in trionfi. Tra spalti gremiti e partite serrate emerge il messaggio più profondo: il calcio è un linguaggio universale che supera confini e differenze, che unisce gli intenti in un tempo sempre più diviso e frammentato. Nei libri di Roberto Giani, il pallone non è solo un oggetto inanimato, ma il cuore pulsante di un’amicizia in grado di durare una vita intera.
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