Perché l’evoluzione dei robot di Boston Dynamics è impressionante

31 Agosto 2021 06:00

In breve:

  • Da trent’anni Boston Dynamics sta sviluppando robot di ultima generazione
  • Spot, il robot quadrupede, ricorda terribilmente una puntata di Black Mirror
  • L’umanoide Atlas ha imparato a ballare ed eseguire salti mortali in autonomia

Un robot capace di fare “parkour” eseguendo salti mortali, oppure ballare a ritmo di musica con una coreografia che metterebbe in difficoltà un umano principiante. Oppure un cane robotico in grado di aprire porte e muoversi ad alta velocità nel mondo circostante. Lo si è visto da sempre nei film ma ora è realtà. L’azienda statunitense Boston Dynamics, anno dopo anno, continua a perfezionare i propri modelli e prototipi robotici, tenendo aggiornata l’umanità attraverso il proprio canale Youtube. Ecco una carrellata dei loro progressi per restare sbalorditi (oppure preoccupati).

Cos’è Boston Dynamics?

È una azienda avente sede proprio a Waltham (vicino a Boston), negli Stati Uniti, che si occupa di progettazione e realizzazione di robot di ultima generazione. Sebbene il suo cuore sia da collocare in tutti i laboratori  e team di ricerca che svolgono test in autonomia senza rispondere di necessità commerciali, Boston Dynamics è a tutti gli effetti una impresa. La realtà nasce nel 1992 come propaggine del Mit (Massachussets Institute of Technology) e nel 2013 viene acquistata da Google. Nel 2017 il passaggio al gruppo giapponese Softbank e infine, nel dicembre 2020, l’arrivo di Hyundai che ha comprato per 880 milioni di dollari l’80% dell’azienda.

La genesi dei robot, l’album di famiglia

Sul proprio canale Youtube, Boston Dynamics ha caricato anche un video dedicato ai primi test condotti dai fondatori della società. Video risalenti per di più alla seconda metà degli anni ’80 e alla prima metà degli anni ’90, nel quale tecnici e programmatori di Carniege Mellon e del Mit svilupparono una serie di prototipi dotati di una, due e quattro “gambe” meccaniche. Probabilmente con gli occhi di allora questi esperimenti sarebbero potuti apparire una sorta di mero esercizio di stile. In realtà già un decennio dopo tutti quegli esperimenti sfociarono in un prodotto decisamente più concreto e futuristico.

Nel 2004 arriva BigDog, che mantiene l’equilibrio autonomamente

Si comincia a parlare a livello internazionale di Boston Dynamics con l’arrivo di BigDog nel 2004. Un robot a quattro gambe in grado di camminare e mantenere l’equilibrio autonomamente. Decisamente un “grande cane”, come recita il nome: pesa circa 109 chilogrammi per un’altezza di un metro e una lunghezza di 1,1 metri. Un lavoratore instancabile, capace di trasportare senza particolari difficoltà un carico di ulteriori 150 chilogrammi sulla propria “schiena”. Il progetto fu finanziato per buona parte dal Darpa, l’Agenzia governativa degli Stati uniti che si occupa di nuove tecnologie ad uso militare. Il simpatico aspetto di BigDog non deve infatti trarre in inganno: si tratta pur sempre di un dispositivo destinato all’impiego militare.

Nonostante i sorprendenti risultati documentati in un video pubblicato ormai dodici anni fa, l’esercito statunitense ha mal digerito l’arrivo di questo prodotto, considerato più che altro come un rumoroso giocattolo inutilizzabile in azione: “Quando lo utilizzavano i Marines, la sfida era comprendere le potenzialità dell’oggetto viste le sue limitazioni. Lo hanno preso per ciò che era: un robot rumoroso che avrebbe comunicato al nemico la loro posizione”, ha dichiarato al Guardian Kyle Olson, un portavoce dei Marines, riferendosi addirittura ad una evoluzione di BigDog (il modello LS3). Insomma questo “mastino” è già di fatto andato in pensione, oltre che tecnologicamente superato dai nuovi robot dell’azienda.

Dal cane al gatto selvatico, nel 2013 WildCat comincia a correre

Nove anni dopo il primo prototipo di BigDog, Boston Dynamics ha presentato WildCat, ovvero “gatto selvatico”. L’evoluzione del robot è rilevante. Mentre il primo camminava a passo d’uomo, questo è in grado di correre alla velocità di 25 chilometri all’ora. Il mezzo riesce a mantenere questa velocità superando le irregolarità del terreno e in curva, per poi rallentare e interrompere la propria corsa in una manciata di metri con una prontezza sorprendente. Non il robot più veloce dell’epoca ma comunque un enorme passo avanti rispetto al modello precedente.

