Greenpeace: “Dall’inizio della guerra extra profitti da tre miliardi sui carburanti”
13 Aprile 2022 03:57
Dall’inizio del conflitto in corso in Ucraina, secondo Greenpeace le compagnie petrolifere “hanno guadagnato almeno 3 miliardi di euro di extra-profitti dalla vendita di diesel e benzina in Europa”
Secondo l’associazione ambientalista, solo in marzo l’industria petrolifera ha incassato una media di 107 milioni di euro di entrate extra al giorno: 94 dalla vendita di diesel e 13 da quella di benzina).
In Italia le entrate extra delle compagnie petrolifere a marzo sono state in media di 387,5 milioni di euro, pari a 12,5 milioni al giorno: 10,4 dalla vendita di diesel e 2,1 da quella di benzina).
Sono i dati contenuti in un’analisi commissionata da Greenpeace Central and Eastern Europe: “Sebbene i prezzi del greggio siano aumentati da gennaio a marzo di 19,38 centesimi di euro al litro, l’aumento più significativo ha riguardato i prodotti raffinati come il diesel, che ha registrato +30/31 centesimi al litro, e +36,52 alle stazioni di rifornimento”. Anche i prezzi della benzina hanno seguito un trend simile ma più debole.
“È inaccettabile – dichiara Federico Spadini di Greenpeace Italia – che mentre milioni di persone in Europa lottano contro l’aumento delle spese per carburante ed energia senza precedenti, le compagnie petrolifere stiano facendo salire i prezzi per trarre profitti record dalla guerra e dalla crisi energetica che loro stesse hanno contribuito ad alimentare”.
Secondo la ong, l’Unione europea “deve tassare questi enormi profitti, utilizzando le entrate ottenute per sostenere le famiglie più colpite e accelerare la transizione del settore dei trasporti verso forme di mobilità sostenibile e indipendente dal petrolio”.
Il governo italiano, ricorda l’associazione ambientalista, “ha già adottato una tassa sugli extra-profitti, che però deve essere migliorata perché è troppo timida (appena il 10% degli extra-profitti)”.
Greenpeace chiede inoltre alla Commissione Ue di “condurre un’indagine sui recenti aumenti dei prezzi dei carburanti per verificare che non siano dovuti ad accordi di cartello o di fissazione dei prezzi, e alle aziende dell’oil&gas di rendere pubblica l’entità degli extra-profitti accumulati”.
L’INDAGINE SUI RINCARI
Il caro carburanti è sotto la lente della Magistratura italiana. Dopo l’impennata dei prezzi, che il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva definito “irragionevole, una colossale truffa creata dal nervosismo del mercato”, la Procura di Roma aveva aperto un procedimento, affidando gli accertamenti al nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma della Guardia di Finanza.
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