“Colpo su colpo”, la poesia per guarire e liberarsi dal dolore
31 Luglio 2024 12:50
Per tradizione o per sentire comune, la poesia viene percepita come l’espressione più elevata e raffinata dell’anima, che ha la capacità di sorvolare la realtà quotidiana e condurre il lettore in mondi eterei e sublimi. Tuttavia, questa visione romantica della poesia rappresenta soltanto una delle sue molteplici declinazioni. Essa può essere anche uno strumento potente e brutale, capace di veicolare le emozioni più crude e drammatiche, portando alla luce il dolore, la sofferenza e la rabbia i n tutta la loro intensità.
In “Colpo su colpo”, la nuova raccolta poetica di Alessandra Greco, pubblicata per il
Gruppo Albatros il Filo, la poesia diventa un mezzo per affrontare e superare i propri traumi, trasformando il linguaggio in un’arma di catarsi e liberazione. I componimenti di Greco non si limitano a descrivere il dolore in modo astratto e distaccato, ma lo vivono e lo trasmettono in maniera diretta e tangibile. I suoi versi sono intrisi di lacrime e sangue, evocano immagini che colpiscono il lettore con un ritmo incessante – colpo su colpo, per l’appunto – con la forza di un pugno nello stomaco. Non una violenza gratuita, a un passo necessario per esorcizzare il dolore e muovere i primi passi nel processo verso la guarigione.
La giovane autrice leccese, classe 1996, ha già mostrato il suo talento poetico con la pubblicazione della silloge “Quello che si poteva”, un’opera che le ha permesso di raggiungere la finale in diversi premi letterari. Con “Colpo su colpo” i suoi versi si fanno
più sapienti e consapevoli, frutto di una nuova maturità propensa a sperimentazioni più introspettive.
“Colpo su colpo” si distingue per una struttura che alterna poesie a brevi racconti
: è come se, alla rincorsa febbrile del verso, si alternassero momenti di quiete, nei quali il lettore può riprendere fiato, senza tuttavia abbassare mai la guardia. Le poesie di Greco sono intense e concise, spesso costituite da versi brevi che colpiscono come fendenti. Le prose, invece, permettono di immergersi in profondità nell’abisso emotivo che pervade la raccolta, completando in maniera efficace l’esperienza del lettore.
Il paesaggio emotivo di Alessandra Greco si presenta denso e tumultuoso: emergono infatti come temi principali il dolore, l’odio, il rancore e la desolazione. Sono emozioni che si manifestano in varie forme, fino a diventare totalizzanti. Il dolore è fisico, emotivo, psicologico, Greco lo descrive con precisione chirurgica, facendoci sentire ogni fitta, ogni ferita. È attraversando il dolore che l’autrice trova, nella poesia, un modo per
trasformarlo in altro, per esprimerlo pienamente e condurlo fuori da sé. Uno degli esperimenti più interessanti in tal senso è “Dieci anni fa”, un componimento che unisce entrambi i linguaggi in un intrigante gioco di prospettive, quasi a sancire un rituale di iniziazione all’arte di Calliope: “Dieci anni fa / ero meno di niente. / Ho dovuto compiere il rito: / la scrittura. / Ho dovuto incidere / con forza / sulla carta / (sulla carne) / tutta la mia potenza, / il dolore, / la speranza. / E sono tornata / persona. / Scrivo con un pennarello nero su di un foglio bianco la frase “magna est veritas et prebalebit”. Mi ferisco il braccio sinistro con un taglierino da cartoleria (sono seduta su di uno sgabello davanti ad un tavolino di legno) e lascio che il sangue sporchi il foglio. Dopo un paio di minuti mi alzo, mostro il foglio al pubblico e recito la poesia “10 anni fa”.
