Inesauribile e pulita: nel 2025 primo impianto per l’energia a confinamento magnetico
01 Luglio 2022 14:00
Pulita, sicura e praticamente inesauribile.
È l’energia del futuro a cui sta lavorando l’Eni con Commonwealth Fusion Systems, spin-out del Massachusetts Institute of Technology, di cui il colosso italiano è maggiore azionista e che vanta anche il sostegno di Bill Gates.
Cfs ha come obiettivo quello di velocizzare l’applicazione industriale dell’energia nata dalla fusione a confinamento magnetico, che riproduce i principi tramite cui il Sole genera la propria energia e che occupa un ruolo strategico nella strada per la decarbonizzazione.
I dati non lasciano adito a dubbi sul fatto che si possa trattare di una rivoluzione: un chilogrammo di “carburante da fusione” produce infatti la stessa energia di 8.500 tonnellate di benzina e senza produrre gas serra.
Una volta create le condizioni opportune, con la fusione – procedimento opposto alla fissione nucleare – i nuclei di elementi leggeri (come trizio e deuterio, isotopi dell’idrogeno) raggiungono uno stato della materia – il plasma – nel quale possono superare le forze repulsive e fondersi in un nucleo di elio, rilasciando più energia per unità di massa rispetto alla fissione.
Un processo analogo a quello alla base della generazione di energia nel Sole e nelle stelle.
Il vantaggio dell’energia da fusione è che non emette gas a effetto serra e che è virtualmente inesauribile in quanto utilizza come combustibile una miscela di elementi facili da reperire, ovvero il deuterio ricavato dall’acqua di mare e il trizio ottenibile da una reazione fisica con il litio.
Ma la fusione allo stesso tempo è molto difficile da replicare artificialmente sulla Terra perché richiede di portare gli isotopi di idrogeno a temperature elevatissime: oltre 100 milioni di gradi. È a quelle temperature, infatti, che gli isotopi di idrogeno perdono gli elettroni, trasformandosi in plasma e i loro nuclei si fondono per liberare energia.
Per arrivare a controllare la continuità della fusione in un impianto per la produzione di energia si sta studiando la tecnologia del confinamento magnetico che, come dice il nome, impiega campi magnetici potentissimi per gestire il plasma in cui avviene la fusione.
Il primo obiettivo di Cfs è costruire e testare entro il 2025 il primo impianto pilota per la produzione di energia da fusione a confinamento magnetico.
Si chiamerà Sparc – al momento è in via di costruzione non lontano da Boston – e permetterà di studiare la gestione della potenza e la stabilità del plasma.
Sparc farà da banco di prova di Arc, il primo reattore su scala industriale completo dei sistemi per la raccolta di neutroni e per la produzione di energia e in grado di immettere in rete elettricità a zero emissioni.
Eni ha acquisito una quota nel capitale di Cfs nel 2018, divenendone il maggiore azionista, e nel 2021 ha partecipato al nuovo round di raccolta fondi. Oltre a fornire il sostegno finanziario, Eni è parte del consiglio di amministrazione e contribuisce in risorse e know how industriale e scientifico.
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