I cinquant’anni di Elon Musk, l’uomo delle stelle
05 Luglio 2021 13:30
Lunedì 28 giugno Elon Musk ha compiuto cinquant’anni. L’imprenditore statunitense, la mente che sta dietro alle auto elettriche Tesla, i razzi di SpaceX e contribuì alla nascita di Paypal – il sistema di pagamenti online più diffuso al mondo – ha vissuto mezzo secolo tra investimenti, fallimenti, idee geniali e visioni, diventando ad oggi uno dei tre uomini più ricchi del mondo. Un personaggio unico nel suo genere, che sarebbe troppo semplice e banale ridurre ad una mera lista di traguardi raggiunti. Un personaggio che, per essere compreso, necessita un viaggio nel passato. Più precisamente nel settembre 2018, quando si prese lo scettro di uomo più famoso del web e fece saltare dalla sedia i suoi azionisti.
Quella volta che Elon Musk si fece una canna in diretta mondiale
È il 7 settembre 2018 ed Elon Musk sta fumando una canna in diretta mondiale. Letteralmente. È ospite nel podcast di Joe Rogan, comico e commentatore della UFC. “Joe Rogan Experience”, questo il nome, ad oggi conta oltre dieci milioni di iscritti su Youtube ed è una delle trasmissioni radiofoniche più ascoltate della Terra. Perciò sì, quando Joe Rogan sfodera la canna (loro la chiamano “joint”) e gliela offre lo scambio non passa inosservato. Rogan lo provoca: “Eddai, probabilmente tu non puoi per via degli azionisti”. Ma, trovandosi in California, Elon gli risponde lesto: “Però è legale no? Ok”. Il miliardario inala i fumi della marijuana mista a tabacco, li esala e il suo viso assume una espressione che trasmette indifferenza. Non ne è impressionato. La ripassa a Rogan e contempla il generoso bicchiere di whiskey ghiacciato che tiene nella sua mano destra. Nel minuto in cui ha tenuto l’erba tra le labbra Tesla aveva già perso 2.000 dollari: chiuderà il 2018 con un risultato negativo di oltre un miliardo di dollari. Nella giornata di borsa successiva alla canna Tesla accuserà un brusco -9%. Un disastro. Mentre la sua azienda sembrava destinata al tracollo Elon faceva uso di sostanze ricreative davanti a milioni persone. Ma, appunto, lo “sembrava” soltanto, come già era accaduto in passato. Tesla, oggi lo sappiamo, ne uscirà. E poi si parla pur sempre di Elon Musk.
L’infanzia difficile di un bambino diverso dagli altri
Elon Musk il 28 giugno 1971 era un neonato cittadino sudafricano. Perché sì, nasce a Pretoria dalla modella Maye Haldeman e dall’ingegnere elettromeccanico Errol Musk. I due si separano nel 1980, Maye vola in Canada e lui resta con il padre. Con la prima avrà un rapporto stretto e idilliaco per tutta la vita. Con il secondo no. Errol Musk è un “orribile essere umano”, dice Elon. Un uomo “violento” (quando Elon era molto giovane) che ha perpetrato “ogni possibile crimine a cui tu puoi pensare”. Errol dal canto suo rigetta le accuse del figlio, limitandosi ad ammettere l’uccisione di tre persone che hanno tentato di entrare nella sua proprietà (la giustizia lo assolverà per legittima difesa). Il clima che Elon sostiene di aver vissuto in casa lo ha ritrovato anche a scuola. In classe era il più piccolo e stava imparando a convivere con la sindrome di Asperger (che ha recentemente dichiarato fare parte della sua vita). Racconta di essere stato vittima di bullismo fino ai quindici anni, età dopo la quale ha cominciato ad imparare a difendersi e l’adolescenza ha fatto il suo corso sul fisico. A sedici anni supera il metro e ottanta di altezza: “Ho cominciato a dargliele forte quanto loro le davano a me”, dice. Vicino ai diciotto anni capisce che è il momento di cambiare. Si trasferisce in Canada, dalla madre, che vede come la porta di ingresso per gli effervescenti Stati uniti. “Non riuscirai mai a fare nulla da solo, tornerai tra tre mesi”, gli avrebbe urlato il padre. La storia gli darà torto.