Nelle poesie di Alessandra Greco, l’odio non viene mai mascherato o edulcorato. Non esistono mezze misure, il sentimento viene sempre vissuto fino in fondo, quasi sempre con dolore, altre volte con rassegnata desolazione. Non è mai un’emozione distruttiva, quanto più una risposta alla sofferenza e all’ingiustizia, alla delusione inflitta da coloro dei quali riteneva di potersi fidare. Questo odio è spesso rivolto verso sé stessa, verso le sue fragilità e debolezze, altre volte ancora è talmente cerebrale da spegnersi in petto, al punto che, come leggiamo in “Donnaccia”: “…Amo tutti / e scordo / solo me; / tutto quanto vi ho annusato. / E non vi odio, / non mi riesce proprio: / vi vorrei come nemici / e invece non vi odio”.
È la delusione, forse, il tema più intimo e personale della raccolta. È il risultato di speranze tradite, di sogni infranti, di aspettative non realizzate. Essa spegne la luce della speranza, svuota una volta per tutte il vaso di Pandora affinché nulla più possa rimanere a illuminare l’oblio dell’esistenza. Rimane un senso di vuoto, di abbandono e di solitudine pervasiva. Uno spazio che però diventa per l’autrice il luogo sicuro del confronto con sé stessa, alla ricerca di quella forza che le permette di andare avanti.
Nei suoi racconti, sembra che Alessandra Greco recuperi la dimensione più legata all’infanzia, coperta tuttavia da una spessa coltre di polvere, che rende inquietante ogni “C’era una volta”. Sono storie sospese di cui sarà il lettore a immaginare i protagonisti e larga parte dei contesti. Bastano pochi accenni, una quantità essenziale di dettagli perché il lettore si immerga in una storia dove sin dalle prime righe si nota una nota stonata, angosciante, che suonerà il suo tono più grave soltanto alla fine del racconto:
“Inciampare” ne è forse l’esempio più evidente. In “Testimonianza”, invece, l’autrice sfiora il tema dei disturbi alimentari, senza però mai nominarlo. L’atmosfera che si crea è asfissiante e si muove su un duplice piano di empatia: la sua assenza, da parte della Dottoressa di cui parla l’autrice, e la sua sollecitazione, nei confronti del lettore.
La speranza che ancora resiste nell’autrice rimane l’amore: la possibilità di abbandonarsi ad esso, non importa quanto possa essere doloroso. Nell’amore si trovano rifugio e conforto, riparo e ascolto, nonostante le lacrime e il sangue versati fino a qualche istante prima. È la dolcezza disarmante che pervade “Piano”, e che lascia emergere un aspetto perfettamente in linea con la poetica dell’autrice, ma con una sfumatura inedita: “Se vuoi ferirmi / colpisci forte / e annegami nel mio stesso sangue. / Ma se vuoi baciarmi, / amore mio, / fai piano, / per favore, / fai piano”.
“Colpo su colpo” è un’opera che sfida le convenzioni della poesia tradizionale, offrendoci una visione cruda e autentica delle emozioni più oscure che albergano in fondo all’anima. È allo stesso tempo uno strumento di catarsi, che non vuole soccombere alle emozioni ma che, al contrario, è intenzionato ad espellerle con dolore, in un movimento maieutico perfettamente orchestrato. Lo stile esplicito e diretto di Greco è capace di colpire e stordire il lettore, lasciandogli addosso i segni delle emozioni vissute. La sua poesia è un urlo di disperazione e un grido di battaglia, una continua lotta per affrontare la vita colpo su colpo, trasformando le proprie fragilità in un’armatura splendente. Con i suoi versi e le sue prose, l’autrice ci permette di guardare in faccia le nostre emozioni più profonde e dolorose, per provare a farci pace. È un viaggio emotivo intenso e potente, che lascia al lettore gli strumenti per scoprire in sé una nuova consapevolezza per resistere e rinascere. In “Colpo su colpo” risiede tutta la cruda bellezza della poesia, capace di colpire e accarezzare allo stesso tempo, di ferire e guarire, di portarci fino in fondo alle nostre emozioni per poi condurci verso una nuova luce.
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