“Il ruscello verticale”, un viaggio poetico tra spiritualità e razionalità
31 Luglio 2024 09:38
Visibile e invisibile, concreto e immaginario, razionale e spirituale: il confine tra le dimensioni antitetiche del nostro modo di percepire il reale è spesso sfocato, mai lineare. Un ruscello, che per definizione scorre orizzontalmente, seguendo le leggi della gravità, può cambiare orientamento e scorrere in verticale, lì dove la natura cede al simbolo e apre un varco verso una dimensione altra, un reame dove le leggi fisiche e metafisiche si incontrano e si confondono. Il ruscello verticale, immagine metaforica scelta dal poeta Giuseppe Simionato entro la quale si raccoglie la sua riflessione poetica, è tropo della vita e, in senso più ampio, della condizione umana. Un ruscello scorre verso un corso d’acqua più grande, e in questo movimento incessante troviamo la
rappresentazione della nostra esistenza, sempre in movimento verso il suo destino finale. Ma la verticalità introduce una rottura nel flusso naturale, un’irruzione del trascendente nel quotidiano. È un richiamo alla presenza di Dio nell’esperienza umana
, alla possibilità di redenzione, all’apertura verso l’infinito. La verticalità è il miracolo che sfida la linearità del tempo, trasfigurando l’istante che fugge in un eterno presente.
“Il ruscello verticale” è il titolo della prima raccolta di poesie di Giuseppe Simionato
, pubblicata per il Gruppo Albatros il Filo. Il giovane autore veneto, sviluppatore di software laureato in Fisica, con la sua sensibilità poetica fonde scienza e arte, razionalità e lirismo. I suoi versi segnano un itinerario tra le esperienze spirituali e filosofiche maturate nel corso della vita: attraverso la poesia riesce infatti a permeare i temi più ambiziosi della riflessione collettiva, dalla morte alla sofferenza, dalla
redenzione alla gioia. Simionato riprende il simbolo del ruscello dall’opera “Le due vie del pellegrino” di C. S. Lewis, il quale rappresenta un punto, nel corso della vita, che costringe l’uomo ad attraversarlo o a tornare indietro. Nell’introduzione autografa all’opera, Simionato rende esplicito che l’evento evocato dal ruscello non sia casuale, ma ben specifico: esso rappresenta, infatti, la morte.
Le poesie di “Ruscello Verticale” sono intrise di una spiritualità che non si traduce in una accettazione passiva, ma in un dialogo continuo e travagliato con l’Assoluto. La presenza divina nel mondo è una costante nei versi di Simionato: Dio non è inteso come una figura distante e astratta, ma un’entità che irrompe nella vita quotidiana e trasforma ogni momento in un’opportunità di incontro e meditazione. La dimensione sacrale della vita emerge nella semplicità dei gesti quotidiani, nella bellezza in continua trasformazione della natura, nella profondità di un silenzio di contemplazione. Seppure la fede attraversi dubbi e incertezze, è il filo conduttore che guida l’autore nel suo continuo divenire, che si nutre di domande e di una ricerca incessante.
Ad accogliere il lettore nel viaggio poetico in trentadue componimenti di Simionato, è la poesia “Il ruscello”: “Scorre, scorre/ La vita / La morte / Verso di noi / E chi può negare / Di averla incontrata / Di aver avuto paura / Che l’ora fosse, la fine / Distendi le braccia, accogli / Questo ruscello che vuole attraversare / La tua vita, chiama cambiamento / Sei arrivato qui, sei felice? […] Quando verrà l’ultima traversata / Quando il ruscello sarà quello vero / Mi chiamerai per nome / Ed io risponderò / Io risponderò? / Si, io risponderò / Perché avrò capito che il ruscello / È solo la morte e la morte / È solo un ruscello.” Nel riprendere ed esplicitare il nucleo tematico dell’intera opera, che sarà poi declinato in molteplici sfumature nelle poesie successive, l’autore invita il proprio interlocutore a non avere paura, ad approcciarsi alle domande di fronte alle quali l’uomo non può rimanere indifferente. Il riferimento alla vita e alla morte è una chiamata alla
consapevolezza, a vivere ogni istante in maniera piena e mai passiva. Negli ultimi versi, l’autore ridimensiona la paura della morte, presentandola come un elemento naturale, parte integrante del ciclo della vita. Come il ruscello, la morte è solo un passaggio, una tappa necessaria per raggiungere una nuova forma di esistenza.
