Il morbo di Parkinson scoperto dalla pelle grazie a intelligenza artificiale e robot
01 Aprile 2022 14:00
Nuove spie rivelatrici nel morbo di Parkinson sono state individuate nelle cellule della pelle grazie a un’innovativa piattaforma tecnologica che integra intelligenza artificiale e robotica.
La tecnica, sviluppata dalla New York Stem Cell Foundation (Nyscf) in collaborazione con Google Research, promette di accelerare la ricerca di nuovi farmaci di precisione non solo per il Parkinson, ma anche per altre malattie al momento incurabili.
I primi risultati ottenuti sono pubblicati su Nature Communications.
“La tradizionale ricerca sui farmaci non sta funzionando molto bene, specialmente per malattie complesse come il Parkinson”, ha spiegato Susan Solomon, amministratrice delegata e co-fondatrice della Nyscf.
“Questa è una dimostrazione ideale del potere dell’intelligenza artificiale per la ricerca sulle malattie”, aggiunge l’ingegnere Marc Berndl di Google Research.
LA RICERCA
I ricercatori hanno sfruttato il vasto archivio di cellule di pazienti del Nyscf e il suo innovativo sistema robotico ‘Nyscf Global Stem Cell Array’ per profilare le immagini di milioni di cellule della pelle (fibroblasti) prelevate da 91 persone, con Parkinson e sane. Il sistema robotico è stato impiegato per isolare e moltiplicare le cellule, colorare le loro diverse componenti e creare migliaia di immagini di microscopia ottica.
La loro analisi, condotta con un sistema di intelligenza artificiale, ha permesso di identificare segni specifici delle cellule dei pazienti con Parkinson.
“Siamo stati in grado di distinguere tra le immagini delle cellule dei pazienti e quelle delle persone sane e tra i diversi sottotipi della malattia”, osserva Bjarki Johannesson, ricercatore di Nyscf. “Potremmo persino prevedere in modo abbastanza accurato da quale donatore proviene un campione di cellule”.
“Questi metodi di intelligenza artificiale possono determinare ciò che le cellule dei pazienti hanno in comune e che potrebbe non essere altrimenti osservabile”, precisa Samuel Yang, ricercatore di Google Research. “Un’altro elemento importante è che gli algoritmi sono imparziali: non si basano su alcuna conoscenza pregressa o preconcetto sul morbo di Parkinson, quindi possiamo scoprire spie completamente nuove della malattia”.
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