Il quoziente intellettivo continua a calare: “Togliamo il cellulare agli under 14”
31 Marzo 2022 05:00
Per la prima volta nella storia dell’umanità, le nuove generazioni mostrano un quoziente intellettivo inferiore a quello delle generazioni precedenti.
Secondo gli studi, le facoltà mentali dei più giovani calano e al contempo aumenta il loro disagio psicologico, dai disturbi alimentari all’autolesionismo.
Come riporta il sito web www.stateofmind.it, dal 1938 fino a circa il 1985, in tutto il mondo industrializzato, il QI della popolazione è cresciuto.
Il primo ad osservarlo scientificamente fu lo studioso James Robet Flynn ed il fenomeno prese allora il nome di effetto Flynn.
L’EFFETTO FLYNN INVERSO
Ma a partire dai primi anni duemila si è cominciata a rilevare una tendenza inversa, il quoziente intellettivo, con il passare degli anni, anziché aumentare nella popolazione, diminuisce. In molti hanno cercato di dare una spiegazione delle cause di questo fatto, numerose sono state le ipotesi proposte e diversi studi scientifici si sono occupati dell’effetto Flynn inverso.
Nel 2004 in Norvegia fu pubblicato un primo studio, lo stesso fecero in Danimarca nel 2005, attribuendo il calo al ridotto numero di ragazzi che avevano avuto accesso a programmi scolastici di livello avanzato.
Un altro lavoro del 2008 segnalava come a rischio i Paesi in via di sviluppo, mentre lo stesso Flynn nel 2009 attribuì una possibile responsabilità alla alimentazione, in particolare nella popolazione britannica.
Per la prima volta, in una ricerca norvegese del 2018 si attribuiva una parte di responsabilità anche alla tecnologia: oltre alla formazione scolastica e alla diminuzione del tempo dedicato alla lettura, si chiamavano in causa anche l’utilizzo eccessivo di videogiochi e internet.
LE RESPONSABILITÀ DEL WEB
È di questi giorni la pubblicazione del libro “CocaWeb. Una generazione da salvare” del senatore Andrea Cangini, giornalista di professione.
Secondo la sua tesi, il calo del quoziente intellettivo medio è colpa del web, che genera dipendenza come le droghe.
Il volume si basa su un’indagine conoscitiva del rapporto tra la tecnologia digitale e gli studenti realizzata dalla commissione Istruzione al Senato, e raccoglie i contributi di psicologi, neurologi, psicoterapeuti, pedagogisti e sociologi. “L’abuso di social, web, chat, videogiochi stimola il cervello a rilasciare il neurotrasmettitore della sensazione del piacere, come la cocaina. E tutte le attività che si fanno sul web non allenano il cervello”, ha detto Cangini, giornalista ed ex direttore di Qn, sottolineando la necessità di regolamentare il mondo digitale per salvaguardare gli under 14.
“Se non troviamo anomalo consentire a un bambino di bere, fumare o guidare, perché non dovremmo trovare anomalo anche lasciare i minori chiusi nella loro stanza con il web?”. Tra le ipotesi al vaglio, anche quella di “equiparare le grandi compagnie del web alle grandi compagnie del tabacco, incentivandole a investire una percentuale del fatturato in campagne informative per dire che il web fa male ai minori”.
IL RUOLO DELLA SCUOLA
Per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto in video-collegamento alla presentazione del libro, vietare lo smartphone in classe non basta: “La scuola deve educare i ragazzi, e riprendere quella funzione di vita collettiva in cui non c’è bisogno del telefonino. Stiamo lavorando non perché i ragazzi non sappiano usare i vantaggi del digitale, ma per educarli all’uso di questi strumenti”.
Nunzia Ciardi, vicedirettrice dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha messo in guardia sui rischi che i più piccoli corrono online. “C’è un incremento preoccupante di alcuni reati nei confronti non di giovani, ma di bambini. Sono cresciute le denunce di adescamento nella fascia 0-9 anni, significa che ci sono bambini che restano soli davanti allo schermo per un numero di ore tale da consentire l’adescamento”, ha dichiarato. “Sono cresciute anche le denunce di estorsioni sessuali nella fascia 0-13 anni, cioè bambini che hanno inviato immagini sessuali e posi sono stati ricattati”.
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