In Italia le fonti rinnovabili generano il 42% dell’energia
03 Agosto 2021 06:00
In breve:
- A giugno la quota di energia rinnovabile sul totale si è attestata al 42%
- Durante la prima ondata del Covid aveva toccato anche il 51%
- Continuano ad aumentare i costi dei beni energetici
Negli ultimi mesi è cresciuta la quota di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Le rilevazioni di Terna trasmettono infatti un sistema Italia che sta alimentando la propria ripresa economica sfruttando risorse sostenibili. Un aumento della fetta totale ben diverso da quello avvenuto durante la prima ondata del virus, quando la propensione alla sostenibilità era passata in secondo piano rispetto al crollo verticale del consumo di energia elettrica e alla riduzione forzata della produzione da energie fossili. Ecco nel dettaglio cosa comunicano i dati forniti da Terna.
L’energia elettrica italiana è sempre più verde
Le rilevazioni di Terna permettono di apprezzare quanto negli ultimi mesi la quota di energia elettrica consumata dalle imprese italiane sia sempre più verde. Stando all’ultimo aggiornamento disponibile, pubblicato il 26 luglio 2021, nel mese di giugno l’Italia ha attinto per il 42% del totale a fonti di energia rinnovabile. Un dato interessante che rappresenta l’ennesima conferma di come stia cambiando la natura dell’energia del Belpaese. Recuperando infatti le rilevazioni dei mesi precedenti, Terna riportava una quota di energia “pulita” ben inferiore. Tolto maggio, quando si è toccato il 45%, la quota di rinnovabili sul totale si attestava al 37% in aprile, al 33% a febbraio e al 30% a novembre 2020. Una crescita continua quindi sin dall’autunno del 2020, periodo in cui l’energia pulita aveva invece accusato una riduzione del proprio contributo sul totale.
C’entrano la pandemia e il ritorno alla produzione
Nei mesi della prima ondata, quelli in cui l’intera economia italiana era stata fermata dalle misure di contenimento del virus, la quota di energia pulita sul totale aveva preso il sopravvento. Nel mese di aprile 2020 si conta un 47% del totale, nel mese di maggio 2020 addirittura il 51%. Un aumento netto e inequivocabile rispetto al mese di marzo 2020, dove la frazione delle rinnovabili si fermava ad un ben più contenuto 36%. Insomma la propensione alle fonti “pulite” sembra crescere al peggiorare delle condizioni economiche del Paese. Ma è davvero così?
La spiegazione l’ha già data la Commissione europea
La Commissione europea nelle scorse settimane ha spiegato che il 2020, con i lockdown e le restrizioni, ha costretto le imprese a chiudere ma anche milioni di persone a casa tramite telelavoro. La riduzione della mobilità e dei consumi ha inevitabilmente ridotto anche la quantità di energia elettrica consumata e richiesta. Mentre però le centrali a combustibile fossile hanno lavorato a minor ritmo o, in alcuni casi, persino interrotto le loro attività, le fonti di energia rinnovabile hanno continuato a fornire il loro contributo. Ad una riduzione della componente fossile ha quindi corrisposto un maggior contributo relativo da parte delle fonti rinnovabili. Questo spiega senza dubbio il picco delle rinnovabili della primavera 2020. La propensione alle fonti “pulite” quindi nel 2020 è cresciuta a causa dei lockdown, mentre nel 2021, con la ripresa del Pil in atto, il tasso più elevato mostra un cambio di paradigma per la produzione di energia elettrica in Italia che potrebbe essere il frutto di un impegno a lungo termine.
Cos’altro ci dice Terna?
La produzione netta di energia, così come quella industriale e i consumi italiani, è aumentata nel mese di giugno dell’1,5%. Una crescita spinta soprattutto dal fotovoltaico, che ha fornito il 5,7% di energia in più rispetto a giugno 2020, ma anche del termico (+4,8%). Davvero notevole invece la distanza della produzione di energia eolica tra il 2020 e il 2021, che risulta in calo del 37,8% secondo le rilevazioni Terna.
Il costo dell’energia continua a salire
Nel mentre, Istat ha pubblicato i dati sull’inflazione del mese di luglio 2021. Al suo interno viene riportato anche l’andamento del prezzo dei beni energetici e, per i consumatori, non è decisamente un belvedere. Tra giugno 2020 e 2021 il prezzo dell’energia è salito del 16,9%, con un +29,0% per la componente regolamentata dell’energia e un +11,2% per quella non regolamentata. Numeri che vanno raffrontati con mesi in cui il prezzo delle materie prime era particolarmente sceso, è vero, ma comunque un aumento che peserà sui portafogli di famiglie e imprese.
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