Caro bollette, cinque grafici per capire la crisi energetica una volta per tutte
20 Dicembre 2021 06:00
Una spiegazione semplice e definitiva per comprendere cosa sta accadendo al prezzo di luce e gas e, soprattutto, perché ci troviamo in questa spiacevole situazione
Aumento delle bollette, prezzo dell’energia e problemi con il gas. La crisi energetica europea è il risultato di una serie di fattori interconnessi a volte non semplici da capire. Ecco cinque grafici spiegati per comprendere finalmente la crisi energetica e arrivare preparati (perlomeno psicologicamente) alle prossime bollette.
1) L’impennata del prezzo del gas
Il prezzo del gas naturale sul mercato ha registrato una impennata nell’ultimo anno, aumentando di circa dieci volte nel corso dell’ultimo anno. Nel gennaio 2021 si poteva acquistare un megawattora equivalente di gas sul mercato all’ingrosso per circa 20 euro. A dicembre il prezzo ha superato i 110 euro, sfiorando negli ultimi giorni i 139 euro. Una impennata senza precedenti e del tutto eccezionale. Quattro le cause principali:
- La ripresa economica mondiale dopo le prime ondate della pandemia ha aumentato le richieste di fornitura sia dall’Asia che dall’Europa. L’Asia però, attraverso contratti a lungo termine e disponibilità economiche superiori, ha fatto incetta del gas liquido trasportato via nave specialmente dalla Russia, assicurandosi le forniture.
- L’Europa negli ultimi anni ha puntato tutto sui contratti “spot”, ovvero gas acquistato giorno per giorno. Con l’aumento della domanda da tutto il mondo, però, i prezzi sono saliti vertiginosamente e hanno costretto il Vecchio Continente a sottostare alle forniture dirette della Russia tramite gasdotti.
- Le scorte per l’inverno sono ai minimi rispetto all’ultimo decennio, oltre il 20% inferiori rispetto alla media storica (e rischiano di non bastare fino a primavera).
- Lo stop della Germania al nuovo gasdotto North Stream 2 (che avrebbe raddoppiato l’afflusso diretto di gas dalla Russia) ha ridotto ulteriormente l’offerta. Per tutta risposta, Mosca sta riducendo (praticamente azzerando) la fornitura nella settimana di Natale. Elemento che potrebbe destabilizzare il mercato e aggravare il rischio blackout.
2) L’Italia si affida largamente al gas per produrre energia
L’Italia è uno dei Paesi europei che fa più affidamento al gas naturale (in rosso) all’interno del proprio mix energetico: la quota sul totale sfiora il 50%. Ciò significa che la frazione di energia elettrica prodotta tramite calore generato dalla combustione di gas naturale è determinante, ed è anche il fattore principale che determina il prezzo finale della luce sul mercato e, infine, in bolletta. La situazione in Europa è diversa nazione per nazione. La Francia ad esempio fa largo uso del nucleare che costituisce il 70% del proprio mix energetico. In Germania le fonti rinnovabili negli ultimi anni sono diventate preponderanti (specialmente l’eolico) mentre la Polonia fa ancora grande affidamento sul carbone. Queste differenze vanno al di là delle emissioni di CO2: determinano il prezzo dell’energia sul mercato. L’aumento del prezzo del gas (ricordiamolo, di dieci volte nell’ultimo anno) rende decisamente più oneroso per i possessori di centrali termoelettriche acquistare il gas da bruciare per generare il calore e produrre energia. Così il prezzo della luce si impenna, specialmente in Italia.
3) Effetto domino: il costo del gas si riflette sull’elettricità
Basta osservare il grafico per comprendere la situazione. Così come per il gas, anche il costo dell’energia si è impennato negli ultimi mesi. Il confronto con i prezzi medi sul mercato all’ingrosso dell’elettricità nel mese di dicembre degli scorsi anni è impietoso: nel 2019 si viaggiava sui 43 euro al megawattora, nel 2020 attorno ai 54 euro, nel 2021 a 285 euro (aggiornati alle aste di lunedì 20 dicembre). Il dato del 2021, viste le ultime quotazioni, potrebbe persino aggravarsi ulteriormente. Come anticipato nel precedente grafico, il costo dell’energia in Italia è più esposto rispetto agli altri Paesi alle quotazioni del gas naturale, registrando così prezzi più elevate.
In Polonia il prezzo è inferiore alla metà di quello italiano: merito delle tante centrali a carbone che hanno un costo decisamente più basso rispetto a quelle a gas tanto diffuse in Italia. Non è un caso se nei giorni scorsi sono state riattivate centrali a carbone spente in precedenza.
4) Le aste della CO2 non aiutano
Ad aggravare la situazione ci sta pensando, in questa fase, anche il mercato delle emissioni di gas serra dell’Unione europea. Per poter inquinare i produttori di energia termoelettrica che utilizzano combustibili fossili devono acquistare dei “permessi” per poter immettere nell’atmosfera l’anidride carbonica. Ad inizio anno si poteva acquistare il permesso ad emettere una tonnellata di CO2 a meno di 35 euro, ma a dicembre si è giunti anche a prezzi vicini ai 90 euro alla tonnellata. L’impatto di questo aumento sul totale dell’energia elettrica è marginale e limitato ma comunque non trascurabile. È bene sapere che all’interno di questa tempesta vi è anche il fattore dei “permessi” sulla CO2 e che la Commissione europea non intende rivedere la propria politica, anzi insistere su questa linea.
5) L’Italia è importatrice di energia elettrica
Vi è infine un tema per nulla trascurabile: l’Italia è importatrice netta di energia elettrica dall’estero. Per la precisione, circa il 75% della corrente utilizzata proviene dall’estero (tra i Paesi più dipendenti del continente). Non essendo autonoma l’Italia deve quindi controllare la situazione di coloro che la riforniscono di energia. Lo scenario, anche in questo caso, non è positivo. Le due tratte chiave sono la Francia e la Svizzera, a loro volta pesantemente interconnesse. È la Francia ad allarmare. Diverse delle sue centrali nucleari sono state infatti spente per la necessità di una profonda opera di manutenzione, diventata improcrastinabile proprio nel momento peggiore. Questo evento dovrebbe secondo le stime tagliare del 10% la produzione di energia elettrica dalla Francia, che è fornitrice diretta dell’Italia (e non solo).
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