Crepe nella Stazione spaziale internazionale, l’età comincia a farsi sentire
06 Settembre 2021 06:00
In breve:
- Il modulo più vecchio della Stazione spaziale sta mostrando diverse crepe, ma per ora nulla di grave
- Sotto osservazione Zarja e Zvezda, costruiti in Russia oltre vent’anni fa
- Il 29 luglio scorso un incidente ha fatto roteare la Stazione su sé stessa
- Nel 1998 si ipotizzava che potesse rimanere attiva al massimo per quindici anni, ne sono passati ventitré
Alcuni moduli della Stazione spaziale internazionale sono affetti da crepe e piccole perdite d’aria. Le sabbie del tempo cominciano ad affliggere un manufatto in orbita dal 1998 e oramai operativo ben oltre la data di scadenza inizialmente designata. La segnalazione delle crepe da parte degli astronauti è infatti soltanto l’ultima della serie recenti di eventi che pongono seri interrogativi sulla longevità della Iss.
Stazione spaziale internazionale, abbiamo un problema
Sul modulo più vecchio della Stazione spaziale internazionale, il primo ad essere mandato in orbita, sono state rilevate diverse crepe. Non esattamente una buona notizia se la sopravvivenza degli astronauti e cosmonauti all’interno della Iss dipende dalla pressurizzazione e dall’ossigenazione di locali che orbitano nello spazio. Per il momento non sembrano esserci rischi per gli “inquilini”, ma ciò non significa che la situazione non sia preoccupante. “Sono state rilevate delle fessure superficiali in alcuni punti del modulo Zarja. Un male, visto che queste crepe si amplieranno nel corso del tempo”, ha dichiarato Vladimir Solovyov, ingegnere capo di Energia, l’azienda a cui è stato assegnato l’appalto per le missioni spaziali da parte del governo russo. Nell’intervista rilasciata al canale russo Ria vengono menzionate anche crepe in sette degli oblò della Stazione che potrebbero compromettere l’isolamento dei locali. Anche in questo caso però non vi sarebbero comunque rischi di breve termine per gli astronauti.
Zarja, il primo modulo della Stazione spaziale
Zarja (alba, in italiano) è stato il primo modulo della Stazione spaziale internazionale ad essere messo in orbita. Venne realizzato e spedito nello spazio dalla Russia il 20 novembre del 1998, ma soltanto per conto terzi. Nonostante il nome e il luogo di origine, Zarja resta infatti un componente della Iss formalmente “statunitense”, in quanto il contratto per la sua creazione è stato pagato dagli americani. Un modulo chiave per l’evoluzione della Stazione, in quanto nei suoi primi anni di vita (quando era ancora in corso l’assemblaggio e l’invio dei componenti) era completamente autonomo, forniva energia, strumenti per le comunicazioni e un controllo generale delle funzioni della base. Oggi Zarja si limita a funzioni di magazzino e propulsione, e comincia a mostrare segni di logoramento.
Solo l’ultimo dei problemi rilevati negli ultimi mesi
Nel settembre 2019 fu il modulo Zvezda (stella, in italiano), il primo integralmente russo installato sulla Stazione spaziale, a dare problemi. Un altro manufatto che si portava appresso diciannove anni di servizio (lanciato il 12 luglio del 2000). Astronauti e cosmonauti identificarono infatti alcune piccole perdite d’aria in uno dei laboratori del modulo, che vennero riparate nell’ottobre 2020 e nel marzo 2021. Riparazioni che però sembra potranno soltanto prolungare temporaneamente la vita delle apparecchiature, vista una nuova perdita di pressione segnalata non più di un mese fa nello stesso modulo.
A luglio un incidente che poteva costare caro
Il 29 luglio 2021 il modulo russo Nauka, il più grande laboratorio spaziale mai lanciato in orbita da Mosca, si è agganciato alla Stazione spaziale internazionale. Diverse ore dopo essersi agganciato, però, il modulo ha inaspettatamente attivato i propri propulsori, facendo ruotare la Iss e modificandone la traiettoria. La Nasa ha comunicato che il guasto aveva provocato una rotazione di circa 45 gradi della stazione ma stando alle dichiarazioni di Zebulon Scoville, direttore della missione Nasa, la stazione avrebbe registrato una rotazione di 540 gradi (un giro e mezzo) trovandosi sotto-sopra rispetto alla posizione originale. Sarebbe stata necessaria una ulteriore correzione di 180 gradi per ripristinare la corretta traiettoria. Non esattamente un giorno di normale amministrazione per la base.
Yeehaw! That. Was. A. Day.
— Zebulon Scoville (@Explorer_Flight) July 29, 2021
“Il direttore della missione commenta così su Twitter la giornata di lavoro successiva al malfunzionamento durante l’attracco del modulo Nauka”
Il grande tema: la Stazione spaziale è ormai “fuori garanzia”
La Stazione spaziale internazionale è stata inaugurata nel 1998 ed era stata progettata per essere operativa circa quindici anni. La sua utilità e la difficoltà nel trovare una soluzione tra gli Stati membri ha poi portato i responsabili a lasciare in orbita la stazione anche oltre la data di scadenza imposta. Nel 2014 la Nasa annunciò infatti di voler mantenere la Stazione spaziale internazionale attiva almeno fino al 2024, facendole celebrare così in orbita il suo ventiseiesimo compleanno. È proprio il 2024 l’anno chiave che deciderà le sorti della Stazione, durante il quale anche l’Agenzia spaziale russa Roscosmos dovrà tirare le proprie conclusioni. Il tema però resta: buona parte dei moduli della Iss, specialmente i primi lanciati a cavallo del 2000, stanno operando oltre la durata della “garanzia” indicata dai produttori al momento del lancio nello spazio. Non sorprende quindi l’aumento della frequenza di malfunzionamenti e segnalazioni da parte dell’equipaggio.
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