Dalle figurine a costosissime opere d’arte digitale: gli Nft conquistano (anche) l’Italia
28 Giugno 2021 13:30
Un’offerta minima di 70 milioni di dollari per un video di una decina di secondi della Coppa Italia che ruota su sé stessa. O meglio, della sua rivisitazione a firma dell’artista Diego Perrone. No, non per avere a casa il trofeo in metallo: soltanto per potersi aggiudicare il possesso della sua versione digitale originale. È solo l’ultima novità sul fronte degli Nft che negli ultimi mesi in Italia stanno coinvolgendo sempre più celebri istituzioni, società sportive e personaggi dello spettacolo.
In parole povere, cosa sono gli Nft?
È la sigla di “Non Fungible Token”, che in italiano è traducibile con “gettoni non sostituibili”. In parole povere gli Nft sono oggetti digitali unici certificati con la tecnologia blockchain, la stessa su cui vengono scambiate le criptovalute come Bitcoin. Ma con le criptovalute gli Nft hanno ben poco a che fare. Mentre le criptovalute sono “monete” digitali presenti in copie di identico valore in grande quantità (il numero di Bitcoin tende a 21 milioni di gettoni), ciascun Nft rappresenta un oggetto a sé, unico o di estrema rarità, che non è possibile sostituire con uno differente. Per comprenderlo meglio si potrebbe paragonare dieci bitcoin a dieci identiche monete da un euro (in realtà il loro valore è decisamente più elevato): utilizzare una di quelle dieci piuttosto che le altre nove non fa alcuna differenza. Dieci Nft unici invece corrispondono a dieci figurine dei calciatori diverse ed estremamente rare: ciascuna di loro è un oggetto a sé, raffigurante un diverso sportivo e, magari, riportante il numero della serie limitata. Quindi possono essere collezionati, e il loro valore salire al pari di quello di un’opera d’arte. L’esempio è calzante, anche perché solo un paio di mesi fa è salito ad undici il numero delle squadre della Serie A entrate a far parte di Sorare, il campionato di calcio virtuale giocabile con figurine digitali certificate dalla tecnologia blockchain. Sorare, società francese supportata anche dal gigante dei videogiochi Ubisoft, conta oltre 28 milioni di dollari di carte vendute ogni mese in oltre 130 Paesi aderenti. La stessa Lega Serie A ha stretto un accordo con Crypto.com, piattaforma di vendita e scambio degli Nft, in occasione della finale di Coppa Italia 2021. Sul sito sono ad oggi acquistabili i video certificati dalla Lega Serie A dei gol della partita, così come della cerimonia di premiazione e dell’opera realizzata da Diego Perrone.
Ma che senso ha spendere ingenti cifre per video già disponibili liberamente sul web?
È la stessa domanda che ci si dovrebbe porre di fronte a “Everydays: the first 5000 days”, una opera in formato Jpeg (lo stesso utilizzato dalle fotocamere degli smartphone, per intendersi) battuta all’asta da Christie’s per oltre 69 milioni di dollari lo scorso marzo. Quest’immensa immagine da 21mila per 21mila pixel è disponibile in rete gratuitamente – sebbene ad una risoluzione inferiore – ma la sua versione battuta all’asta ne costituisce l’originale digitale. È la copia dell’opera che porta la firma dell’autore, Beeple, certificazione di autenticità. Gli Nft non sono infatti altro che una sorta di certificato (sotto forma di una stringa di codice) autenticato dalla blockchain, un registro pubblico condiviso progettato in modo tale che nessuno dei partecipanti alla rete possa, da solo, modificarne il contenuto. Il registro della blockchain, e questo vale anche per le criptovalute, può essere aggiornato solo e soltanto quando la maggioranza della potenza di calcolo degli elaboratori della rete ha approvato la modifica. Altro aspetto importante, la blockchain non può – teoricamente – essere riscritta retroattivamente: quando un’opera d’arte digitale passa da una mano ad un’altra, all’interno del registro pubblico il nome del nuovo acquirente semplicemente si aggiunge a quello del precedente, rendendo possibile ricostruire il percorso dell’opera. Insomma, tutto questo per dire che gli Nft hanno il potere di rendere unico un qualcosa che tradizionalmente era possibile ricreare in serie (come un file digitale).
Dagli Uffizi ad Achille Lauro, gli Nft conquistano l’Italia
Le potenzialità di questa relativamente nuova tecnologia stanno progressivamente attirando nel mondo degli Nft istituzioni e celebrità italiane. Il 14 maggio 2021 la Galleria degli Uffizi di Firenze ha venduto una copia digitale ad altissima risoluzione del Tondo Doni di Michelangelo ricavandone 70mila euro. La serigrafia digitale era autenticata dalla blockchain e protetta da un brevetto. Visto il successo di questo primo esperimento il museo intende replicare con altre opere di fama mondiale come l’Annunciazione di Leonardo o la Primavera di Botticelli. La Siae sta sperimentando gli Nft per la creazione di una piattaforma di tutela dei diritti di oltre 95mila autori associati. Proprio nel settore della musica sono due i nomi noti al grande pubblico che hanno deciso di salire sul treno degli Nft. Achille Lauro, con la sua società MK3, ha stretto un accordo di collaborazione esclusiva con Gian Luca Comandini di AssoBit nell’intenzione di “introdurre nel mercato musicale nuove e innovative forme di business, in favore degli artisti che spesso basano le proprie economie solo sulla discografia tralasciando altri importanti settori di sviluppo economico”. Il vincitore del Festival di Sanremo 2019, Mahmood, ha lanciato una propria collezione di Ntf acquistabili sul suo sito ufficiale. Secondo il sito “Nonfungible.com” il valore delle vendite dei “gettoni non sostituibili” nel mondo ha superato i 2 miliardi di dollari nei primi tre mesi del 2021, una cifra ben venti volte superiore a quella registrata alla fine del 2020.
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