Nelle auto elettriche del futuro addio ai freni con tamburi o dischi
21 Maggio 2022 14:00
Nei modelli elettrici di prossima generazione è possibile che una componente storica delle auto, l’impianto frenante con tamburi o dischi in corrispondenza degli assali prima e di ogni ruota poi, sparisca del tutto.
Una vera rivoluzione tecnica di cui si parla da tempo e che punta a semplificare ulteriormente la costruzione e ad abbassare i costi industriali, oltre che a eliminare una importante fonte di inquinamento, ossia le polveri sottili che derivano dall’attrito delle pastiglie contro i dischi.
“Una conferma della possibilità che si arrivi in tempi brevi a questa eliminazione – scrive l’autorevole magazine Usa GreenCar Report – arriva dal concept DS Automobiles E Tense Performance, recentemente passato dallo stato di maquette di stile a prototipo di collaudo”.
DS E Tense Performance è infatti dotato, grazie alla derivazione dalla monoposto di Formula E, di un potentissimo sistema di frenata rigenerativa che trasforma i motori in generatori/rallentatori e che fornisce energia fino a 600 kW, praticamente la stessa del suo sistema a doppia unità che eroga una potenza di 815 Cv.
Sebbene DS affermi che il prototipo è dotato anche di un sistema frenante convenzionale di Formula E, questa presenza è completamente ridondante e l’effetto rigenerativo viene utilizzato per fermarsi completamente.
Oggi tutti, o quasi, i modelli elettrici o ibridi permettono decelerazioni senza ricorso ai freni anche importanti, attraverso la tecnica di guida “one pedal”.
La maggior parte dei sistemi si basa su una miscelazione dei due impianti freni per inserire gradualmente le pastiglie di attrito, o per consentire una frenata di emergenza molto brusca. Alcuni produttori di veicoli a batteria elettrica, tra cui Tesla e Lucid, hanno scelto di mantenere l’uso dei dischi agendo sul pedale del freno.
“Restano diversi problemi da risolvere – afferma GreenCar Report – come quello della frenata rigenerativa quando il pacco batteria è al 100%, e questo semplicemente perché l’accumulatore non può essere ulteriormente caricato. E poi la necessità di cambiare le attuali normative sui veicoli a motore, elettrico compreso, che impediscono a livello omologativo questa eliminazione”.
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