Domani si apre il bando agrisolare per il fotovoltaico nelle aziende agricole
26 Settembre 2022 05:00
Si apre a mezzogiorno di domani l’attesissimo bando ministeriale per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale.Si tratta di una misura prevista dal Pnrr, nota come parco “Parco Agrisolare”, le domande dovranno essere presentate attraverso il portale messo a disposizione dal Gse (accessibile dall’Area clienti) attraverso le credenziali Spid. Il caricamento delle proposte sarà possibile fino alle 12.00 del 27 ottobre 2022.Il provvedimento è finalizzato a sostenere gli investimenti nelle strutture produttive del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale al fine di rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruire nuovi tetti isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione o di raffreddamento, installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori.Le agevolazioni verranno concesse mediante una procedura a sportello sino ad esaurimento delle risorse disponibili, che ammontano a 1,5 miliardi di euro.
Coldiretti ha stimato a livello nazionale circa 20mila interventi su stalle e cascine, nella nostra provincia sono stati almeno 250 coloro che hanno partecipato alle riunioni informative organizzate in città e nelle sedi distaccate dall’associazione. L’opportunità è interessante, ma le difficoltà tecnico-burocratiche non mancano. “Abbiamo spiegato a tutti come premessa – dice Luca Piacenza, vicedirettore e responsabile dell’Area tecnica della Coldiretti provinciale – che non si tratta di un bando “speculativo”, ma tarato sul consumo medio storico. Quindi si rivolge non tanto alle aziende agricole “pure”, quanto piuttosto a quelle zootecniche da latte, ai caseifici e quelle vitivinicole, che stanno affrontando costi enormi dovuti al controllo delle temperature nel processo di fermentazione, visto il caldo anomalo che ci ha investiti”.
Proprio le maxi-bollette dell’energia hanno moltiplicato l’interesse degli imprenditori agricoli per questi contributi: “Purtroppo quasi tutti sono alle prese con questo gravissimo problema già da gennaio – aggiunge Piacenza – in molti hanno visto le spese triplicate e quindi cercano tutte le vie per alleggerirle. Il bando prevede un contributo di 1.500 euro per ogni kilowatt installato, a cui si possono sommare mille euro per ogni kilowatt di batterie da accumulo e 700 euro per ogni kilowatt sui tetti bonificati dall’amianto e coibentati. Ma, come abbiamo visto, non tutti hanno le giuste caratteristiche per un investimento che, al netto degli incentivi, resta importante”.
C’è poi un’altra incognita: “Allegata alla domanda, ci devono essere il progetto e la relazione di un tecnico. E nella nostra provincia, come mi risulta altrove, non è stato semplice trovarli, visto il boom generale di fotovoltaico civile e industriale. Quindi c’è stata una sorta di “caccia” alla ditta. Più in generale, si può dire che l’agricoltura piacentina è già avanti in tema di rinnovabili, tra pannelli già installati e impianti a biogas i nostri associati sono sempre stati molto attenti a questa tematica, non solo per motivi economici”.
Tra questi, c’è anche l’azienda agricola gestita dalla famiglia del giovane Enrico Montanari nel comune di Gragnano: “Abbiamo installato i pannelli nel 2010 – spiega – ma stiamo valutando di ampliare l’impianto, visto che ci siamo allargati e le esigenze sono aumentate. L’obiettivo è quello di renderci quasi interamente autosufficienti, in questo momento ci sono troppi costi e incertezze legati all’energia. Ormai questi investimenti non sono più legati ai possibili guadagni dagli incentivi, ma servono per abbassare una voce che pesa drammaticamente su molte imprese”.
Anche Confagricoltura Piacenza ha ricevuto molte richiesti di informazioni e chiarimenti da parte dei proprio soci in merito al bando “agrisolare” che si apre domani.
“Il giudizio generale è positivo – commenta il presidente provinciale Filippo Gasparini – anche sono emerse due criticità: alcuni passaggi del testo non pienamente chiari e la mancanza di professionisti che possano affiancare le imprese. Due aspetti da sottolineare sono, invece, la possibilità di rimuovere l’amianto, presente ancora in diverse strutture, e quella di vendere la produzione in eccesso, sempre parametrata ai consumi storici. Ciò interessa soprattutto le stalle”.
Proprio le stalle sono al centro dell’aspetto più critico sollevato da Gasparini: “Secondo me si è persa un’occasione di spingere forte sulle rinnovabili, parametrando l’installazione ai consumi storici. In questi anni le strutture per la zootecnia si sono molto evolute e allargate, quini avremo decine di casi di tetti coperti dal fotovoltaico solo per una minima percentuale. Si poteva pensare a un meccanismo parallelo per incentivare a utilizzare tutta la superficie coperta, peraltro già costruita, quindi senza ulteriore cementificazione. E si sarebbero anche aiutate tante aziende”.
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