La guerra in Ucraina fa volare il prezzo del grano: mai così alto da 14 anni

03 Marzo 2022 05:13

Non ci sono solo le bollette di gas ed energia elettrica a far preoccupare gli italiani. La guerra in Ucraina ha fatto schizzare alle stelle anche il prezzo del grano, che ha raggiunto i massimi da 14 anni: 33,3 centesimi al chilo.
Una quotazione che non si raggiungeva dal 2008 e che influirà su tutta la filiera, con ulteriori rincari quindi anche per pane e pasta.
Ma si collocano su valori alti mais e soia necessari, indispensabili per l’ alimentazione degli animali negli allevamenti, con conseguenze quindi anche su carne e latte.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti economici della guerra, che hanno determinato un balzo delle quotazioni mondiali al Chicago board of trade, punto di riferimento per le materie prime agricole.

A far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione, a causa del conflitto, delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell’Ucraina, che insieme alla Russia rappresenta quasi un terzo del commercio mondiale di grano (29%), ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l’allevamento animale e ben l’80% delle esportazioni di olio di girasole.

“Una situazione che – sottolinea la Coldiretti – nei paesi più sviluppati sta alimentando l’inflazione ma a rischio c’è la stabilità politica di quelli più poveri con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina”.

Un’emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia, un Paese che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.
Secondo l’analisi di Coldiretti l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20%, ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano.

L’aumento di mais e soia sta mettendo in ginocchio gli allevatori italiani che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%), a fronte di compensi fermi.” “Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro, secondo l’ultima indagine Ismea, molto superiore al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori”.

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