«Sono necessari sostegni reali alle famiglie per far aumentare davvero i consumi»
26 Marzo 2024 06:00
Dossier di Confesercenti, Samuelli: «Per la tenuta socioeconomica serve intervenire sui profitti delle multinazionali e sostenere le microimprese»
“Commercio e consumi. Tra crescita nominale e decrescita reale”. Questo il titolo del dossier realizzato da Confesercenti con la collaborazione di Cer che offre un importante spaccato riguardo allo stato dei consumi ed alla situazione delle imprese nei vari territori.
«Un primo dato sul quale riflettere – interviene Fabrizio Samuelli, direttore di Confesercenti Piacenza – è quello legato, come anticipa il titolo della ricerca, alla differenza tra valore della crescita nominale e quella reale dei consumi. Si conferma infatti che solamente il persistente aumento dei prezzi (legato all’inflazione) porta ad un aumento in termini assoluti, mentre a livello reale il valore è in pratica nullo attestandosi su un +1% per il 2024 sull’anno precedente».
Il dossier infatti stima per le famiglie italiane un aumento, per la spesa media annuale, di 1.302 euro rispetto al 2023 (+3,9%). In termini reali però (quindi senza tenere conto della spinta inflattiva) l’aumento si riduce ad un valore di poco inferiore ai 300 euro (percentualmente 1%). In questo contesto la nostra regione ed il nostro territorio in prospettiva presentano i dati più incoraggianti all’interno del contesto generale.
«La ricerca – prosegue Samuelli – permette una analisi dettagliata anche dei vari settori, andando a sezionare i consumi. Ad esempio tra i tanti dati si nota che quelli alimentari nel periodo 2019-2023 a livello nominale presentano un aumento di quasi il 13% però con valore reale che ha subito una contrazione dell’8%. Mentre il settore del turismo (quindi alloggio e ristorazione) offre un aumento nominale che sfiora il 15% con un reale di fatto invariato. Valore che conferma come questo sia un ambito di fondamentale importanza per il nostro PIL ma che al contempo riesce a tenere».
Altro elemento sul quale riflettere è quello legato al cosiddetto potere di acquisto delle famiglie italiane. La ricerca in tal senso risulta essere oltremodo esplicativa. Infatti nel periodo 2019-2023 a fronte di un aumento di oltre cinquemila euro del valore medio nominale le famiglie hanno potuto contare su un valore reale in negativo (pari ad un meno 0,7%).
«È questa una sfida fondamentale – continua Samuelli -. Senza ulteriori azioni di sostegno alla famiglie non potranno aumentare in modo significativo i consumi».
Il dossier ha toccato anche altri due temi molto delicati per il settore. Da un lato infatti si conferma il trend degli ultimi anni sulla variazione delle ditte attive nel commercio (meno 56 mila in quattro anni) legato anche alla ridotta natalità di nuove imprese (meno 20% dal 2019 al 2023). Dall’altro la variazione delle quote di mercato tra piccoli negozi di vicinato, grande distribuzione ed e-commerce. Con un continuo travaso di quote di mercato verso le forme non tradizionali di vendita sia in ambito alimentare che non alimentare.
«La ricerca – conclude Samuelli – ci restituisce dati veramente molto dettagliati e significativi. Innovazione, tecnologia e modernizzazione non si possono fermare. Tutto però si può e si deve governare anche per evitare una sempre più evidente migrazione delle ricchezze dai territori ai grandi gruppi ed alle grandi piattaforme internazionali. La web tax è un primo segnale ma assolutamente insufficiente, occorre il coraggio di obbligare anche le multinazionali ad un pagamento equo di imposte sui profitti realizzati. Contestualmente andando a ridurre peso fiscale e burocrazia per le micro piccole imprese del commercio. Interventi ed azioni che non possono più attendere perché se forse prima gli esercizi di vicinato erano troppi, oggi, a seguito delle tante norme sulla liberalizzazione, rischiano veramente di essere troppo pochi. Un serio pericolo per la tenuta socio economica delle nostre città».
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