L’ingresso all’università e i primi progetti
Il giovane Elon, per quanto unico nel suo genere, resta un teenager cresciuto all’interno della cultura anglosassone. Quella del “sogno americano”, una società che al welfare inclusivo dell’Europa continentale preferisce la garanzia di avere una possibilità di farcela. To make it, and make it possibile. L’ascensore sociale di Elon Musk passa così per il college. Prima la Queen’s University dell’Ontario e poi la University of Pennsylvania, dove chiude una triennale in economia e una in fisica. Lui però, che a dodici anni aveva creato e venduto un videogioco per 500 dollari, sente il bisogno impellente di passare all’azione. Raccoglie finanziamenti da investitori in start-up e con il fratello Kimbal nel 1995 fonda Zip2, una compagnia che crea guide cittadine su internet e le vende ai quotidiani (tra i quali New York Times e Chicago Tribune). Nel 1999 la società viene acquistata dalla Compaq e Elon ne ricava 22 milioni di dollari. Ma non gli basta. Investe buona parte di quella somma nella creazione di “X.com”, una delle prime banche online della storia, che a seguito di una fusione nel 2000 diventerà PayPal. Ancora oggi è il sistema di pagamenti leader a livello mondiale. Nel 2002 arriva Ebay, che se la compra con una valigetta da 1,5 miliardi di dollari. Elon intasca 180 milioni, una cifra finalmente sufficiente ad abbeverare la sete di creatività che affligge il suo cervello dai tempi del college.
Da imprenditore a guru
La vendita di PayPal è la chiave di volta della sua vita. Gli dà la disponibilità economica di cui aveva bisogno per far scendere dall’Iperuranio tutte le visioni che si portava appresso. E non va per il sottile. “I’m a not case guy”, ovvero uno da “o la va o la spacca”, che vive l’imprenditorialità senza riserve. Ora, dei 180 milioni di dollari della vendita, 100 finiscono nella sua (allora) nuova compagnia SpaceX, 70 in Tesla e 10 in Solar City. Elon Musk, plurimilionario, decide di investire la quasi totalità delle proprie risorse in tre società non esattamente convenzionali. Dal 2002 SpaceX punta a progettare un metodo per portare gli esseri umani e le merci tra pianeti diversi con razzi e moduli completamente riutilizzabili. Tesla a rivoluzionare il mercato dell’auto elettrica. Solar City di rendere più efficiente e diffondere la produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici. Da qui in poi l’immagine di Elon Musk cambia radicalmente. L’imprenditore innovativo diventa agli occhi del pubblico, specialmente nella fronda dei più nerd, una figura di culto. Un guru venuto dal futuro. Che è stato ad un millimetro dal fallimento.
Come far esplodere un razzo
Dopo quattro anni di preparazione SpaceX era pronta a sprigionare tutto il proprio potenziale. Una società privata e commerciale a stelle e strisce capace di rilanciare quella corsa allo spazio caduta in secondo piano per l’impossibilità della politica di giustificarne le ingenti spese agli occhi dei contribuenti. La Nasa lo sceglie per organizzare i trasporti dell’equipaggio e delle forniture alla Stazione spaziale internazionale e ha già un bonifico da centinaia di milioni di dollari pronto. Per incassarlo SpaceX doveva solo dimostrare di essere in grado di fare il proprio lavoro, ovvero far volare un razzo. Il 24 marzo 2006 il Falcon 1 decolla dalla base delle Isole Marshall tra il giubilo dei presenti. Elon Musk è presente: ha guardato il razzo salire, andare in stallo dopo 26 secondi, quindi esplodere con l’impatto del terreno dopo 41 secondi dal lancio. Ad un centinaio di metri dalla base. Un disastro.
Gli ingegneri si rimettono al lavoro per risolvere i problemi e nel gennaio 2007 SpaceX organizza un nuovo lancio. Il razzo raggiunge una altezza di 289 chilometri e poi si spegne. Cade a terra ed esplode. Il miglioramento rispetto al primo lancio c’è, così la Nasa e la Air Force affidano al terzo tentativo dei preziosissimi satelliti e componenti da lanciare in orbita. Il 3 agosto 2008 il Falcon 1 fallisce nuovamente e cade nell’Oceano. Con le preziosissime componenti. Il 2008 era stato un anno drammatico anche per Tesla, incapace di produrre abbastanza Roadster per onorare gli ordini dei clienti, che per quell’auto avevano pagato in anticipo. La liquidità scarseggia e l’ecatombe sembra prossima a palesarsi. “Parlavamo della possibile bancarotta tutti i giorni e sarebbe stata più semplice di ciò che abbiamo fatto. Ha messo tutto quello che aveva per non far morire Tesla”, ricorda in una intervista suo fratello Kimbal. Elon spreme le risorse di SpaceX – e le proprie – riuscendo ad organizzare un quarto lancio. L’ultimo, prima di chiudere i battenti e guadagnarsi uno spazio tra i più grandi fallimenti della storia. Il 28 settembre il razzo vola, buca l’atmosfera e va in orbita. Un successo, nell’ultima occasione possibile.
