Tumore al seno, diagnosi più precise grazie all’Intelligenza artificiale

25 Aprile 2022 04:54

Diagnosi più precise per il tumore al seno grazie all’intelligenza artificiale (AI), ovvero lo strumento con cui si possono studiare un’enorme massa di dati e trasferirla nella pratica clinica a beneficio dei pazienti.
Attraverso gli algoritmi, in grado di analizzare una grande mole di informazioni, la sensibilità delle mammografie aumenta infatti dell’11,5% e diminuiscono i falsi positivi e quelli negativi.
Le nuove strategie nella cura sono state al centro dell’International Meeting on New Drugs and New Insights in Breast Cancer, al Policlinico Gemelli di Roma, con la partecipazione di circa 200 esperti da tutto il mondo.
Nell’identificazione dei carcinomi mammari, studi condotti negli Stati Uniti hanno evidenziato che, grazie agli algoritmi di deep learning su cui si basa l’AI, è possibile ottenere una riduzione assoluta del 5,7% dei falsi positivi e del 9,4% di quelli negativi.
Non solo. Nel confronto con l’operato di sei radiologi, è stato dimostrato un aumento dell’11,5% della sensibilità. I risparmi per il sistema sanitario sono notevoli.
“Oggi, in Italia, vivono più di 834mila donne dopo la diagnosi di tumore del seno, con una sopravvivenza a 5 anni che raggiunge l’88% – ha spiegato Francesco Cognetti, Presidente di Foce (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi) e di Fondazione Insieme contro il cancro – e dal 2015 al 2021 è stata stimata una riduzione dei decessi pari quasi al 7% per questa neoplasia. Un risultato ottenuto grazie ai programmi di screening e a terapie sempre più efficaci”.
Proprio l’intelligenza artificiale sta aprendo un nuovo mondo ma, affermano gli esperti, “servono linee guida e una struttura di governance a livello istituzionale per rendere operativi in tutto il territorio questi sistemi”.
L’AI, afferma inoltre Luca Boldrini, direttore della facility di ricerca di Radiomica del Gemelli, “può anche rappresentare uno strumento al servizio dell’oncologia di precisione. Le neoplasie della mammella sono caratterizzate da specifiche alterazioni molecolari, bersaglio di terapie mirate. È possibile unire queste informazioni alle migliaia di altri dati clinici disponibili ed inserirli negli algoritmi su cui si basano i modelli di AI per individuare, ad esempio, nuovi biomarcatori oppure realizzare comparazioni tra specifiche variabili e la sopravvivenza delle pazienti, lo stadio di malattia o la risposta alle terapie, creando veri e propri modelli predittivi”.

I PROGRESSI CONTRO LA FORMA AVANZATA METASTATICA
Anche nel trattamento del tumore del seno avanzato i progressi sono notevoli: “Nel nostro Paese vivono più di 37mila persone con carcinoma mammario metastatico, una cifra in costante aumento grazie ai nuovi trattamenti ed il 30% di queste pazienti infatti è vivo a 5 anni dalla diagnosi”. Lo ha affermato Giovanni Scambia, Direttore scientifico Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, in occasione del convegno internazionale di Roma.
Nella malattia metastatica diffusa, rileva, “riusciamo a ottenere remissioni prolungate, per cui per molte donne si può parlare di cronicizzazione con una buona qualità di vita. Non è raro trovare pazienti vive anche a oltre 10 anni dalla diagnosi”.
Questi risultati, sottolinea, “possono essere migliorati, superando gli ostacoli ancora presenti nell’assistenza. È fondamentale che la valutazione della neoplasia metastatica avvenga da parte di gruppi multidisciplinari. Tutte le pazienti devono essere trattate nelle Breast Unit, cioè in Centri di Senologia, dove è più alta l’adesione alle linee guida, migliore l’esperienza degli specialisti ed è garantita l’adozione di un approccio multidisciplinare. È dimostrato che, in questi centri, la sopravvivenza è migliore”.
“Sono diversi i sottotipi di carcinoma mammario, definiti in relazione alle alterazioni molecolari – ha aggiunto Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center del Gemelli – e questo ci consente di scegliere in maniera altamente selettiva il trattamento in relazione alle caratteristiche di ogni sottogruppo”.
Gli screening mammografici e la maggiore sensibilizzazione delle donne all’adesione a questi programmi di prevenzione secondaria, poi, hanno portato, negli ultimi anni, a un consistente incremento di diagnosi di carcinomi in stadio precoce, ha chiarito Riccardo Masetti, direttore Chirurgia senologica del Gemelli e presidente di Susan G. Komen Italia: “Vanno recuperati quanto prima i ritardi accumulati durante la pandemia, pari a quasi 5 mesi”.
Infine “è importante stimolare interazioni tra scienziati di diversi Paesi e fornire loro i mezzi necessari per svolgere attività di ricerca”, ha concluso Ahmad Awada, direttore dipartimento Oncologia al Bordet Cancer Institute di Bruxelles.

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