Degna di una menzione particolare è la poesia “Verticale”, un calligramma la cui struttura forma la sagoma di una clessidra. Ancora una volta, Simionato sfrutta il simbolo non soltanto come espediente, ma come rappresentazione del flusso temporale che governa le nostre vite. L’inizio della poesia racconta la presa di consapevolezza dell’individuo riguardo al tempo, la quale, però, scorre unicamente nella direzione orizzontale. Il verso centrale segna un punto di rottura nella poesia e rappresenta un momento di trasformazione radicale: “tu hai spezzato la clessidra della mia vita”. La dimensione spirituale spezza la clessidra e con essa l’idea di un tempo che scorre in modo prevedibile e lineare: è un gesto che cambia tutto, perché da quel momento in poi “nulla può / scorrere come prima”. Il finale, con la sua affermazione di gratitudine, chiude il cerchio con un tratto nuovamente disteso. Il tempo, ormai, non può essere più considerato come un nemico che ci consuma, ma come una serie infinita di opportunità per esplorare l’abisso e il cielo che albergano dentro di noi.
La filosofia dell’autore emerge chiaramente dalle sue poesie. La sua visione è profondamente influenzata dalla
spiritualità cristiana
, dove ogni evento della vita si trasforma nell’opportunità per un incontro con il divino, ma d’altra parte è anche la sua formazione scientifica ad arricchirne gli spunti di riflessione, a renderli puntuali. Le poesie offrono una doppia prospettiva sull’esistenza umana, che appare al contempo tragica e redentiva, una condizione che l’autore esplora attraverso il prisma della memoria e dell’oblio. Nella sua poetica la memoria è vista come un’ancora che ci lega al passato, che permette di riscoprire e rivalutare esperienze e sentimenti ormai perduti, ma al contempo non ignora il potere distruttivo del tempo, che tutto cancella e tramuta in polvere. Questo dualismo crea una tensione costante nei suoi componimenti, una lotta tra il desiderio di preservare il passato e l’inevitabilità del cambiamento.
Con uno stile variegato, frutto di un lavoro di cesello che impreziosisce la pura ispirazione, Simionato ha la capacità di evocare immagini potenti con un linguaggio apparentemente semplice. Le sue poesie non seguono una metrica rigida, ma giocano con la struttura e il ritmo per creare effetti emotivi di grande impatto. La disposizione del verso, alle volte più tradizionale, altre più sperimentale (a “Verticale” si aggiunga anche il calligramma “L’abisso”), permette al lettore di percepire il flusso dei pensieri e delle emozioni in modo immediato e di forte impatto. L’uso della metafora è uno degli strumenti più potenti dello stile di Simionato. Il ruscello, la clessidra, le tre tende, gli strati del corpo e tante altre, sono immagini che Simionato utilizza per esplorare i temi più complessi, scinderli e poi comprenderli.
La musicalità gioca un ruolo importante nella costruzione del verso, la quale conferisce ai suoi testi una qualità quasi incantatoria, che cattura il lettore e lo trasporta nel mondo poetico dell’autore. L’utilizzo dell’immagine, nelle illustrazioni che arricchiscono il libro, completa inoltre l’immersione emotiva nelle atmosfere della silloge: scene autunnali e piovose, acquerellate, a rappresentare una
malinconia dolce e meditativa.
La poetica di Giuseppe Simionato apre un varco verso dimensioni spirituali e filosofiche profonde, in cui l’immanente e il trascendente si intrecciano e tracciano
una nuova direzione d’esistenza. È un richiamo a non temere il cambiamento e la fine, ma riconoscerli come tappe necessarie di un percorso più ampio e misterioso. Vale la pena lasciarsi trasportare dalla corrente di questi versi, dove la vita e la morte sono “solo un ruscello” e ogni poesia è una finestra aperta sull’infinito.
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