“Lacrime e risate”, un viaggio attraverso le emozioni tra ironia e dolore

30 Settembre 2024 16:41

“Lacrime e Risate” di Roberto Toninello, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo
è un’opera unica che mescola con abilità storie di tragedie e commedie in un insieme che rispecchia lo spettro emotivo dell’animo umano, nelle sue vette e nei suoi abissi. L’autore, attraverso una raccolta di racconti brevi, riflette su aspetti molto intimi della vita, descrivendo un viaggio nelle pieghe dell’umanità, attraverso personaggi che vivono situazioni al limite dell’assurdo, tragiche o a tratti ironiche, ma sempre legate a sentimenti profondi e universali. Ogni storia è raccontata con un tono che oscilla tra la beffa e la malinconia, e il lettore si sente coinvolto emotivamente senza essere
mai sopraffatto dal peso degli eventi narrati.

Il libro è diviso in due sezioni: la prima parte si concentra sulle tragedie, la seconda sulle commedie. Le tragedie narrate da Toninello sono tutte basate su eventi realmente accaduti, seppure con qualche licenza narrativa per arricchirne il contesto. L’autore riesce a rendere queste storie drammatiche senza scadere mai nel pietismo, ma piuttosto con un approccio disincantato, a volte quasi distaccato. Questo stile permette al lettore di riflettere senza essere travolto dalla narrazione, un equilibrio difficile da ottenere ma che Toninello riesce a mantenere con precisione millimetrica. C’è un senso di tragicità accettata, quasi come se le vicende raccontate fossero inevitabili, parte di un destino che non possiamo controllare: un esempio è la storia di Chocry e della sua lotta per salvare Francesca, la sua compagna tossicodipendente. Il racconto si snoda con semplicità, mostrando la profonda dedizione dell’uomo, il suo amore incondizionato per Francesca, eppure sembra dover terminare in una tragedia ineluttabile. Il finale aperto, dove il lettore è lasciato a immaginare il destino di Chocry, accentua la potenza emotiva della narrazione senza dover ricorrere a spiegazioni didascaliche. Le tragedie di Toninello non sono però mai fini a sé stesse. Ogni racconto sembra avere un messaggio sotteso, spesso legato alla fragilità umana e alla difficoltà di cambiare il proprio destino.

“Il tunisino la sera si posizionava sulle scale per impedirle di uscire e andarsi a fare. Lui non dormiva sulle scale. Lui vigilava sulle scale”, racconta l’autore con tono asciutto e affilato: “Saputo questo, gli altri abitanti del palazzo si erano prodigati per dare il loro contributo. Chi fornendo un cuscino, chi lasciando socchiusa la porta di casa per permettere a Chocry di usare il bagno. Gli avevano anche aperto lo sgabuzzino del piano terra. Ma lui aveva paura che, se si fosse posizionato lì, la sua Francesca potesse sfuggirgli. Meglio dormire di traverso sugli scalini. Se Francesca vuole passare dovrà scavalcarlo. E lui, se si fosse addormentato, si sarebbe svegliato”

Un elemento che merita particolare attenzione è il ruolo delle figure femminili nel libro. Molte delle storie narrate da Toninello vedono protagoniste donne che si trovano in situazioni di vulnerabilità, sia per via delle circostanze sociali, sia per condizioni psicologiche ed emotive. Nonostante le difficoltà, dimostrano sempre una resilienza che emerge soprattutto nei momenti più bui delle loro esistenze: Francesca, ad esempio, è un personaggio che rimane nella mente del lettore a lungo dopo che la sua storia è terminata. La sua lotta contro la dipendenza e il suo rapporto con Chocry, che cerca disperatamente di salvarla, sono descritti con un tocco di profonda umanità. Non c’è
mai un giudizio nei confronti di Francesca, né una condanna per le sue scelte. Toninello ci mostra la sua fragilità e la sua bellezza interiore, lasciando al lettore la possibilità di vedere oltre le apparenze. In fondo, Francesca è una figura che incarna la tragedia, ma anche la speranza, seppur flebile, di redenzione. Il suo destino appare segnato, ma nel modo in cui viene raccontato, c’è una nota di compassione.

Uno dei temi centrali della narrazione di Roberto Toninello è quello del destino e della casualità, che emerge in molte delle tragedie raccontate. L’autore sembra voler suggerire che nella vita di ciascuno di noi esistono forze incontrollabili che determinano il nostro percorso, indipendentemente dalle nostre scelte. Questo aspetto è evidente nelle storie che raccontano di guerre, come quella di Dragan, o di vite segnate da eventi traumatici, come quella del secondino Antonio, protagonista di un racconto particolarmente toccante: trascorrendo buona parte del suo tempo nel carcere in cui lavora, scandito da routine ben precise e sempre uguali, riflette spesso su quanto la sua esistenza sia simile a quella dei detenuti, evidenziando l’idea che la prigione non sia solo un luogo fisico, ma anche una condizione mentale da cui è difficile uscire.

Nella seconda parte del libro, Toninello cambia registro, introducendo commedie dal un tono decisamente più leggero. Qui l’autore si concede maggior libertà creativa, esplorando situazioni talvolta surreali con grande ironia. Queste storie sembrano una boccata d’aria fresca dopo le tragedie narrate nella prima parte, ma non per questo risultano meno profonde: anche qui, sotto la superficie, emergono riflessioni importanti
sulla vita, l’amore e l’inevitabilità del cambiamento.

Interessante è il modo in cui Toninello intreccia tragedia e commedia, creando un’area grigia in cui le due categorie si confondono. Ci sono momenti in cui, anche nelle storie più leggere, il lettore avverte una nota di tristezza o di malinconia, così come ci sono momenti nelle tragedie in cui l’ironia dell’autore sembra voler alleggerire la gravità della situazione. Questa capacità di Toninello di giocare con i toni, mantenendo sempre un sottile equilibrio tra dramma e leggerezza, è uno degli aspetti più affascinanti della sua raccolta.

Il linguaggio utilizzato è semplice e diretto, ma mai banale: Toninello sa quando utilizzare una frase incisiva per lasciare un segno nel lettore, e quando invece è il momento di lasciare che siano i fatti a parlare da soli. Ogni parola sembra essere scelta con cura,
senza mai eccedere in descrizioni superflue o artificiose. Questo rende la lettura estremamente fluida e coinvolgente, con un ritmo che invita il lettore a continuare, storia dopo storia, fino alla fine.

Nei suoi racconti l’autore affronta tematiche sociali complesse come la tossicodipendenza, la malattia mentale e il carcere, senza mai cadere nella retorica o nel moralismo. Le storie di Toninello sono crude, reali, ma mai giudicanti. L’autore sembra volerci dire che la vita è fatta di alti e bassi, di momenti di gioia e di disperazione, e che spesso non abbiamo alcun controllo su ciò che ci accade. Tuttavia, ciò che conta è il modo in cui reagiamo a questi eventi, la nostra capacità di trovare un senso anche nelle situazioni più difficili.

Toninello offre un ritratto della vita che è al tempo stesso doloroso e divertente, crudele e dolce: “Lacrime e Risate” è un’opera che colpisce per la sua umanità, che
non pretende di dare risposte, ma che sa porre le domande giuste, lasciando al lettore la libertà di trarre le proprie conclusioni.

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