Campus Cultura al Politecnico: arte e passione passano dallo storytelling
24 Luglio 2024 19:00
Una bella serata di inizio estate, il Chiostro di Caserma Neve del Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano che si trasforma in una suggestiva sala teatrale a cielo aperto, la storia di Raffaello ad affascinare il pubblico. Sul palco Francesco Lenzini, architetto di Reggio Emilia, docente al Politecnico.
Partiamo da questo ruolo, ibrido e interessante. Il professor Lenzini insegna progettazione architettonica e racconta storie di maestri dell’arte.
«Credo che queste due mie attività siano molto interconnesse. In entrambe si estrinseca la necessità di comunicare e trasmettere la conoscenza agli altri. Un bisogno primordiale che nell’insegnamento e nella divulgazione trova uno spazio di espressione privilegiato».
Lo storytelling sembra imporsi sempre più come mezzo di diffusione di contenuti culturali.
«Succede perché le persone hanno spesso bisogno di un innesco emotivo per poter meglio accedere ai contenuti culturali. Raccontare una storia personale, come abbiamo fatto al Politecnico, rende più semplice e immediata la trasmissione di contenuti densi che altrimenti possono allontanare un pubblico non specializzato».
Anche per i giovani studenti?
«Fa sempre molto piacere vederli tra il pubblico. Dare loro la possibilità di assistere e frequentare eventi non strettamente didattici è fondamentale e mostra la duttilità del Corso di Studi in Architettura: un percorso non solo qualificante da un punto di vista tecnico ma anche culturale in senso più aperto ed esteso».
Lo spettacolo dedicato a Raffaello è stato uno dei momenti più significativi del programma di Campus Cultura che ha l’ambizione di aprire gli spazi del Politecnico a linguaggi e forme espressive diverse e non accademiche.
«Ritengo fondamentale la contaminazione delle sfere culturali e giudico molto positivamente questa esperienza di Campus Cultura: è una sorta di rivendicazione alla libertà di espressione che deve rappresentare un valore aggiunto per la nostra Scuola».
Le sue storie, Francesco Lenzini, non si esauriscono però con Raffaello.
«Assolutamente no. Quest’estate metto in scena, nel Chiostro grande di San Pietro a Reggio Emilia, gli spettacoli dedicati a Vincent Van Gogh e ad Alda Merini. E spero di tornare presto a Piacenza».
Alla scoperta dell’architettura locale con il “tour” piacentino
Un grande evento sportivo internazionale come occasione per riscoprire frammenti dell’architettura della città. Ovviamente, in un percorso da fare sui pedali.
Il Politecnico di Milano, attraverso il brand di Campus Cultura, ha interpretato la storica tappa piacentina del Tour de France in una chiave del tutta nuova: accompagnando un centinaio di persone in bicicletta (tutti rigorosamente in maglia gialla), lungo un percorso di 10 km, con tappe che corrispondono ad architetture identitarie, dietro cui ci sono storie artistiche e sociali da raccontare.
A guidarlo Stefano Stabilini, docente di urbanistica al Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano, che racconta: «La città spesso dimentica alcuni piccoli e grandi capolavori della propria storia. Accompagnare studenti e cittadini curiosi per riallacciare questi fili è stata un’esperienza straordinaria. Che ha trasmesso a tutti il senso stesso della città come costruzione in cui si sedimentano esperienze diverse».
Punto di partenza e di arrivo di questo originale percorso, il Campus Arata, una delle sedi del Politenico: «Non solo uno straordinario esempio di rigenerazione urbana – continua il professor Stabilini -. I Padiglioni del Campus sono dedicati a figure importanti dell’architettura e dell’ingegneria piacentine: Bacciocchi, Nicelli, Arata, tra gli altri. Sono nomi che tutta la comunità politecnica conosce bene. Grazie all’ArchiTour abbiamo riempito di significati questa consuetudine, visitando opere realizzate da questi importanti autori».
Pronta la prossima edizione: parla della “città che cambia”
È passato solo un anno dal primo evento del programma di Campus Cultura. Quello che inizialmente sembrava un obiettivo ambizioso ma lontano (portare la città all’interno dell’Università e viceversa) è diventato un fatto acquisito.
Segno che qualcosa sta cambiando, che il terreno della contaminazione e dello scambio è pronto a germogliare.
Il varco dell’ex macello non è più un elemento divisivo, bensì un invito al passaggio, alla scoperta e alla condivisione di un mondo di spazi, culture ed eventi per troppo tempo relegati al solo pubblico universitario.
Le iniziative dell’ultimo anno arricchiscono di significati un processo di riqualificazione iniziato qualche decennio fa, che ha trovato nell’istituzione del Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano un punto nodale del rinnovamento urbano piacentino.
La prossima stagione
La “città che cambia”, non a caso, sarà il tema di fondo che animerà la prossima stagione di eventi, dopo la pausa estiva. Le sedi del Campus Arata e della Caserma della Neve ospiteranno un ricco calendario di talk, mostre, installazioni, proiezioni, concerti, performance, visite, immagini e parole in omaggio ai primi 25 anni di Politecnico a Piacenza. Un legame sempre più solido che alimenta il clima di fermento culturale con la “città che pensa e che legge”, con la città che produce e consuma cultura.
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