La ripresa economica del 2021 è affamata di energia termoelettrica
14 Settembre 2021 06:00
In breve:
- Tra aprile e luglio le emissioni di CO2 sono aumentate del 25% rispetto al 2020, ma allora era in vigore il lockdown
- L’energia termoelettrica è tornata ad incrementare il proprio contributo sul totale
- L’Agenzia internazionale dell’energia prevede che le emissioni globali nel 2021 saranno solo l’1% inferiori a quelle del 2019
La ripresa economica del 2021 coincide con la ripresa delle emissioni di anidride carbonica. Il rapporto di Enea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – non dà spazio a dubbi: le fonti non rinnovabili sono tornate e la CO2 emessa tra aprile e luglio è il 25% più alta rispetto al 2020. C’è da preoccuparsi? Sì e no, stavolta non bisogna dimenticare le “attenuanti”.
Una ripresa alimentata a combustibili fossili
Nel secondo trimestre è continuata la ripresa dell’economia italiana. Ripresa che in qualche modo dovrà pur essere alimentata, richiedendo molta più energia rispetto al secondo trimestre 2020 (durante il quale il Paese aveva abbassato la saracinesca per contrastare la diffusione del coronavirus). Stando alle stime di Enea, però, questa energia proverrebbe in gran parte dai combustibili fossili. Tra aprile e luglio 2021 le emissioni di anidride carbonica sono aumentate di ben il 25% rispetto agli stessi mesi del 2020. Un aumento notevole e in parte da mettere in preventivo, proprio in quanto il 2020 per motivi eccezionali è stato un anno “green” (il lockdown, l’attenuante che si menzionava ad inizio articolo). Sempre Enea però ricorda come l’anno scorso la quantità delle emissioni si sia contratta a sua volta di circa il 25% rispetto al 2019. Attenzione a non cadere nel tranello delle percentuali: se tra il 2019 e il 2020 si è scesi del 25%, il recupero del 25% tra il 2020 e il 2021 non permette di tornare ai livelli del 2019. “Rispetto ai livelli del II trimestre 2019 le emissioni nel trimestre di analisi sono invece ancora decisamente inferiori (meno 10%)”, recita Enea stessa nel suo rapporto.
L’aumento del 25% rispetto al secondo trimestre del 2020 è comunque una media dei diversi settori, che hanno registrato incrementi di emissioni di anidride carbonica con differenti proporzioni. In testa ci sono i trasporti, cui emissioni sono aumentate del 50%, mentre l’industria si è limitata ad un +13%. Variazioni molto ampie che, appunto, permettono forse di apprezzare più la caduta legata alla crisi economica 2020 che non la ripresa e il ritorno a valori standard di per sé.
Il prepotente ritorno del termoelettrico
La produzione nazionale di energia elettrica tra aprile e luglio è cresciuta del 3,5% rispetto al 2020. Nello stesso periodo, però, la produzione di energia termoelettrica (quella che emette anidride carbonica e utilizza combustibili fossili) è cresciuta del 9%. Visto che la percentuale di variazione dell’energia termoelettrica è più elevata rispetto a quella della variazione del totale dell’energia elettrica prodotta, va da sé che l’incidenza dell’energia termoelettrica sul totale sia aumentata. “La quota di produzione termica sul totale risulta quindi in aumento, fornendo il principale impulso alla crescita delle emissioni settoriali (circa +5%)”, si legge nel documento.
Tutto da rifare, le emissioni globali tornano sui livelli pre-Covid
Sperare non costava nulla ma i dati certificano la mancata manifestazione di un miracolo nelle emissioni globali di gas serra. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia i consumi mondiali aumenteranno del 4,6% nel 2021, un incremento che non solo colmerà la caduta del 2020 ma permetterà di superarla (perlomeno nelle economie in via di sviluppo, in quelle avanzate i livelli saranno ancora il 3% sotto). Questa ripresa è trainata, purtroppo per l’ambiente, dai combustibili fossili. Il risultato? Le emissioni di CO2 sono previste appena l’1% sotto i livelli del 2019, quelli precedenti la pandemia. Tutto da rifare insomma, si torna alla dinamica a cui si era abituati.
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