“Eterea creatura”, un viaggio tra poesia, cultura e impegno sociale
31 Ottobre 2023 14:57
Un canto, un abbraccio impalpabile, una melodia che risuona e della quale non serve intercettare l’origine: la poesia è un linguaggio che include infiniti modi di comunicare, dalle armonie agli sguardi, dai non detti ai colori.
Per dare vita a componimenti in grado di evocare questo insieme di sensazioni ed emozioni è importante saperla comprendere e padroneggiare, guidare la parola affinché costruisca mondi e stati d’animo. L’autrice Rosetta Santaluce, che già ci aveva permesso di scrutare il suo universo poetico tra le pagine della prima silloge “Harmonia”, torna adesso con una nuova raccolta, aggiungendo un tassello alla sua opera limpida, curata con attenzione, cesellata fino al più piccolo dettaglio.
“Eterea Creatura”, pubblicata per il Gruppo Albatros il Filo, è un’opera che coniuga la grande cultura dell’autrice con il suo desiderio di condivisione, un dono di ricchezza e bellezza per il quale l’autrice si è spesa per tutta la vita. Insegnante di italiano e latino per vocazione, Rosetta Santaluce non smette di studiare e di accrescere il proprio bagaglio culturale nemmeno quando le viene assegnata la cattedra di ruolo. Assetata di conoscenza e profondamente incuriosita dalle dinamiche storiche e sociali, frequenta la Scuola di Partito alle Frattacchie e milita attivamente in Rifondazione Comunista e nel PCI. Adesso, ormai in pensione, si dedica alla revisione e alla pubblicazione dei testi – prevalentemente – poetici scritti nel corso della sua vita e continua a partecipare a convegni nazionali in linea con i suoi interessi culturali e politici.
Sono chiare le capacità stilistiche e lessicali dell’autrice: le parole sono scelte con cura e attenzione, il verso è sublimato affinché in poche strofe possano svelarsi mondi e situazioni di ogni genere, nella parola si riscopre la passione di creare e di spingersi oltre i confini del reale. Lo sguardo è infatti rivolto non solo al presente, ma anche verso un futuro imperscrutabile, che si può soltanto immaginare. Le liriche più attuali sono spesso dirompenti, tanto intense da costringere ad aprire gli occhi sulla realtà e da spingere il lettore a farsi parte attiva del suo tempo, senza tirarsi indietro.
Compongono la silloge dieci sezioni, tanto diverse tra loro, quanto intimamente legate da uno stile che le rende riconoscibili, evidentemente frutto di una unica anima ricca e prismatica, la quale non dà mai nulla per scontato. I temi sono tra i più variegati: passano dalle ispirazioni più tradizionali per i poeti, come la natura e le stagioni, per poi offrire un manifesto della propria ispirazione poetica; poi i componimenti si immergono nelle profondità della psiche, analizzandola da vicino con una confidenza quasi spiazzante, riemergendo poi in un’attualità spesso terribile e dura da accogliere. Santaluce si sofferma anche sulle tradizioni storiche e culturali e sull’osservazione a tratti ironica della contemporaneità, mostrando grande complessità di pensiero e fluidità artistica.
Per raccontare l’attenzione alle tematiche più attuali di Rosetta Santaluce potremmo citare “Contronatura”, componimento che appartiene alla sezione “Poesie sull’ambiente e il paesaggio”. Si può osare, in questi versi, un parallelismo con la forza dirompente dell’omonima canzone di Caparezza: sia il componimento poetico che la canzone denunciano infatti la violazione della natura, le brutture umane che hanno cambiato i connotati di paesaggi un tempo straordinari e che sono stati invece vilipesi dall’avidità degli uomini: “Di Gea le terre vengono violate, / rose o inquinate, son vite negate. / Una biosfera dalle arie grigiastre / steppa sovrasta un dì colta o silvestre. / Treni e tratte ferrate son tagliate: / “Multinazional siamo e ciò vogliamo”. / Son piazze e strade intasate e inquinate”. La denuncia dell’autrice si rivolge a un capitalismo il più delle volte spietato, incapace di prendersi cura del bene dell’individuo e dell’ambiente, ma pronto a radere al suolo la propria stessa madre Terra, sacrificandola sull’altare di un profitto cieco e sconsiderato.
Si coglie nella scelta delle parole una spiccata musicalità, nel modo in cui il verso si piega e si adatta alla volontà espressiva dell’autrice. la scelta di far prevalere il sonetto nei suoi componimenti non costringe l’autrice all’interno di uno schema metrico vetusto e ormai desueto, al contrario, mostra come la tradizione che ha visto eccellere i grandi poeti del passato possa essere profondamente attuale anche quando si trattano argomenti che raccontano la contemporaneità. In certi altri componimenti, invece, l’autrice sceglie una rima alternata, che le restituisce una nuova libertà per i racconti poetici di più ampio respiro, mentre si rifugia nella brevità assoluta nei componimenti in cui è l’incisività a restituire maggiore potenza a quanto narrato. Prendiamo come esempio della rima alternata “La rondine è tornata”, poesia che appartiene alla prima sezione dal titolo “Le stagioni”: “La rondine è tornata, / e di bianco, e di rosa / maculata. Volata / giù, per la valle ombrosa, / si è ormai acclimatata. / Cinguettare spess’osa, / specie se accompagnata, / diviene melodiosa / l’aria, sì allietata. / Già il nido, operosa, / edificato ha. Nata / covata pigolosa, / viene spesso imbeccata. / La rondine è bramosa / di insetti per nidiata. / Quanto sia faticosa / la vita che ci è data, / anche dall’operosa / rondine è prova data”.
Per assaporare la brevità incisiva dell’autrice possiamo riprendere invece “I no-vax”, un componimento dal sapore fortemente ironico che appartiene alla sezione “Corto poesia”. Il racconto dell’autrice giunge a compimento, in questo caso, nell’accostamento di appena tre verbi: “Si assembrarono, / poi brindarono, / si ammalarono”. La sapienza dell’autrice si rivela qui non solo in grado di operare una critica sociale esplicita, seppur mai aspra, ma anche di sintetizzare in uno spazio brevissimo una parabola che spesso abbiamo visto ripetersi nel periodo più stringente della pandemia da Covid-19.
La poesia di Rosetta Santaluce riesce a stupire, oltre che per la vastità degli argomenti trattati e degli stili utilizzati, anche per la capacità di affrontare un esercizio di bravura non indifferente, componendo una delle sue poesie interamente in latino. Nella sezione “La Guerra”, che più di tutte appare drammaticamente attuale, a causa delle tragedie che stanno macchiando di sangue il nostro presente, l’autrice sceglie di operare la sua denuncia in una lingua immortale, madre della maggior parte delle lingue europee. In “Putinis bellum horribile fratricidium est”, Rosetta Santaluce fa riferimento al conflitto che ha visto l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la quale verrà poi ripresa in lingua italiana anche nel componimento successivo, dal titolo “La guerra di Putin”. Molto più che uno sfoggio di cultura, dunque, ma una scelta quasi politica che rende davvero universale il messaggio di denuncia che l’autrice ha scelto di lanciare.
Ci si domanda, alla luce di questa commistione di stili e di temi trattati, talvolta con durezza, altre volte con dolcezza o ironia, come possa tutto ciò essere sintetizzato da un titolo tanto immaginifico e intangibile, quale è “Eterea creatura”. Il riferimento dell’autrice è presto detto, reso esplicito in uno dei componimenti situati nel cuore della raccolta: il titolo richiama infatti la poesia stessa, ribadendo il ruolo politico e sociale di un’arte che in tempi recenti è stata relegata unicamente al racconto delle emozioni, slegandola dal presente. Rosetta Santaluce ribadisce invece l’ampiezza dello strumento poetico, la sua efficacia potente e sempre attuale. Una poesia, quella raccolta in “Eterea creatura”, da scoprire e assaporare per lasciarsi stupire, una pagina dopo l’altra.
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