Centrali a carbone riattivate in caso di emergenza gas.
Ma vanno chiuse entro il 2025

01 Marzo 2022 10:30

Dalla conferenza di Glasgow del novembre 2021 l’Italia era uscita con l’impegno a ridurre il più possibile l’utilizzo del carbone nelle sette centrali elettriche che ancora lo utilizzano, con l’obiettivo di chiuderle o riconvertirle entro il 2025, con 5 anni di anticipo rispetto ai piani europei.
Gli impianti si trovano a La Spezia, in Liguria; a Fiume Santo, in Sardegna; a Portoscuso, in Sardegna; a Brindisi, in Puglia; a Torrevaldaliga, nel Lazio; a Fusina, in Veneto; a Montefalcone, in Friuli Venezia Giulia.
Ma dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, ieri è arrivata l’ufficialità in Consiglio dei Ministri: sono loro la soluzione di emergenza nel caso la guerra in Ucraina imponesse una riduzione delle fornitura di gas in arrivo dalla Russia.
La bozza del nuovo decreto, che si occuperà del “livello di rischio imprevisto” rispetto al funzionamento del sistema nazionale, prevede che, se scatteranno i razionamenti del consumo di gas “nel settore termoelettrico”, Terna dovrà predisporre “un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione di energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 Megawatt che utilizzino carbone o olio combustibile in condizioni di regolare esercizio, per il periodo stimato di durata dell’emergenza” o fino a quando indicato dal ministero per la Transizione ecologica. 

Palazzo Chigi ha autorizzato, “anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza, una eventualità che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese”. In più “si rende immediatamente attuabile” il razionamento del gas utilizzato “dalle centrali elettriche” e “nel settore termoelettrico”.

Sarà il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ad adottare con “provvedimenti e atti di indirizzo” misure “finalizzate all’aumento della disponibilità di gas e alla riduzione programmata dei consumi di gas previste dal Piano di emergenza” gas, “a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza”.

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