Pronto il nuovo messaggio spaziale per gli extra-terrestri. Ma lo capiranno?

06 Aprile 2022 08:00

Numeri, mappe, la struttura a doppia elica del Dna, gli esseri umani riprodotti in un disegno, insieme alle coordinate del Sistema solare e alle frequenze radio per inviare un’eventuale risposta: dopo quasi mezzo secolo è ora di rinnovare il messaggio destinato a eventuali alieni da parte dagli abitanti della Terra.

Il primo era infatti stato inviato nel 1974 dal radiotelescopio di Arecibo e adesso un nuovo “testo” è stato messo a punto dal gruppo internazionale di ricerca guidato da Jonathan Jiang, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, accessibile online sulla piattaforma arXiv, che accoglie articoli che non hanno ancora superato il vaglio della comunità scientifica.
Gli stessi ricercatori hanno anche individuato i due telescopi che raccoglieranno l’eredità di quello di Arecibo, ora distrutto: l’Allen Telescope Array in California, frutto di una collaborazione tra Seti (l’organizzazione scientifica dedicata alla ricerca della vita intelligente extraterrestre) e Università di Berkeley, e il Five-Hundred-Meter Aperture Spherical Radio Telescope (Fast) in Cina, gestito dall’Accademia cinese delle Scienze e che collabora con il Seti.
Al momento, però, entrambi i telescopi sono solo capaci di ascoltare i segnali in arrivo, ma non di inviarli. Di conseguenza, osservano, andrebbero dotati dell’attrezzatura necessaria.
IL MESSAGGIO PER GLI EXTRA-TERRESTRI
Anche il nuovo messaggio per gli extra-terrestri, come quello di Arecibo, si basa su un codice binario, ma un po’ diverso. Progettato dai fisici Yvan Dutil e Stéphane Dumas, il nuovo codice assegna a ogni pixel uno tra due stati possibili (presente/assente) per creare immagini. Su questa base, i ricercatori hanno elaborato l’alfabeto con il quale hanno scritto il nuovo messaggio.
La natura di un sistema binario sembra qualcosa in grado di essere capita da qualsiasi specie intelligente, ma si tratta comunque di una strategia non priva di difetti: quando il primo messaggio di Arecibo venne inviato come test a diversi premi Nobel e ricercatori, nessuno fu in grado di decifrarlo, e non è detto che vi riescano forme di vita aliena. La speranza è che il nuovo alfabeto alieno abbia un maggiore successo.

Il messaggio si apre presentando il nostro sistema numerico e nozioni matematiche di base. Dopodiché, sfruttando la transizione fra diversi stati di un atomo di idrogeno, cerca di spiegare l’idea del tempo per indicare quando la trasmissione è stata inviata dalla Terra; vengono poi presentate la struttura e la chimica del Dna e la vita come la conosciamo. Le pagine finali potrebbero essere le più interessanti, ma anche quelle che hanno meno probabilità di essere capite da un extraterrestre: comprendono due disegni stilizzati di un uomo e una donna, una mappa della superficie terrestre, uno schema del nostro Sistema Solare con le sue coordinate, e infine le frequenze radio da utilizzare per rispondere.

I ricercatori suggeriscono di spedire il messaggio verso una regione centrale della Via Lattea, individuata come la più probabile per lo sviluppo di vita intelligente, e i mesi ideali per l’invio sarebbero marzo o ottobre, quando la Terra si trova a un angolo di 90 gradi tra il Sole e il suo obiettivo: questo massimizzerebbe le possibilità che il messaggio non si perda nel rumore di fondo della nostra stella.

LA RISPOSTA DEGLI ALIENI
Ovviamente, le incognite sono tre. Gli alieni esistono? Nel caso, capiranno il nostro messaggio? E, infine: risponderanno?
Impossibile avere una risposta certa.
Ma due scienziati hanno provato a ragionare sull’ultima domanda.
Abraham Loeb, direttore dell’Institute for Theory and Computation dell’Università di Harvard (Usa), e il suo studente Amir Siraj si sono chiesti se sia ragionevole attenderci notizie dagli extra-terrestri ed eventualmente con che tempistica.
Secondo loro, la probabilità che un’altra civiltà sappia ricevere, decodificare e poi rispondere ai segnali lanciati dalla Terra è inferiore a una su 10 milioni.
Ma se anche tutto ciò si verificasse, secondo i loro calcoli, non riceveremmo un segnale di ritorno non prima di duemila anni. Sempre ammesso che poi gli umani siano in grado di captarlo e decodificarlo.
Una corrispondenza “epistolare” molto difficile, degna della pazienza di due innamorati a distanza degli anni Cinquanta.

[email protected]

 


© Copyright 2024 Editoriale Libertà