Spot, l’evoluzione del robot quadrupede

Attualmente l’azienda ha nel proprio catalogo Spot, il robot quadrupede di ultima generazione. Si presenta con un colore giallo acceso, pesa solo 25 chilogrammi ed è alto 83 centimetri.  È dotato di diversi sensori e può trasportare materiale per un massimo di 14 chilogrammi. Soprattutto, però, è un robot dotato di estrema mobilità.

I miglioramenti sono visibili anche ad occhio nudo. Il robot è dotato di sensori di movimento ed è modulabile. È possibile installare una telecamera ad alta definizione, un processore esterno che ne potenzia la capacità computazionale. Il gadget che più ha impressionato però è un braccio meccanico in grado, tra le altre cose, di aprire autonomamente porte e afferrare oggetti a seconda degli ordini del programmatore.

I video legati a questi robot hanno accumulato anche una grande quantità di “non mi piace” su Youtube, per lo più proveniente da tutti coloro che osservando questa rapida evoluzione dei modelli si sono preoccupati per la deriva che il “parco macchine” potrebbe prendere nei prossimi decenni. Oltretutto Spot sembra davvero la trasposizione nella vita reale di un robot protagonista di film distopici, uno su tutti Black Mirror.

La coreografia che ha impressionato il mondo

No, non era computer grafica. Bisogna ribadirlo una volta di più, perché quando il video “Do you love me?” è apparso sul canale di Boston Dynamics il 29 dicembre 2020 il mondo intero è rimasto a bocca aperta. I robot Atlas, bipede e umanoide, ballano a ritmo con i quadrupedi Spot seguendo una coreografia. I tempi del “BigDog” capace soltanto di camminare  e non cadere sembrano lontanissimi nel tempo, ma sono passati in fondo solo sedici anni. La mobilità e l’apparente naturalezza dei movimenti sorprendono tutti.

Adesso i robot di Boston fanno anche parkour

Nel 2013 l’azienda, oltre ai progetti di robot quadrupedi, portava avanti gli esperimenti di Atlas. Un robot “antropomorfo” – come la stessa Boston Dynamics ha definito – capace di camminare su due gambe.

Otto anni dopo? Atlas non solo riesce a camminare su una superficie irregolare, non solo riesce a ballare seguendo una coreografia. Riesce anche a fare “parkour”, con tanto di corsa sopra una sbarra e salto mortale all’indietro, sempre su una superficie irregolare. Un robot da 86 chilogrammi dotato motori elettrici e tre computer che fa evoluzioni e supera brillantemente gli ostacoli che trova sul proprio percorso. In altre parole, si avvicina sempre più a capacità di movimento paragonabili a quelle dell’uomo (con le dovute limitazioni, sia ben chiaro).

A onor di cronaca bisogna però anche pubblicare il video in cui i robot hanno fallito il percorso a ostacoli, pubblicato dalla stessa azienda. Sono infatti stati necessari mesi per far “imparare” ad Atlas come svolgere correttamente l’esercizio.

Cosa aspettarsi dal futuro?

“Questa generazione di robot sarà diversa”, ha dichiarato a 60 Minutes della Cbs Robert Playter, amministratore delegato dell’azienda. “Loro lavoreranno tra di noi. Lavoreranno vicino a noi in modi che ci permetteranno di aiutarli, ma anche di togliere dalle nostre spalle parte del carico di lavoro”. Proprio durante la celeberrima trasmissione “60 Minutes”, Boston Dynamics ha presentato un nuovo robot in grado di trasportare 800 scatole in un’ora con una autonomia fino a 16 ore. Secondo gli ingegneri dell’azienda questo però non toglierà lavoro agli umani, in quanto saranno necessari tecnici per la manutenzione dei robot. Va da sé che difficilmente il numero di questi nuovi tecnici sarà lo stesso degli operai in esubero (che altrettanto difficilmente avranno le competenze necessarie per coprire le nuove mansioni).

 

Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.

Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Isaac Asimov, Manuale di Robotica (56esima edizione, anno 2058) – Traduzione di Roberta Rambelli.

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