La spinta del governo Usa nella rinascita
Grazie alla riuscita del quarto lancio la Nasa versa finalmente il ricco bonifico nelle casse di SpaceX. Musk respira, anche perché nel frattempo Tesla ha cominciato a produrre le auto promesse e il governo gli viene incontro. Nel giugno 2009 il Dipartimento dell’energia degli Stati uniti accorda all’azienda un prestito da 465 milioni di dollari. La cifra stanziata dal governo americano è destinata alla produzione di veicoli elettrici economici e ad alta efficienza. Un prestito a tassi di interesse agevolati, parte del programma “Atvm” (Advanced Technology Vehicle Manufacturing) introdotto dal governo Bush nel 2008 e poi rilanciato dall’amministrazione Obama. Con quei soldi Tesla produce la Model S e costruisce un nuovo impianto di produzione, sfruttando i fondi messi a disposizione dal bilancio federale per rilanciarsi durante anni di grave crisi del settore dell’automobile. Elon Musk, dato per spacciato qualche mese prima, si prende la scena.
Chiamatemi Tony Stark
Stando alla ricostruzione fatta da Ashlee Vance, giornalista del New York Times e autore della sua biografia, Elon Musk avrebbe fortemente ispirato Robert Downey Junior durante la preparazione del primo film dedicato ad Iron Man. “Non sono uno che si fa prendere facilmente, ma questo posto e questo ragazzo sono incredibili”, avrebbe detto l’attore durante una visita guidata degli stabilimenti di SpaceX. I due hanno pranzato insieme nell’ufficio di Elon e alla fine nella pellicola uscita al cinema, all’interno del sontuoso garage di Tony Stark, c’è anche una Tesla. Elon Musk prenderà addirittura parte al sequel del 2010 con un cameo nel ruolo di sé stesso. In un locale discute con Tony Stark, che poi sarebbe Iron Man, riguardo ad un “jet elettrico”.
Tra Hollywood e la residenza di Bel Air, Elon entra nelle cultura pop. Nel 2015 doppia il suo alter ego in una puntata de I Simpsons e partecipa ad un episodio di The Big Bang Theory. Nel 2016 doppia sé stesso in vari episodi di South Park, nel 2017 viene citato in Star Trek: Discovery come un visionario, e si potrebbe pure continuare. L’apparizione più recente risale al maggio scorso, quando è stato il presentatore di turno del celebre Saturday Night Live. Proprio durante quel programma ha annunciato di essere “la prima persona con l’Asperger” ad aver condotto lo show, al quale tra l’altro ha partecipato l’amata madre Maye. Perché sì, Elon Musk resta pur sempre un uomo. Fino a prova contraria.
Elon Musk resta un uomo, fino a prova contraria
La facciata da miliardario-visionario nasconde un essere umano dalle mille sfaccettature. Anzitutto Elon Musk una vita privata ce l’ha. Due matrimoni conclusi alle spalle. Il primo con la scrittrice Justine Wilson, con cui ha cinque figli. Il secondo con l’attrice Talulah Riley: sposati nel 2010, divorziati nel 2012, risposati nel 2013 e ri-divorziati nel 2014. Poi la storia con Amber Heard e infine quella con la cantante Grimes, dalla quale nel 2020 è nato il suo ultimo figlio, X AE A-XII. Nessun errore, si chiama proprio X AE A-XII (X è il primo nome, il resto è il secondo nome). Meno nota la tragica storia del suo primo figlio Nevada Alexander, cui cuore ha cessato di battere a dieci settimane dalla nascita, tra le braccia della prima moglie Justine. Elon ne fu sconcertato. Non riusciva ad accettarlo e come prima reazione cercò subito di andare oltre, quasi a non volersi voltare e guardare subito avanti (racconta l’ex-moglie). Un uomo che soprattutto sul lavoro vive perennemente nel futuro e chiede ai propri collaboratori di seguirlo. Elon dichiara di lavorare anche 90 ore a settimana e di non concedersi alcuna vacanza durante l’anno. “Le ferie ti uccideranno”, ripete da quando nel 2000 si prese una forma grave di malaria durante la luna di miele in Sud Africa. Nel 2018, l’anno della canna fumata nel podcast e della nuova crisi di Tesla, sostiene di aver lavorato 120 ore a settimana, di aver dormito sul pavimento della fabbrica e di non aver avuto spesso il tempo di farsi una doccia. Il suo è un carattere ossessivo, imprescindibile per chi vuole lasciare un segno e cambiare il mondo. Prendere o lasciare, per sfinimento. Quindici di quelli che hanno lasciato, ex dipendenti di Musk presso Tesla, si confidarono nel 2017 al Guardian denunciando le pesanti condizioni di lavoro a cui erano sottoposti. “Ho visto persone cadere a terra come un pancake, loro ci mandano a lavorare attorno a lui quando ancora è steso a terra”, racconta un ex tecnico. In una recente inchiesta di Business Insider viene menzionata invece la “tossicità che Elon Musk genera, imponendo obiettivi irrealistici senza un piano realistico per raggiungerli”.
La seconda vita da cripto-influencer
Tra divisioni, dibattiti, fallimenti e successi Elon Musk è riuscito a cucirsi addosso il ruolo di guru anche in ambiti che fino a qualche anno fa lo vedevano totalmente estraneo. Uno di questi il mondo delle criptovalute. Attraverso il suo profilo Twitter, seguito da quasi 58 milioni di persone, ha cominciato a lanciare messaggi ironici e sibillini specialmente riguardo a Bitcoin, la criptovaluta più celebre del mondo. Dopo averla menzionata per mesi, Tesla lo scorso febbraio ha annunciato di aver acquistato bitcoin per un valore di 1,5 miliardi di dollari e di accettare la criptovaluta come pagamento per l’acquisto delle auto. L’uscita ha ovviamente portato Bitcoin ai massimi, superando i 62mila dollari a gettone in aprile. Il 12 maggio, però, Elon cambia idea, bloccando i pagamenti in Bitcoin verso Tesla e contribuendo al crollo del suo valore. Stando ai rapporti finanziari del primo trimestre 2021, Tesla avrebbe venduto circa il 10% dei bitcoin acquistati quando erano all’apice del loro valore, realizzando un profitto di 101 milioni di dollari (più di quanto ha guadagnato vendendo automobili). Essendo Elon Musk uno dei principali “market-mover” del mondo Bitcoin c’è anche chi lo accusa di aver manipolato il mercato a suo favore, permettendo alla sua azienda di ingrassare i conti per farsi bello agli occhi degli azionisti. Ora però è un’altra la criptovaluta del suo cuore, Dogecoin. Nata per scherzo nel 2013 e avente come simbolo un cane di razza Shiba, grazie alla sua spinta e a quella di piccoli investitori trovatisi su Reddit, dal primo gennaio alla fine di giugno 2021 ha visto il proprio valore salire del 5.441% (sì, il numero è corretto). Al di là di queste attività, però, la corsa al futuro di Elon continua.
ur welcome pic.twitter.com/e2KF57KLxb
— Elon Musk (@elonmusk) February 4, 2021
Visioni simultanee
Un macaco che controlla un videogioco con la forza della mente. È tutto documentato in un video di Neuralink, un’altra delle compagnie fondate (anche) da Elon Musk. Un’altra con un obiettivo decisamente umile e a portata di mano: “La simbiosi della mente umana con l’intelligenza artificiale” attraverso la creazione di impianti all’interno del cervello umano. L’esperimento del macaco (Pager il suo nome) ha fatto capire al mondo che quella di Neuralink non è più fantascienza, quanto scienza applicata in rapida evoluzione che lascia spazio ad innumerevoli interrogativi sul futuro della razza umana.
Tra gli altri progetti di Musk si annovera Hyperloop, sistema di trasporto per persone da lui ideato, consistente in una capsula in lievitazione magnetica sparata all’interno di un tubo a bassa pressione a 1.200 chilometri all’ora (per il momento è arrivo a 463 all’ora), ma anche The Boring Company, società che progetta di scavare dei tunnel stradali sotto le grandi metropoli statunitensi per mitigare il traffico delle auto in superfice. Nel mentre SpaceX fornirà il proprio veicolo per il turismo lunare (programmato nel 2023), puntando ad arrivare sulla luna già nel 2022 (con una missione finanziata interamente in Dogecoin). Per non parlare della costellazione Starlink, 12mila mini-satelliti schierati in orbita bassa con il tentativo di portare internet veloce e a bassa latenza in tutto il pianeta che al passaggio nei cieli ha provocato non poche preoccupazioni anche nel piacentino. Tesla invece negli ultimi due anni ha visto il prezzo delle proprie azioni crescere di oltre il 1.100%, rendendo Elon Musk uno dei tre uomini più ricchi del pianeta. La stessa persona che nel 2018 si era messa a fumare una canna in diretta mondiale, assieme ad un commentatore di arti marziali miste, senza rimanerne affatto impressionato e con una azienda alle spalle che sembrava destinata a fallire. Una mente eletta, imprenditore spregiudicato capace come pochi altri della sua categoria di entrare nella cultura popolare. Figura divisiva che raccoglie seguaci pronti a difenderlo a spada tratta e detrattori, che ne evidenziano i lati più controversi spesso nascosti dalla mitizzazione operata dai media. Certamente un visionario, ora cinquantenne, impossibile da ignorare e di cui sentiremo ancora parlare a lungo.
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