A Ponte dell’Olio gli alunni imparano a creare e programmare i robot
16 Settembre 2021 06:00
“Cosa hai fatto oggi a scuola?”, chiedono i genitori. “Ho progettato con i miei compagni un robot e l’ho comandato con un computer”, rispondono i figli. Non esattamente una esperienza che si può vivere tutti i giorni, specialmente quando si è ancora alunni delle scuole primaria e secondaria di primo grado (ovvero le vecchie elementari e medie). Per farlo servono impegno ed entusiasmo, un progetto portato avanti dall’istituto e competenze messe a disposizione dei docenti. Tutti ingredienti che l’Istituto comprensivo della Valnure ha mescolato con i laboratori di coding e robotica realizzati nelle prime due settimane di settembre. Per gli alunni dall’animo più umanistico, invece, un laboratorio di scrittura creativa. Il tutto prima dell’inizio dell’anno scolastico.
A scuola prima dell’inizio della scuola, ma con il sorriso
Nel pomeriggio di martedì 14 settembre le scuole primaria e secondaria di Ponte dell’Olio sono aperte. Dalle classi proviene il suono tipico di un gruppo di alunni intento a realizzare, che presenta tonalità e caratteristiche ben diverse dal semplice “chiasso” che potrebbe emettere una classe in attesa della conclusione delle lezioni. E in effetti per realizzare hanno realizzato, eccome. Nella secondaria Augusto Vaccari ragazzi e ragazze di tutte e tre le classi di età sono divisi a coppie e sul proprio banco hanno dei piccoli robot. C’è chi li assembla con attenzione e chi sta lavorando con un computer portatile: sta preparando il programma che comanderà il piccolo robot. Perché sì, è un laboratorio di robotica vero e proprio, le creazioni degli alunni funzionano davvero. C’è chi ha montato un piccolo argano su un elicottero, chi ha creato una motrice in grado di trasportare quasi un chilo di oggetti, chi ha messo insieme una mini-trivella e persino chi ha dato vita ad una rana robotizzata che passeggia su uno stagno disegnato.
Si potrebbe andare avanti, le creazioni sono tutte diverse tra loro e, soprattutto, farina del sacco degli alunni: “Abbiamo utilizzato le scatole di mattoncini Lego pensati appositamente per la didattica”, dichiarano Andrea Peroni e Vanna Losi, responsabili del laboratorio nella scuola secondaria. “Questi componenti permettono infatti di imparare i rudimenti di robotica, facendo muovere i piccoli robot avanti e indietro oppure accendendo le luci. La cosa bella è che dopo aver dato loro le basi li abbiamo lasciati creare in libertà, ciò che hanno progettato è frutto della loro fantasia”.
Le parole del dirigente scolastico Carla Busconi
“Nell’ambito del piano Scuola estate e del Programma operativo nazionale abbiamo attivato moduli di robotica e scrittura creativa in quasi tutti i plessi dell’istituto”, spiega la dirigente scolastica Carla Busconi. “La partecipazione è stata entusiasta, i bambini hanno imparato i primi rudimenti e hanno composto, smontato e ricostruito storie in modo assolutamente creativo. Questa per noi è una grandissima soddisfazione, devo dire che abbiamo gettato le basi per una idea di scuola più partecipata, collaborativa e che promuove apprendimenti significativi, anche in vista dell’orientamento in uscita e una delle eccellenze del nostro territorio, la meccatronica”.
I laboratori di robotica e scrittura creativa sono infatti legati al Pon, Programma operativo nazionale del Miur, intitolato “Per la scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento”. Un progetto finanziato dai Fondi strutturali europei che ha permesso ai ragazzi di frequentare gli istituti prima dell’inizio dell’anno scolastico, facendo nuove esperienze.
Anche i più giovani si danno da fare
Il laboratorio di robotica è stato però portato avanti anche tra i più piccoli, della scuola primaria. Il progetto ha preso il nome di “Robotiamo” e, pur insegnando ai ragazzi le basi della programmazione dei robot, ha preso inevitabilmente un taglio diverso e dedicato. “Il nostro obiettivo era principalmente innescare la curiosità e lasciare che fossero loro a trovare la soluzione ai problemi”, spiegano Monica Demaldé e Silvia Chinosi che hanno coordinato il progetto nella scuola primaria. “I giovani di oggi appena sbagliano si demoralizzano, questo esercizio molto pratico fa capire loro che se si può riprogrammare un robot che non funziona si può anche superare i problemi che si incontrano nel proprio percorso”.
Qualcuno potrebbe però pensare che con i bambini delle scuole elementari questo compito sia stato più complicato. A sentire loro però c’è da ricredersi. “È stato bello e divertente”, esclama qualcuno. “No, è stato facile”, replicano sicuri altri. “La cosa più difficile è stata mettersi d’accordo su cosa fare”, chiosano ancora altri alunni. Insomma la robotica è un mondo per i giovani. Nel mentre si consumano gare di auto telecomandate e piccole coccinelle si muovo in fila sul pavimento a pochi metri di distanza. È un clima diverso, apprezzato però sia dagli alunni che dai docenti partecipanti.
L’impiego di tecnologie progettate per gli studenti
Tra le tecnologie utilizzate dai docenti che hanno condotti i laboratori si segnala in primis la linea Lego education “WeDo 2.0”. Si tratta dei più classici mattoncini di plastica con cui si può giocare ma declinati e organizzati in valigette progettate appositamente per essere facili da utilizzare da parte degli alunni. È con questi mattoncini che sono stati creati i robot durante i laboratori. Altro software impiegato durante le mattinate è Scratch, che permette di imparare le basi della programmazione con una interfaccia decisamente più “simpatica” rispetto alle mere e fredde righe di codice che caratterizzano i progetti degli adulti. D’altronde l’obiettivo del progetto era introdurre gli alunni in un mondo che difficilmente, seguendo i programmi tradizionali durante l’anno scolastico, avrebbero avuto tempo e modo di affrontare nello stesso modo.
Non solo robot e tecnica, a scuola serve anche un po’ di anima
Mentre nel pian terreno della scuola primaria piccoli robot vagavano senza soluzione di continuità, al primo piano della struttura un’altra classe si preparava a raccontare la propria storia. Si tratta del laboratorio di scrittura creativa condotto dalle docenti Gabriella Gheduzzi e Paola Gazzola, che si è tenuto sempre nella prime due settimane di settembre.
I piccoli scrittori hanno stravolto la fiaba di Cappuccetto rosso, riscrivendo finali e facendo prendere alla trama originale infinite strade differenti. Ma non solo. Divisi in coppie hanno poi sviluppato storie che sono state infine unite, creando un racconto inedito. Hanno accompagnato la narrazione con dei disegni poi inseriti in un kamishibai, letteralmente dal giapponese “spettacolo teatrale di carta”, e creando una serie di burattini di carta pesta.
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