Edoardo Di Pietro, il primo laureato italiano (anche) nel Metaverso
05 Luglio 2022 14:00
Laureato con un voto di 109: ottimo risultato per Edoardo Di Pietro, di Colle Val d’Elsa (Siena), iscritto a Torino al corso di studi magistrali in Comunicazione, Ict e Media.
Certamente un ottimo risultato, ma non sarà per questo che la laurea di Edoardo passerà alla storia: lo studente toscano infatti è stato il primo italiano a discutere la tesi nella realtà (situazione normale) e contemporaneamente nel Metaverso: ed ecco la particolarità.
Dal Campus Einaudi di Torino Edoardo e il relatore Michele Cometto si sono collegati alla stanza predisposta allo scopo sulla piattaforma Spatial.io, che ha creato a forma di arena: con lui nella “realtà” i genitori ed il fratello Giulio, mentre nell’aula virtuale il pubblico era formato da una quarantina di persone: amici, parenti lontani impossibilitati a seguire la discussione a Torino, e soprattutto la fidanzata di Edoardo, Caterina. La ragazza infatti si trova attualmente in Giappone per seguire il proprio percorso di studi, e grazie alla piattaforma virtuale ha potuto comunque essere vicina al compagno.
In merito, dopo la proclamazione, Edoardo ha dichiarato: «Ho scelto questo percorso di studi per la mia passione per la tecnologia e l’innovazione e ho deciso di discutere la tesi non solo dal vivo ma anche attraverso il mio avatar anche per le persone a me care che non hanno potuto venire a causa delle restrizioni. Erano collegati i miei amici e i miei parenti in Toscana e la mia ragazza».
Interessante, e decisamente “centrata”, la tesi di Di Pietro: “Tra presente e futuro: l’impatto del Metaverso sulla società. Analisi e applicazioni del caso studio Tembo su Minecraft”.
Un commento è stato rilasciato anche dal docente Cometto, presente insieme ad Edoardo e altri due docenti, oltre naturalmente agli spettatori, anche nel Metaverso: «Quello di Edoardo è uno studio per capire cosa abbiamo davanti a noi. È un momento di assoluta sperimentazione, quello che sarà lo vedremo nei prossimi 5 o 10 anni».
La coesione tra la realtà “reale” e quella virtuale è al centro anche di un innovativo programma lanciato dall’Università di Stanford: il corso “Communication 166/266 Virtual People” infatti si tiene completamente a distanza, ma rimane immersivo grazie all’utilizzo degli Oculus di Facebook.
«In Virtual People, gli studenti non possono provare la realtà virtuale solo una manciata di volte. La realtà virtuale diventa il mezzo su cui fanno affidamento”, ha affermato il professor Jeremy Bailenson, docente del corso e da anni studioso di realtà virtuale.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE