Giorno del Ricordo: bilancio 30 anni legge veneta sul recupero patrimonio culturale serenissima
21 Febbraio 2024 14:59
A trent’anni dall’approvazione della legge 15 del 1994 per il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale della Repubblica Serenissima in Istria e Dalmazia l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Veneto ha fatto il punto su significato ed esiti di un provvedimento lungimirante che ha tenuto viva la memoria dell’italianità del Quarnaro e della costa dalmata e ha anticipato di un decennio l’istituzione del Giorno del Ricordo, dedicato al dramma degli esuli giuliani, istriani e dalmati e alle travagliate vicende del confine orientale. A tracciare il bilancio della legge 15 del 7 aprile 1994 è stato il convegno a palazzo Ferro Fini al quale hanno partecipato lo storico Davide Rossi, docente all’Università di Trieste, figlio di esuli e rappresentante ella Federazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati, l’ex consigliere regionale e assessore Ettore Beggiato, promotore della legge del 1994, Luigi Zanin, dirigente regionale del settore Tutela del patrimonio veneto nel Mediterraneo e rappresentanti delle Associazioni degli esuli, invitati dal presidente del Consiglio veneto Roberto Ciambetti a ripercorrere la storia delle politiche di particolare attenzione all’altra sponda adriatica che caratterizza la Regione Veneto fin dai suoi primi anni di attività. “La proposta di legge dell’allora assessore Ettore Beggiato, nata a cinque anni dalla caduta del muro di Berlino, fu innovativa e geniale – ha affermato il presidente del Consiglio Roberto Ciambetti – perchè rispondeva al bisogno di ristabilire una verità storica, a lungo negata, e di preservare l’identità veneta della macroregione veneziana che andava da Bergamo a Creta, una sorta di Commonwealth veneto, che la caduta della Serenissima e la restaurazione austroungarica avevano disperso”. Nel ripercorrere le ricorrenti ‘pulizie etniche’ che hanno interessato l’area istriana e balcanica, Ciambetti ha reso memoria alla tragedia delle foibe e onore al “sacrificio degli esuli istriani, fiumani e dalmati, autentici capri espiatori della sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale”. Per Ciambetti la legge veneta a tutela del patrimonio culturale della Serenissima e la legge nazionale che vent’anni fa ha istituito il Giorno del Ricordo sono quindi legate da un unico filo, il ripristino della verità storica. “Il Giorno del ricordo è il giorno della verità sulla tragedia delle foibe e sullo sradicamento della presenza italiana dalle terre oggi slovene e croate, così come la legge di Beggiato – ha messo in relazione il presidente del Consiglio – ci ricorda che culture, lingue e fedi diverse avevano convissuto in pace sotto l’egida della Serenissima e che convivenza e solidarietà tra le due sponde adriatiche oggi sono possibili, come dimostrano gemellaggi, programmi di cooperazione trasnfrontaliera e il lavoro comune tra associazioni degli esuli e le comunità italiane istriane e fiumane”.
“Partendo dal basso, grazie all’appoggio delle comunità degli esuli e delle minoranze italiane nell’allora ex Jugoslavia – ha ricordato il ‘padre’ della legge, Ettore Beggiato
– siamo riusciti a coinvolgere uomini e donne di buona volontà che avevano a cuore le sorti di Istria e Dalmazia. Non sono mancate le resistenze, nazionali e locali, alla nostra legge. Ma tutti gli interventi realizzati, dal recupero del Leone di Zara alla difesa della toponomastica veneta, hanno avuto una ricaduta importante nel riannodare i fili della storia”.
“Parlare di questi argomenti trent’anni fa era davvero difficile – ha sottolineato lo storico Davide Rossi – La ‘legge Beggiato’ rappresenta un tassello che ha cementificato la storia del confine orientale e ha anticipato il lavoro di ricerca storica e di ricostruzione della memoria di vicende dimenticate. Ha creato un ponte, ha riaperto il dialogo con le comunità dell’altra sponda dell’Adriatico, dando avvio ad un percorso di collaborazione con sloveni e croati”. Per il ‘tagliando’ dei trent’anni – ha auspicato lo studioso – servirebbe una ricognizione dettagliata sui tanti progetti realizzati, dalla memorialistica al restauro di palazzi, mura, chiese e dei luoghi fondamentali della cultura locale. “L’elemento veneziano è il vero collante dei territori adriatici che si distendono attorno al ‘golfo di Venezia’ – ha ricordato Rossi – come testimoniano la lingua istroveneta, i gemellaggi tra comuni veneti e comuni istriani, il comune paesaggio culturale di queste comunità”.
Il sito istituzionale della Regione del Veneto – evidenzia il dirigente regionale Luigi Zanin – sta già pubblicando la banca dati sui progetti realizzati; non solo restauri, ma anche ricerche storiche, pubblicazione di fonti, progetti nelle scuole per i più giovani, iniziative in sinergia con altri progetti statali e comunitari.
Italia Giacca, esule istriana e coordinatrice nazionale dell’Associazione Venezia Giulia Istria e Dalmazia, riassume il senso della riflessione comune, a nome degli esuli: “Memori di tutta la sofferenza che abbiamo subito e del trauma dello sradicamento dalle proprie origini, ora guardiamo avanti: Italia, Slovenia e Croazia sono tutte sotto il medesimo vessillo europeo. Un segno che ci dà motivo di pensare positivamente al futuro”.
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