“Incantesimo di sangue. Il sortilegio”, un’avventura tra magia ancestrale e segreti inconfessabili
28 Settembre 2024 14:57
Bandon è una piccola cittadina dell’Oregon in cui il tempo sembra essersi fermato: tutti si conoscono, si raccontano sempre le stesse storie, nessuno si aspetta che qualcosa possa cambiare. Eppure, in una sera d’inverno, l’aria sembra diversa. Non è il freddo pungente o il cielo plumbeo, ma qualcosa che Kat non riesce a spiegare, come se
una forza invisibile la spingesse verso un destino sconosciuto. Da quel momento, nulla sarà più come prima.
“Incantesimo di sangue. Il Sortilegio”, esordio fantasy per il Gruppo Albatros il Filo
della giovane autrice Arianna Scuderoni, è il primo tassello di un puzzle narrativo che ci porta dentro un mondo di magia, segreti e sortilegi, di cui Kat è la protagonista. La sua vita viene stravolta dall’arrivo di Bastian Black, un nome, il suo, che suona già come un presagio. Non si sa chi sia, da dove venga o cosa voglia, ma la sua presenza è un catalizzatore, un richiamo a forze che dormivano da troppo tempo. Bastian trascina Kat in un universo di squarci temporali, incantesimi e antiche maledizioni, ma soprattutto la porta a Villa Whisper, una dimora che, più che essere un luogo, sembra uno stato d’animo.
Intrappolata nella villa insieme a un’altra prigioniera, Kat è costretta a confrontarsi con
i segreti della famiglia Black e con una maledizione che affonda le sue radici in un tradimento familiare antico di generazioni, che puzza di polvere, sangue e peccati mai confessati. La famiglia Black, con Bastian come volto di questa stirpe antica, custodisce segreti che vanno oltre la comprensione umana, e Kat, risucchiata in questo vortice di eventi, scopre che la sua stessa esistenza è parte del mistero.
Arianna Scuderoni non si limita a raccontare una storia. Le sue parole costruiscono un mondo, ma lo fanno con una sapienza che è propria di chi sa usare i dettagli come fili di un arazzo. La sua scrittura si nutre di un immaginario gotico, dove la magia è veicolo di scoperte interiori e, spesso, di terribili verità. Scuderoni possiede una prosa densa di dettagli, capace di dare vita a paesaggi e ambientazioni che non si limitano a fare da sfondo, ma acquisiscono all’interno della narrazione una personalità che sembra farli vivere. I luoghi che descrive – primo tra tutti Villa Whisper – pulsano di un’energia propria, quasi soprannaturale, che influenza gli eventi e il destino dei protagonisti. La costruzione dei personaggi e della loro sfera emotiva è uno dei punti focali della prosa di Scuderoni. Le tante scene di dialogo sono cariche di tensione emotiva, così che ogni parola, ogni gesto, sia parte di un gioco di potere e vulnerabilità
che si svolge tra i personaggi. Attraverso di essi l’autrice ci permette di ascoltare la voce di personaggi reali, vivi: la tensione narrativa è infatti sempre bilanciata con una certa introspezione psicologica che non viene mai meno. E forse è proprio qui che l’autrice mostra al meglio la sua abilità: costruire personaggi che, pur trovandosi in situazioni straordinarie, restano profondamente umani.
Il linguaggio utilizzato da Scuderoni è evocativo, con descrizioni che tendono a coinvolgere tutti i sensi del lettore: l’odore del mare che circonda Bandon, i suoni inquietanti della villa, i tocchi leggeri ma pericolosi della magia. La ricchezza degli spazi descrittivi non intacca il ritmo narrativo, che al contrario rimane fluido, senza mai appesantirsi. Le riflessioni si alternano a colpi di scena che accelerano il ritmo della narrazione, fino a momenti di azione al cardiopalma, dove la tensione cresce fino quasi a esplodere.
Colpisce la scelta stilistica di Scuderoni per la caratterizzazione dei personaggi
: nessuno, in particolar modo la protagonista, viene descritto fisicamente, ma si lascia che sia il lettore a riempire i vuoti, a proiettare su di lei parte di sé stesso. Questa assenza di dettagli fisici crea un legame empatico più forte, quasi a suggerire che ciò che conta davvero non è cosa vediamo, ma cosa sentiamo, cosa viviamo. Kat diventa così una sorta di specchio per chi legge, un tramite attraverso cui esplorare paure e speranze. E, come in ogni storia gotica che si rispetti, il destino è una presenza palpabile. Non c’è fuga dal destino, sembra dire il romanzo. Ogni scelta, ogni passo sembra già deciso, come se una forza superiore guidasse i personaggi verso il loro inevitabile finale. Al ruolo del destino si intreccia un’eredità familiare che attinge alla tradizione mitologica. Bastian Black incarna il peso di questa eredità, una condanna che non può essere evitata, non importa quanto a fondo si provi a cambiare il corso degli eventi. In questo contesto, le scoperte di Kat su sé stessa e sulle sue origini sconvolgono completamente la sua percezione della realtà e la costringono a confrontarsi con la propria identità in modi che mai avrebbe immaginato.
Non meno complicato è il rapporto con l’amore, sempre vissuto in un alone di mistero e ambiguità, di passione e paura. Il legame tra Kat e Bastian sarà complicato da Raphael, il fratello di lui. Se con Bastian l’amore è un campo di battaglia, un amore che si muove sempre al confine tra l’attrazione e la coercizione, con Raphael assume sfumature più sottili e mistiche, che affondano le radici in una connessione ancestrale che trascende il tempo e lo spazio. È un dualismo in cui i sentimenti dei protagonisti sono
costantemente messi alla prova da forze al di fuori dal loro controllo, ma anche uno strumento di potere: se infatti Bastian cerca di mantenere il controllo su Kat, Raphael rappresenta una via di fuga, un ritorno a sé stessa.
Arianna Scuderoni attinge a influenze culturali e letterarie che spaziano dal gotico classico al fantasy moderno: il suo immaginario è popolato da atmosfere cupe e inquietanti che ricordano le opere di Emily Brontë e Mary Shelley, ma si percepiscono anche echi shakespeariani, in particolare nella tragedia del Riccardo III – citato in apertura del romanzo – dove amore e violenza si intrecciano inesorabilmente. L’autrice mescola questo background con elementi tipici del fantasy moderno: il ruolo del sovrannaturale e la sfumatura del confine tra il bene e il male, mai nettamente tracciato, sembrano riecheggiare le atmosfere di capisaldi contemporanei come Harry Potter o Il Signore degli Anelli.
“Incantesimo di sangue. Il sortilegio” è un universo narrativo dove il confine tra reale e fantastico si dissolve tra innumerevoli colpi di scena. Tra incantesimi, giochi di potere e sconcertanti verità, il primo capitolo della saga di Arianna Scuderoni affascina e rapisce, allontanandosi dal mondo per come lo conosciamo per raccontarne al meglio le passioni e le contraddizioni. È un romanzo che si immerge nell’oscura complessità dell’umano, tra sentimenti in continua lotta tra loro e poteri da riscoprire, ma non solo: ci spinge a esplorare gli angoli più nascosti del nostro animo e ci fa riflettere su quanto siamo padroni delle nostre scelte, anche laddove il destino sembra volerci incatenare. Dopotutto, per spezzare un sortilegio, spesso bisogna affrontare l’oscurità che vive dentro di noi.
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