Consiglio veneto, approvato il regolamento che disciplina la pesca nel lago di Garda
31 Luglio 2024 17:37
L’assemblea legislativa veneta ha dato oggi il proprio via libera, con 36 voti favorevoli e 8 astenuti, alla proposta di regolamento n. 1 d’iniziativa della Giunta regionale per la tutela della fauna ittica e per la disciplina della pesca nelle acque del Lago di Garda, relatore il presidente della Terza commissione Marco Andreoli (Lega-LV), correlatore il portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni.
Come ricordato dal relatore, la disciplina delle acque del lago di Garda è separata rispetto alle altre acque regionali e affidata a un regolamento adottato dalla Regione del Veneto, sentite la Regione Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento, ovvero il Regolamento 12 agosto 2013, n. 2, approvato dal Consiglio, che si occupa dell’attività di pesca, sia sportiva che professionale, nella sponda veneta del Garda e nel fiume Mincio – e i suoi canali – dall’imbocco con il lago al ponte della ferrovia Milano – Venezia. Il Regolamento stabilisce: tipi e orari di pesca; periodi di divieto, lunghezze minime del pescato, limitazione di catture; attrezzi e modi consentiti per la pesca dilettantistica e professionale, le esche e le pasture consentite; la disciplina delle gare e manifestazioni di pesca sportiva. Il lago di Garda, peraltro, ospita specie di particolare interesse per l’attività di pesca e dal punto di vista conservazionistico: tra le prime spiccano Coregone lavarello, Agone e Pesce persico, mentre tra le specie che necessitano di tutela sono da evidenziare il Carpione del Garda e l’Alborella. A tal proposito, i cambiamenti climatici hanno comportato modifiche nei periodi riproduttivi di alcune specie, da cui nasce la necessità di aggiornare la disciplina. Tra le novità introdotte, il concetto di sostenibilità ambientale della pesca professionale, che indirizza la Regione ad assicurare il cd. sforzo massimo di pesca accettabile, con appositi strumenti di pianificazione e criteri che tengono conto, tra l’altro, del numero medio di pescatori attivi, oltre a prevedere un registro dei pescatori professionisti autorizzati. Il Regolamento, inoltre, interviene sui periodi di divieto e le lunghezze minime, contenuti in una specifica tabella. In particolare, è stato modificato il periodo di divieto di pesca del Coregone lavarello, prima previsto dal 15 novembre al 15 gennaio, e ora posticipato dal 1’ dicembre al 31 gennaio. Una disciplina analoga è stata prevista per l’Agone e le altre specie, con periodi di divieto diversi e con modificazioni delle dimensioni dei pesci. Altre disposizioni sono destinate a limitare il numero di esemplari catturabili dal pescatore dilettante sportivo per giornata di pesca e specificano che il pescatore dilettante può catturare e trattenere al massimo 5 chilogrammi di pesca al giorno, ad esclusione del Siluro, ai fini del contenimento di questa specie alloctona invasiva che minaccia la biodiversità della fauna lacustre. Uno specifico articolo prevede – a seguito del Protocollo d’Intesa tra la Regione del Veneto, la Regione Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento, sottoscritto l’11 luglio 2019 – l’istituzione di un Tavolo tecnico di coordinamento con il compito di monitorare l’applicazione del regolamento e formulare proposte per una ottimizzazione della gestione ittica e della pesca nelle acque del lago di Garda. Alcuni aspetti di dettaglio, esplicativi del contenuto del nuovo regolamento, sono stati ulteriormente sviluppati anche dall’assessore Cristiano Corazzari in conclusione della discussione generale.
Il correlatore ha sottolineato l’utilità del Tavolo tecnico di coordinamento (tema affrontato anche dalla vicepresidente del Consiglio regionale Francesca Zottis, del Partito Democratico) “A condizione che non rimanga virtuale, tenuto conto del momento di grande crisi che sta vivendo il settore della pesca professionale nel lago di Garda; i pescatori sono infatti testimoni di un’ecatombe e riportano una diminuzione del pescato, nel corso dei primi sei mesi di quest’anno, tra il 70 e il 90% rispetto al 2023: da anni le alborelle sono rarissime, sono vietati il carpione e l’anguilla, il carpione – specie unica al mondo – è a rischio estinzione, le anguille sono vietate dal 2011, è stata sospesa la semina dei coregoni. Manca inoltre un’azione di reale contrasto al fenomeno del bracconaggio, e a tal proposito è auspicabile dotare di risorse l’Ispettorato alla pesca, che da ottobre del 2019 sotto la diretta responsabilità della Regione. È stato presentato in Senato il disegno di legge n. 316 per il contrasto al bracconaggio nelle acque interne, ma ha contenuti modesti rispetto all’emergenza che è rilevata nel lago di Garda. Il Ministero della difesa ha attivato un fondo antibracconaggio ittico, con dotazione modesta, che però può essere alimentato dalle regioni e sollecito in questo senso l’assessore a finanziare questa misura. Altro aspetto è legato all’attività di ripopolamento del lago, tenuto conto che la pesca non è frutto di un’attività naturale di ripopolamento, ma dell’equilibrio tra ciò che viene immesso e ciò che viene prelevato. Il lago di Garda è un ecosistema delicatissimo: lo sforzo di aggiornamento non dà tutte le risposte necessarie. Il lago sta vivendo un periodo di forte crisi e serve agire con determinazione per non compromettere uno degli ambienti più delicati della nostra regione”, considerazione, quest’ultima, sulla quale si è soffermato anche il consigliere di Europa Verde Renzo Masolo, mentre il consigliere ed ex assessore di comparto Giuseppe Pan, nel rilevare come le modifiche regolamentari fossero attese da tempo e frutto di una lunga concertazione con i colleghi lombardi e trentini, ha sottolineato come “Anche sul lago di Garda sono in atto trasformazioni ecologiche dovute al cambiamento climatico che consiglierebbero di calmierare le licenze di pesca al fine di garantire la sopravvivenza dell’ecosistema del lago di Garda”, temi ripresi anche dal consigliere Joe Formaggio (FdI), con particolare riferimento critico al concetto di cambiamento climatico, mentre il consigliere Alberto Bozza (Forza Italia) ha auspicato il riconoscimento di specie come il lavarello “Quali specie parautoctone, in considerazione della loro importanza per la pesca nel Garda e il plurisecolare acclimatamento nelle acque, senza aver mai arrecato danno alla fauna e alla flora del lago” e ha proposto due ordini del giorno (il primo finalizzato a impegnare la Giunta regionale affinché venga esteso dal 2025 il periodo di divieto della pesca nel lago di Garda della Carpa e della Tinca; il secondo, affinché l’esecutivo avvii iniziative relativamente ad alcune modifiche formali e ai requisiti di rilascio della licenza di pesca professionale) che hanno ricevuto il via libera dell’assemblea, così come gli ordini del giorno del correlatore Lorenzoni, che impegna la Giunta ad adottare sistemi di registrazione dei pescatori professionisti del lago e del pescato che siano controllabili e aggiornati in tempo reale, basati sulla tecnologia digitale, e della consigliera Anna Maria Bigon (Pd) sul potenziamento delle misure di prevenzione del bracconaggio.
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