Se la mancanza di litio minaccia lo sviluppo dell’auto elettrica
01 Luglio 2021 13:30
Nel prossimo decennio circoleranno sempre più auto elettriche, ma potrebbero non esserci sufficienti batterie per alimentarle. L’allarme, giunto da più parti negli ultimi mesi, rappresenta uno scenario che, se realizzato, metterebbe a serio rischio lo sviluppo della mobilità elettrica. Uno dei cardini della transizione dai combustibili fossili. Andiamo con ordine. Secondo le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia, la domanda di litio per le batterie destinate ai veicoli elettrici passerà dalle 22mila tonnellate registrate nel 2020 ad almeno 383mila tonnellate nel 2030, superando il milione di tonnellate nel 2040. L’agenzia di analisi Benchmark minerals prevede che la domanda complessiva di litio, misurata in carbonato di litio equivalente, passerà da 341mila tonnellate nel 2020 a 2,38 milioni di tonnellate nel 2030. Un aumento di ben sette volte in un solo decennio. Il problema sta tutto qui: c’è il rischio che i produttori di batterie non riescano a tenere il passo della crescente domanda. Nella stessa analisi Benchmark minerals stima che già nel 2021, l’anno corrente, potremmo assistere ad un deficit di circa 26mila tonnellate di litio che le industrie richiederanno e potrebbero non ricevere. Nel caso in cui non vi dovessero essere nuovi sviluppi nell’ambito dell’estrazione del litio (quindi uno scenario estremo non necessariamente realistico) il deficit del litio salirebbe progressivamente a 1,1 milioni di tonnellate l’anno nel 2030. In aprile Rystad energy – centro di ricerca indipendente norvegese – aveva lanciato lo stesso allarme, anche se con tempistiche differenti. Secondo Rystad energy infatti la capacità di estrazione del litio non riuscirà più a soddisfare la domanda crescente tra il 2025 e il 2026, causando un ritardo nella produzione di veicoli elettrici a partire dal 2027: “Basandoci sull’attuale andamento della capacità di estrazione del litio e la quota del materiale che i veicoli elettrici richiederanno, stimiamo che il deficit di offerta potrebbe ritardare la produzione di 3,3 milioni di veicoli elettrici con una batteria da 75 kilowattora già nel 2027. L’impatto aumenterà velocemente , raggiungendo i 9 milioni di veicoli nel 2028 e qualcosa come 20 milioni di veicoli elettrici nel 2030”. La crescita della domanda sarà inarrestabile, passando dalle 300mila tonnellate richieste per la produzione di batterie del 2021 al milione di tonnellate del 2025. Il deficit dell’offerta, secondo Rystad energy, toccherà le 820mila tonnellate nel 2028 (una stima paragonabile a quella indicata da Benchmark minerals).
Insomma il pianeta Terra ha già esaurito il litio? Assolutamente no. Secondo una recente stima dell’agenzia federale americana United states geological survey nel mondo sarebbero stati identificati 80 milioni di tonnellate di litio, per un totale di riserve disponibili che ammonta già a 17 milioni di tonnellate. Cifre sufficienti ad alimentare l’industria delle batterie per secoli. Gran parte del litio presente sulla Terra si concentra in quello che è stato definito “triangolo del litio”, l’area geografica compresa tra Bolivia (21 milioni di tonnellate), Argentina (17 milioni) e Cile (9 milioni). Seguono gli Stati uniti con 6,8 milioni e l’Australia con 6,3 milioni (il Paese che ha l’attività di estrazione più sviluppata al mondo, con 42mila tonnellate di litio ricavate nel 2019). In conclusione, il litio ci sarebbe anche. Quello che manca, secondo le analisi prima riportate, sono un investimento e una programmazione tali da incrementare l’estrazione dell’importante metallo in vista della rivoluzione elettrica che segnerà il decennio. Questa apparente contraddizione, stando ad un’analisi pubblicata sulla prestigiosa Physics today, sarebbe da ricondurre all’incertezza legata allo sviluppo di nuove tecnologie più avanzate: “Batterie di nuova generazione potrebbero soppiantare gli ioni di litio nei prossimi 15 anni. Gli investitori sono riluttanti nel finanziare una produzione che avrà qualche decennio di vita quando il futuro della tecnologia è incerto già sulla distanza di vent’anni”, sostiene Roderick Eggert, professore della Colorado School of mines.
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