Zero tasse e tanti Bitcoin, El Salvador annuncia un paradiso fiscale per le cripto
22 Novembre 2021 06:00
Un titolo di Stato sulla blockchain per raccogliere un miliardo di dollari, rigorosamente in Bitcoin, e costruire una città senza tasse sul reddito e sui capitali che si candida a diventare capitale mondiale delle criptovalute: El Salvador continua il suo esperimento e fa parlare di sé
La prima nazione al mondo ad aver adottato Bitcoin come valuta a corso legale avrà anche la prima “Bitcoin city”. Lo ha annunciato il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, in un evento dedicato alla criptovaluta più utilizzata nella notte italiana di domenica 21 novembre.
Ma precisamente, in cosa consisterebbe questa città?
Una piccola metropoli a forma circolare con al centro una piazza raffigurante un simbolo del Bitcoin in formato gigante. Tutto vero. La costruzione della “Bitcoin City” verrà finanziata con l’emissione di una particolare obbligazione del valore complessivo di un miliardo di dollari. Un titolo “particolare” in quanto si tratterà di una obbligazione sottoscritta direttamente sulla blockchain di Bitcoin. Tecnicamente un titolo sviluppato sulla “Liquid network”, una sorta di catena di blocchi ospitata dalla catena di blocchi principale di Bitcoin che permette di sviluppare questi strumenti di nuova generazione (estremamente semplificato e impreciso agli occhi di un esperto, ma utile per farsi una parvenza di idea di cosa si tratti). In buona sostanza una obbligazione nella rete Bitcoin che, quindi, non raccoglierà direttamente dollari o moneta tradizionale: chi vorrà sottoscrivere l’obbligazione o comprare il titolo in un secondo momento lo dovrà fare pagando in criptovaluta.
Metà per la città, metà per costruire centrali elettriche
Il presidente salvadoregno Bukele ha già le idee chiare sull’impiego del miliardo di dollari che raccoglierà con questo “cripto-debito” pubblico. Circa 500 milioni di dollari verranno investiti in nuove centrali elettriche ad energia rinnovabile. Un tema non da poco, in quanto la rete Bitcoin per funzionare necessita di parecchia energia elettrica, impiegata dai processori dei “miner” (coloro che svolgono i calcoli necessari a validare le transazioni, lo abbiamo spiegato approfonditamente in questo articolo). Bukele insiste sul fatto che l’energia destinata ad alimentare gli elaboratori in El Salvador debba essere al 100% rinnovabile e senza emissioni di CO2.
Al ser la primera #BitcoinCity en el mundo, será el lugar perfecto para que los inversores de criptomonedas y las empresas de ecosistemas formen parte del mundo y la billetera de #Bitcoin. pic.twitter.com/bhETFRBGhA
— Casa Presidencial 🇸🇻 (@PresidenciaSV) November 21, 2021
L’altra metà dei fondi raccolti servirà ad acquistare ulteriori Bitcoin per incrementare le riserve nazionali della moneta. Un annuncio che da una parte rilancia l’entusiasmo con cui El Salvador sta abbracciando la criptovaluta ma, dall’altro, costituisce anche un passo necessario per uno Stato che del Bitcoin ha fatto una delle proprie valute a corso legale (ovvero che deve essere accettata come strumento di pagamento dagli esercenti e per pagare tasse e imposte).
Un paradiso per i criptoinvestitori
Dopo l’avversione della autorità cinesi nei confronti delle criptovalute, sono gli Stati del continente americano a correre per accaparrarsi il ruolo di capitale mondiale del Bitcoin. Negli Stati uniti in prima linea ci sono New York e Miami, ma sono soltanto città con una giurisdizione limitata a livello di regole finanziarie. Con la “Bitcoin City” El Salvador sembra voler creare una sorta di zona franca per gli investitori, un po’ come era l’area di Shenzen in Cina alla fine del Novecento. Stando agli annunci la città non avrà tasse sul reddito, sui capital gain (ovvero sui profitti derivanti dall’aumento del valore dei titoli finanziari), nessuna tassa sulla proprietà o sui capitali, sul lavoro o tributi comunali di sorta. Un regime discale estremamente favorevole e propedeutico ad attirare gli investitori di tutto il mondo. L’unica tassa a cui i cittadini saranno sottoposti sarà un’Iva del 10% tutto sommato digeribile viste le agevolazioni prima accennate. Insomma, dopo l’aggiornamento Taproot e il raggiungimento di nuovi record nel valore il Bitcoin continua a far parlare di sé e, sebbene gli scettici non manchino, non sembra aver alcuna intenzione di sgonfiarsi e perdere di importanza. Anzi.
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