“Viviana”, la storia di una donna che non teme di sfidare il costume del suo tempo
31 Agosto 2023 17:10
Nel tempo, il ruolo delle donne nella letteratura ha subito notevoli cambiamenti, riflettendo nelle storie narrate il ritratto di una società in evoluzione.
Se infatti in passato la letteratura relegava le protagoniste femminili a ruoli secondari e stereotipati, ridotte spesso a fragili creature che aspettano speranzose di essere tratte in salvo, alcuni scrittori e scrittrici hanno scelto di restituire alle donne una dimensione di autodeterminazione, con risultati affascinanti e di grande valore.
Tuttavia, questa nuova rappresentazione delle protagoniste femminili non è stata priva di controversie. Mentre molte donne vedevano in queste figure dei modelli di forza e indipendenza ai quali ispirarsi, tante altre le ritenevano piuttosto troppo individualiste, o che rispecchiassero ancora degli ideali del tutto irrealistici. Allo stesso modo, alcuni uomini potevano sentirsi minacciati dall’emergere di protagoniste così assertive, vedendo venire meno il primato nel ruolo che da sempre avevano ricoperto.
Viste di cattivo occhio, tormentate dalle dicerie e dalle malelingue, bersagliate dalle sgradite attenzioni di uomini madidi di brutalità, queste eroine hanno dovuto combattere il doppio per essere rappresentate e apprezzate, ma il risultato, proprio come avviene nel nuovo romanzo di Alfredo Guarino, è sorprendentemente efficace.
“Viviana”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, è l’ultima fatica letteraria di uno scrittore che si è già presentato al pubblico dei lettori come autore di poesia, racconti e opere di narrativa. La sensibilità della sua penna si concentra in particolare su temi sentimentali e amorosi, i quali si intrecciano a un piacere per descrizioni miniaturistiche e a convincenti suggestioni sensoriali. La trama ci spinge in un’epoca passata, nella pianura veneto-friulana, a percorrere le gesta di una donna che, con le sue scelte controverse e in netto contrasto con il suo tempo, affascina e attira l’attenzione di chi la circonda.
La vita di Viviana, inizialmente destinata alla vita monastica all’interno dell’austero ordine delle clarisse colettine, prende una piega inaspettata quando decide di intraprendere un cammino diverso. Da cameriera in una locanda a protagonista di un’avventura dal sapore esotico, è lei il fulcro, il cuore pulsante di questa narrazione.
Il convento è la culla in cui Viviana cresce e si forma come donna: un’esistenza di rinunce e austerità, di duro lavoro e preghiera, nel quale l’unico punto di fuga sembrano essere i racconti di una consorella dal passato oscuro. Sono le gesta cavalleresche di Orlando e del Campeador a rapire la sua attenzione, proiettandola al di fuori della vita del convento, lì dove tutto è possibile e la fantasia e l’immaginazione ricoprono con un velo la durezza della realtà. È in seguito alla sua decisione di lasciare il convento, ma di vivere ugualmente “la fede nella società, cercando di comportarsi da brava cristiana” che Viviana approda al Gran Cagnan, la locanda alla quale era stata chiamata per offrire il suo aiuto in cucina e con i clienti.
Non è la prima volta in cui Alfredo Guarino dirige la sua curiosità sui cibi e sulle pietanze tipici dell’Italia nord-orientale, indugiando con gusto sulle preparazioni, sugli ingredienti e sulle tradizioni più saporose. Guarino si dimostra un abile ritrattista della cucina, raccontando attraverso i profumi e i sapori un legame tra il passato e il presente, una catena che lega le generazioni e le unisce attorno al tavolo. Risotti, formaggi, salumi e carni di ogni sorta prendono vita attraverso le appassionate descrizioni dell’autore, evocando non solo le pietanze, ma anche l’atmosfera conviviale delle tavole venete. Questa inclinazione al racconto culinario diventa una sorta di firma di Guarino, la cui cura nei dettagli e l’attenzione all’autenticità dei piatti dimostrano il suo interesse per la cultura enogastronomica della regione. Il legame tra cibo e narrazione non solo aggiunge profondità alla storia, ma offre ai lettori un’esperienza sensoriale completa, dove le parole e i sapori si fondono in un’armoniosa danza.
Sarà proprio in quella locanda, in cui Viviana lavora attirando su di sé gli sguardi sognanti e famelici dei tanti avventori, che avverrà l’incontro che cambierà drasticamente la sua vita. Un uomo giunto da lontano, rimasto folgorato dalla grazia della giovane, le propone di unirsi alla corte del Sultano, il padishah che governa l’Impero Ottomano, per diventare la sua concubina. Se sceglierà di ricoprire questo ruolo per almeno tre anni si aprirà davanti a lei una vita di agi e lusso, di servitori e abiti di splendida fattura, di ricchezza e addirittura di influenza politica e culturale, se riuscirà a entrare nelle grazie del sovrano. Splendide sono le pagine che Guarino dedica al dubbio di Viviana, incerta sulla possibilità di lasciare tutto ciò che conosce – le sue abitudini, la sua terra, persino la religione alla quale è profondamente legata e che, accettando, potrebbe professare unicamente in segreto – per partire alla volta di una terra a lei del tutto aliena. Nella sua mente si affollano le immagini dipinte dai racconti della suora della sua infanzia, colei che con la veemenza delle parole trasportava le giovani novizie tra le strade di Parigi. Quel sogno di emancipazione e libertà assoluta la rapisce come in un incantesimo, al punto da scegliere di mettere da parte ogni moralismo e di seguire il Sultano unendosi al suo harem.
Viviana si distingue per la sua sete di libertà e di avventura, colma del desiderio ardente di percorrere il proprio cammino e conoscere luoghi che fino a quel momento aveva soltanto sognato o immaginato. L’audacia quasi sfrontata di Viviana non è tuttavia priva di sfide o difficoltà. Durante il viaggio e la permanenza in Medio Oriente incontrerà ostacoli che metteranno a dura prova la sua tempra, dovrà prendere decisioni difficili. Rimanere fedeli a sé stessa diventerà l’ostacolo più grande, soprattutto quando sulla sua strada incontra inaspettatamente l’amore.
“Viviana” è un’opera opulenta, profondamente sfaccettata, un viaggio narrativo che si avvale dell’ottima abilità di Guarino nel maneggiare le parole. I suoi brevissimi capitoli sembrano quadretti che richiamano talvolta un tenue acquerello parigino, altre i colori accesi della corte del Sultano, altre ancora il verde ruvido e acceso dell’alto Veneto. Il risultato è una commistione di atmosfere e richiami, di sensazioni e profumi direttamente accessibili ai sensi. “Viviana” è un romanzo che parla di luoghi e territori, di nutrimenti del corpo e dello spirito, di incontri e sogni che non hanno paura di diventare realtà. Le sfumature linguistiche e i riferimenti letterari si fondono in un romanzo che cattura l’immaginazione e tocca i sensi, dimostrando che la forza della scrittura può rendere omaggio al passato, pur rimanendo sorprendentemente moderna.
Un finale inatteso sarà la giusta conclusione di una vicenda tanto articolata ed entusiasmante, offrendo finalmente alla protagonista l’opportunità di vivere quella serenità che aveva sempre sognato. “Viviana” non può che lasciare un’impronta indelebile nella mente dei lettori, celebrando un’esistenza multiforme che non smette mai di stupire.
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