Effetto lockdown sui giovani: aumentano i fumatori,
uno su cinque non fa sport

08 Maggio 2022 05:00

La buona notizia che arriva dell’indagine “Aspetti della vita quotidiana” dell’Istat, dedicata ai fattori di rischio per la salute, è che la pandemia e in particolare il lockdown non hanno peggiorato le abitudini di vita degli italiani.
Quella negativa è che restano pessime.
L’analisi, condotta su 45mila persone, si è concentrata su quattro fattori di rischio: il peso in eccesso, l’abitudine al moto, il fumo e il consumo di bevande alcoliche.
La rilevazione mostra che il 46,2% della popolazione con più di 18 anni è lontana dal peso forma: nello specifico il 34,2% è in sovrappeso e il 12% è obeso.
Valori elevati, ma in linea con il periodo pre-pandemia.
Un leggero peggioramento si è registrato invece sul fronte del fumo.
In tal caso, la pandemia, già nel 2020, aveva interrotto la discesa del numero di fumatori, che aveva toccato il minimo nel 2019 (18,4% di fumatori sulla popolazione con più di 14 anni). Nel 2021 la quota di fumatori è risalita al 19%.
Sono invece il 33,7% gli italiani con più di tre anni che nel 2021 non hanno praticato né sport né attività fisica, in miglioramento di 2 punti percentuali rispetto al 2019.
Stabile, invece, il consumo di alcol fuori dai pasti: dopo un aumento nel 2020 (31,7%), nel 2021 si è tornato ai livelli pre-pandemia (30,7%).
Se per la popolazione generale la pandemia non ha avuto grandi effetti, un impatto negativo sugli stili di vita sembra essersi invece verificato tra i giovani.
Specie per quel che riguarda il fumo e i livelli di attività fisica.
Nel primo caso, i fumatori hanno toccato il 6,6% nella fascia di età 14-17 anni rispetto al 5,9% del 2019 e il 23% nella fascia 18-19 anni (rispetto al 18,6% del 2019).
Ancora più marcati gli effetti sull’attività fisica: nel 2021 non ha svolto né sport né attività fisica il 24,9% dei bambini tra i 6 e i 10 anni (rispetto al 18,5% del 2019), il 21,3% di quelli tra 11 e i 14 anni (rispetto al 15,7) e il 19,9% dei ragazzi tra 15-17 anni (rispetto al 18,7%).
Intanto, Cittadinanzattiva nell’annuale “Rapporto civico sulla salute’ ha lanciato l’allarme: nel 2021 più di un cittadino su dieci ha rinunciato alle cure della sanità pubblica a causa delle inefficienze del servizio sanitario.
Liste di attesa per le cure ordinarie, ritardi nell’erogazione degli screening e dei vaccini, carenze nella assistenza territoriale sono le difficoltà segnalate più di frequente.

LA SITUAZIONE IN EUROPA
C’è un’epidemia silenziosa che colpisce le persone in Europea: è fatta di sovrappeso e obesità.
Si stima abbiano un ruolo in più di 1,2 milioni decessi ogni anno, pari a oltre il 13% della mortalità totale tra i cittadini europei.
A lanciare l’allarme è l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha presentato un nuovo Rapporto in cui si evidenzia come nessuno degli Stati Ue sia attualmente sulla buona strada per fermare l’aumento di peso tra la popolazione. Oggi in Europa il 59% degli adulti e quasi un bambino su tre sono in sovrappeso o, peggio, obesi.
Il fenomeno non risparmia neanche i bambini più piccoli, tanto che si stima che il 7,9% nella fascia di età inferiore ai 5 anni soffra di un eccesso di peso.
La prevalenza aumenta nella fascia di età 5-9 anni, con un bambino su otto obeso (11,6%) e quasi uno su tre in sovrappeso (29,5%).
Durante l’adolescenza si registra una diminuzione della prevalenza (il 7,1% nella fascia di età 10-19 anni è obeso e il 24,9% è in sovrappeso).
I tassi di sovrappeso e obesità tornano tuttavia a salire in età adulta, fascia in cui si registra un tasso di obesità del 23%.
L’OBESITÀ CAUSA ALTRE MALATTIE 
L’Oms ricorda come obesità e sovrappeso siano associate a un alto numero di malattie: sono per esempio coinvolte nell’insorgenza di 200.000 nuovi casi di cancro all’anno e si stima che causino il 7% degli anni totali vissuti con disabilità in Europa.
Cifre destinate a crescere nei prossimi decenni, se si considera che, secondo l’Oms, per alcuni paesi della regione l’obesità supererà il fumo come principale fattore di rischio per il cancro prevenibile. Per contrastare quella che definisce “epidemia di sovrappeso e obesità” l’Oms sollecita gli Stati membri ad adottare misure efficaci (come tassare le bevande zuccherate o facilitare l’accesso ai servizi dedicati alla salute alimentare) e politiche in grado di migliorare le abitudini alimentari e di aumentare l’attività fisica nel corso della vita, a partire dalla più tenera età.
IL FALLIMENTO DELLE DIETE
Proprio a fronte di questi dati, è ancora più d’impatto la  ricerca dell’università gallese di Cardiff presentata al Congresso europeo sull’obesità a Maastricht (Olanda): tre quarti delle persone che decidono di perdere peso non riescono a diminuire neppure del 5% de proprio peso. Addirittura, circa un terzo guadagna peso durante la dieta.
Non solo: la maggior parte di coloro che sono sovrappeso e riescono inizialmente a dimagrire, nel lungo periodo recupera i chili persi, spesso con gli interessi.

“Il problema non è solo degli obesi, ma anche delle diete”, ha detto a Repubblica Laura Di Renzo, direttrice della scuola di specializzazione in Scienze dell’alimentazione all’Università di Roma Tor Vergata e autrice di vari libri (anche di ricette) sulla dieta mediterranea. “In questo campo — spiega — la scienza sta facendo passi avanti. Ma non sempre le nuove ricerche arrivano ai pazienti in tempi rapidi. Il risultato è che la dieta viene vista come una penitenza. L’obiettivo non deve essere perdere peso, ma diminuire la massa grassa e aumentare la massa muscolare, che è metabolicamente attiva. Non sono analisi facili, né economiche, ma servono a far partire una dieta con il piede giusto”.

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