“Il serpente invisibile”, L’intimo e toccante viaggio nel dolore e nella perdita
30 Agosto 2024 13:40
“Il serpente invisibile”, scritto da Francesco Scopesi e pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, è un’opera autobiografica che si distingue per la sua profondità emotiva e introspezione psicologica, esplorando con grande delicatezza il tema del
dolore e della perdita e soffermandosi sui sentimenti complessi che emergono nel fronteggiare la tragedia più straziante che si possa presentare a un genitore: la perdita di suo figlio.
L’opera si apre dolorosamente: il protagonista e narratore, lo stesso Francesco Scopesi, racconta il momento in cui si trova davanti all’obitorio dell’ospedale San Martino di Genova, per affrontare la morte di Niccolò, appena ventunenne, causata da un incidente in moto. Questa esperienza traumatica diventa il punto di partenza di un viaggio interiore che lo porterà a confrontarsi con le proprie emozioni più profonde e nascoste, incarnate nel simbolo del serpente invisibile: la sofferenza che striscia dentro di noi,
invisibile agli altri, ma costantemente presente, nascosta e vigile come uno spietato predatore.
La descrizione dettagliata dell’ambiente e dell’emotività dei personaggi, che poi altro non sono che persone veramente esistenti (Francesco, autore e protagonista, sua moglie Raffaella, Lorenzo, loro figlio, fratello di Niccolò, e molti altri, centrali o marginali nella narrazione), contribuiscono a creare un’atmosfera opprimente e vividamente reale. L’obitorio, descritto come un luogo desolato e lugubre, diventa il simbolo della morte non solo fisica ma anche spirituale, un luogo dove le speranze svaniscono e dove la disperazione, incolmabile e vorace, prende il sopravvento: il senso di angoscia che permea il romanzo viene accentuato dalle immagini finemente elaborate dalla penna di Francesco Scopesi, dalle sue metafore e le riflessioni che arricchiscono la narrazione: “La piazzetta desolata, a parte qualche macchina dei fortunati ai quali è stato consentito l’accesso, ospita solo carri funebri allineati come enormi trichechi dormienti che, girata la chiave di accensione, prendono vita per trasportare chi la vita non ce l’ha più”.
Il tema della perdita e del lutto è esplorato con toccante intensità, raccontato dalle parole di chi tristemente ha subito una così profonda disgrazia: quella vita che gli è stata portata via, una vita che considerava anche sua, che scomparendo ha lasciato un vuoto inimmaginabile nel suo cuore: una ferita infetta, sempre dolente, incapace di rimarginarsi; un “buco nero” dove ogni gioia viene inghiottita per sempre; o meglio: un serpente invisibile, avvinghiato al suo petto fin dall’infanzia, cresciuto con lui, nutrendosi delle piccole paure e delle insicurezze; un’ombra celata ai suoi occhi ma sempre presente, divenuta insaziabile quando ha assaggiato la sofferenza del suo lutto.
“Il serpente ha sempre sete di dolore, e il suo banchetto preferito è laggiù, nella Galleria degli Angeli. Da quando Nicolò è entrato nel loculo buio, ogni giorno andiamo a offrire al bastardo il nostro dolore”, racconta l’autore: “Oggi la moto che sfreccia, il rumore del motore che sale di giri, il cambio marcia repentino e l’inclinazione del telaio per zigzagare fra le macchine sono tutte coltellate al cuore, diventano sussulti del mio animo incapace di respingere l’onda di dolore che si scatena. Sono cibo per il mio serpente”.
Il serpente non è soltanto una metafora della pena, di un male subdolo e profondo che si manifesta nei momenti più inaspettati, ma rappresenta anche la fragilità umana e la lotta interna che ognuno deve affrontare per trovare un equilibrio tra la sofferenza e la serenità.
Francesco Scopesi racconta un intimo viaggio nel cuore del lutto, dove il dolore si annida silenzioso e affamato: il suo linguaggio evocativo, allegorico e ricco di toccanti spunti di riflessione, si avvale di parole che sembrano scelte dall’autore ognuna con la massima cura, perché ogni frase rispecchia l’intensità emotiva dell’opera senza mai fallire in questo intento, trascinando il lettore nel cuore della narrazione e facendogli provare sulla sua pelle la rabbia e la disperazione di Francesco e di sua moglie. L’autore riesce a trasmettere la natura inafferrabile e sfuggente della sofferenza, che spesso si nasconde dietro la routine quotidiana per poi emergere con forza disarmante e inaspettata.
“Il serpente invisibile” esplora la complessità delle relazioni umane, in particolare quella tra il protagonista e sua moglie Raffaella: il loro rapporto è descritto come un connubio di amore e sostegno reciproco, ma anche di conflitti e incomprensioni. Nonostante le difficoltà, il loro legame è un punto di forza per entrambi, un faro di stabilità in un mare di emozioni turbolente, dove il passato e il presente si intrecciano, rivelando come le esperienze dell’infanzia e dell’adolescenza abbiano plasmato il carattere di Francesco e il suo modo di affrontare la vita. “È un’esistenza di condivisione, la nostra, che dura da quarant’anni… Fin da subito abbiamo capito come sostenerci a vicenda. Dove mancavo io, arrivavi tu e viceversa… È bellissimo sapere che possiamo contare l’uno sull’altro. Sempre… Il serpente, che ancora non riconoscevo, mi pizzicava, piano piano. Aspettava qualcosa di più grande per squarciarmi, e l’ha avuto”.
La struttura narrativa è lineare, ma arricchita da flashback che offrono scorci sul passato del protagonista, momenti di introspezione fondamentali per capire come il dolore abbia avvolto le sue spire attorno alla sua vita e come abbia influenzato profondamente ogni sua scelta. Gli episodi dell’infanzia, in particolare, mettono in luce il rapporto conflittuale con la figura paterna, un uomo severo e autoritario, e la rigidità dell’educazione ricevuta, che ha contribuito a far emergere il serpente, nutritosi dei suoi timori, dei dubbi e delle insicurezze, crescendo con lui fino a diventare inestirpabile, irrimediabilmente avviluppato al suo petto. Mai sazio e indomabile, tanto da risultare impossibile da controllare: questo momento di resa segna un punto di svolta nella vita di Francesco, una presa di coscienza della propria vulnerabilità e della necessità di
affrontare il dolore piuttosto che cercare di sfuggirgli.
Un romanzo intenso e profondamente umano, che esplora con grande sensibilità temi universali come la perdita e la lotta interna per trovare un senso alla propria esistenza. La scrittura di Francesco Scopesi è capace di toccare corde profonde nell’animo del lettore e di ricordargli che fronteggiare la sofferenza, per quanto profonda e devastante possa essere, è l’unica via per cercare di superarla. “Il serpente invisibile” offre una testimonianza cruda della disperazione che accompagna chi piange un così tragico lutto, permeata da una continua riflessione sull’assenza e sull’impossibilità di colmare il vuoto lasciato dalla perdita. Mostra come la vita, dopo un dolore così devastante, diventi un susseguirsi di momenti segnati dal ricordo e dalla mancanza. Il testo si snoda attraverso il lutto vissuto quotidianamente, esplorando la difficile convivenza con una pena che non si supera, ma che si impara soltanto a portare con sé.
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