Lo stop totale al gas russo costerebbe 3.200 euro all’anno alle famiglie italiane

10 Aprile 2022 05:00

In caso di effettivo embargo del gas russo, a partire dal prossimo autunno si registreranno conseguenze dirette per milioni di famiglie e imprese italiane che costringeranno i cittadini a rivoluzione del tutto le proprie abitudini quotidiane.
Non solo. L’effetto su inflazione e prezzi al dettaglio stimato da Bankitalia in un ottimistico +8% produrrebbe una maggiore spesa annua pari a 3.192 euro a famiglia, con effetti diretti sui consumi, che potrebbero calare fino al 5%.
L’allarme arriva da Assoutenti, dopo l’approvazione della risoluzione sulla Russia da parte del Parlamento Europeo.
“Uno stop alle importazioni del gas russo farebbe sentire i suoi effetti in particolare a partire dal prossimo autunno – analizza Assoutenti – con la riduzione delle disponibilità di energia che porterebbe inevitabilmente ad un razionamento delle forniture che colpirebbe sia le attività produttive, sia le famiglie”.
Nello specifico si andrà verso una limitazione della capacità di consumo di elettricità per uso domestico all’interno delle abitazioni, con una inevitabile riduzione dell’uso di elettrodomestici e apparecchi vari da parte degli utenti.
Per il gas ci sarebbe una probabile sospensione delle forniture presso condomini e abitazioni private in determinati orari del giorno – con la conseguenza che le famiglie non potranno utilizzare acqua calda, cucinare o utilizzare i riscaldamenti oltre un certo orario – e una limitazione generale delle temperature del riscaldamento nelle case come negli uffici pubblici.
Il razionamento delle forniture sulle produzioni, inoltre, avrebbe effetti sui prezzi al dettaglio nel nostro paese, portando l’inflazione all’8% e determinando una stangata da quasi 3.200 euro a famiglia solo come conseguenza dei rincari dei prezzi.
“L’embargo al gas russo rappresenta l’unica soluzione percorribile per slegare l’Italia dalla dipendenza energetica e frenare lo strapotere della Russia – afferma il presidente Assoutenti, Furio Truzzi – ma il governo non può farsi trovare impreparato: deve studiare già da adesso un piano che, in caso di razionamento dell’energia, blocchi i listini dei generi di prima necessità, garantisca i servizi essenziali e il rifornimento di generi alimentari, e accompagni le famiglie verso una riduzione “dolce” dei consumi in grado di limitare il più possibile l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini”.

IL TAGLIO DELLE FORNITURE E IL CROLLO DEL PIL
Lo scenario intermedio, quello di una guerra prolungata ma senza rinunciare al gas di Mosca, taglierebbe la crescita nel 2022 al 2%. Quello più estremo, smettendo di comprare il gas che finanzia la guerra di Putin, farebbe chiudere l’anno con il Pil in calo dello 0,5%.
E’ la Banca d’Italia a tracciare gli scenari per la crescita di fronte allo shock della guerra e al dilemma di come sciogliere la dipendenza energetica da Mosca.
E quel che emerge dal Bollettino economico di Via Nazionale, forse, colpisce per i numeri tutto sommato contenuti, che smentiscono le chiusure di intere filiere produttive, smentendo l’allarme di una buona porzione delle parti sociali.
Con un doppio messaggio di fondo.
Il primo: la sostituzione del gas dalla Russia con altre fonti “richiede anche nette, urgenti decisioni pubbliche”, afferma il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini.
Il secondo: chiudendo completamente l’import di gas russo, secondo il Bollettino, il fabbisogno italiano può essere compensato “per circa due quinti entro la fine del 2022, e senza intaccare le riserve nazionali”.
Aumentando l’import di gas da Paesi come l’Algeria e di Gnl da Usa e Qatar ed estraendo di più dai giacimenti nazionali. Per poi arrivare, potenziando rigassificatori e import da Paesi diversi dalla Russia, a sostituire interamente quel 45% di import coperto oggi dalla Russia.
In 24-36 mesi, conferma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “è ragionevole dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo”.
Certo, un addio immediato a Mosca, secondo Bankitalia, farebbe scendere il Pil di mezzo punto nel 2022 e 2023 e accelerare l’inflazione all’8% (2,3% nel 2023), secondo il più “severo” degli “scenari illustrativi” da Via Nazionale che precisa non trattarsi di nuove previsioni. “Non si possono escludere scenari più sfavorevoli”, si legge nel Bollettino economico con probabile riferimento al quadro bellico che potrebbe allargarsi.

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