Nel primo anno di pandemia 253mila italiani hanno sviluppato problemi mentali
14 Aprile 2022 05:00
Ciò che in molti sostengono da tempo, ha trovato una conferma scientifica: la pandemia da Covid e tutto quanto collegato (dalle paure di morire ai lockdown) hanno moltiplicato i problemi mentali degli italiani.
Nel corso del solo 2020 sono state 728.338 le persone assistite dai servizi specialistici in salute mentale. Per la maggioranza, 53,6%, si tratta di donne.
Lo rivela il Rapporto sulla salute mentale, rilevazione ministeriale che costituisce la più aggiornata e ricca fonte di informazioni sugli interventi sanitari e socio-sanitari dell’assistenza alle persone adulte con problemi di salute mentale e alle loro famiglie.
Il dato più allarmante e rivelatore dei difficili mesi vissuti durante le prime ondate di Covid riguarda i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta con i Dipartimenti di Salute mentale: nel 2020 sono stati 253.164, di cui il 91,8% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita.
Il tasso di incidenza dei pazienti trattati in rapporto alla va da 34,2 per 10.000 abitanti adulti in Molise fino a 195,4 nella regione Umbria. La media italiana è di 143,4, quella dell’Emilia Romagna è tra le più alte: 189,1.
Il 69% ha più di 45 anni
La composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (69,0%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni, mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46,8% in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe over 75 anni (6,7% nei maschi e 10,7% nelle femmine).
Uomini schizofrenici e dipendenti, donne depresse
L’analisi degli utenti trattati per gruppo diagnostico evidenzia importanti differenze legate al genere.
I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (24,2 per 10.000 abitanti nei maschi e 40,4 per 10.000 abitanti nelle femmine).
Il consumo dei farmaci
Il rapporto tiene conto anche del consumo di farmaci, in particolare antidepressivi, antipsicotici e litio erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta.
Tra gli ansiolitici si registra un lieve aumento del consumo nelle donne, mentre negli uomini si registra una leggera diminuzione. Per gli antidepressivi e gli antipsicotici il consumo è in leggero aumento sia per le donne, sia per gli uomini, mentre per la categoria terapeutica litio si registra un significativo aumento del consumo nelle donne e negli uomini.
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