Riciclaggio e truffe: così le mafie si modernizzano e sfruttano criptovalute e Nft
15 Aprile 2022 14:00
Le consorterie criminali sono interessate “alle più moderne tecnologie e in particolare a tutti gli strumenti che permettono un rapido e invisibile passaggio di denaro, aumentando notevolmente il ricorso a pagamenti effettuati con criptovalute quali i Bitcoin e più recentemente i Monero che non consentono il tracciamento e sfuggono al monitoraggio bancario”.
Lo sottolinea l’ultima relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia.
La relazione cita, come “nuove minacce in tema di riciclaggio anche le procedure degli Nft (non fungible token), allorquando potrebbero essere volte a nascondere la provenienza illecita dei capitali utilizzati per le transazioni”.
Tali pratiche – evidenzia la Dia – si svolgono “in un ambito non ancora normato e per il quale non sono previsti obblighi puntuali in capo ai suoi attori (operatori/utenza)” e “potrebbero agevolmente costituire una nuova ed appetibile opportunità”.
UN GIRO DA QUASI 18 MILIARDI
Un fenomeno, quello dei crimini legati alle criptovalute e agli Nft (leggi cosa sono), approfondito dal sito calcioefinanza.it, che cita la frase di Damian Williams, un procuratore di New York: “Dove ci sono soldi da fare, i truffatori cercheranno modi per rubarli”. Era stato lui, a marzo, ad accusare due ventenni di aver utilizzato gli Nft per frodare e riciclare denaro.
E in questo campo, i soldi si stanno moltiplicando. Secondo l’Nft Market Report 2021 di Nonfungible.com e L’Atelier Bnp Paribas, il giro d’affari lecito ha toccato i 17,7 miliardi nel 2021. Era di appena 82,5 milioni l’anno prima. Impressionante anche la crescita dei venditori (da 31.774 a a 1,2 milioni) e dei compratori (da 75.144 a 2,3 milioni). Il prezzo medio di un Nft è passato da 49 a 807 dollari. E se per vendere un certificato digitale nel 2020 servivano 156 giorni, lo scorso anno sono bastate 48 ore.
LA TRUFFA PIÙ COMUNE
Calcio&finanza tocca un altro aspetto: gli Nft alimentano la cosiddetta Fomo (Fear of missing out), ossia la paura di rimanere fuori dalla corsa all’oro.
Succede di continuo con le criptovalute, con gli utenti poco informati che comprano Bitcoin ai massimi o con progetti che nascono e svaniscono nel giro di qualche settimana.
Per chi vuole truffare con gli Nft funziona più o meno così: vendo gettoni digitali promettendo grandi vantaggi futuri e, dopo aver raccolto un po’ di soldi, chiudo tutto e spariscono dalla circolazione.
IL WASH TRADING
Un altro tipo di truffa è il cosiddetto wash trading, una forma di manipolazione del mercato nella quale venditore e acquirente coincidono. In pratica, si vende un Nft a se stessi utilizzando una triangolazione con altri portafogli digitali. Il portafogli X trasferisce 10mila euro al portafogli Y. Tramite uno dei tanti mercati online, Y compra l’Nft di X per 10mila euro. In questo modo, passaggio dopo passaggio, il mercato complessivo appare più liquido di quello che è (quindi più appetibile) e il valore dell’Nft sale, fino a quando un compratore terzo (reale) lo acquista per un prezzo gonfiato.
Il wash trading non riguarda solo i non fungible token: viene già utilizzato per drogare il prezzo di azioni e criptovalute. Gli Nft, quindi, non innescano un nuovo modus operandi ma lo semplificano, anche perché (al momento) è più libero da regole e controlli.
IL RICICLAGGIO USATO DALLA MALAVITA
Il meccanismo alla base del “lavaggio” di denaro sporco, quello evidenziato dalla Dia, è piuttosto semplice. Ho 10 milioni di euro ottenuti da attività illecite. Compro, a buon prezzo e con soldi puliti, l’Nft di un meme.
Passando per altri portafogli digitali, lo riacquisto da me stesso per 10 milioni di euro. I soldi girano, tornano sempre nelle stesse mani ma con la differenza che adesso sono puliti perché frutto di un’attività legale (la vendita di un’opera d’arte digitale).
L’utilizzo degli Nft per riciclare denaro sporco è ancora limitato. Gli specialisti di Chainalysis lo definiscono “una goccia nel mare” rispetto agli 8,6 miliardi di dollari riciclati tramite criptovalute nel 2021. Per non parlare del giro d’affari del riciclaggio tradizionale.
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