I lavoratori “green” in Italia sono più di tre milioni, il 34% dei nuovi assunti
26 Ottobre 2022 05:00
In Italia sono 3,1 milioni i “green jobs”, che rappresentano il 13,7% degli occupati.
È quanto emerge dal rapporto GreenItaly, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, secondo il quale nel 2021 l’occupazione green non è stata in grado di differenziare il proprio andamento rispetto alla dinamica occupazionale generale, interrompendo il trend di crescita riscontrato negli ultimi anni.
I contratti relativi ai green jobs – con attivazione 2021 – rappresentano il 34,5% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte, che si rispecchia in una domanda predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto.
A fine anno gli occupati che svolgono una professione “verde” erano pari a poco più di tre milioni, concentrati per oltre la metà al nord.
Energia rinnovabile
Il rapporto spiega poi che nel 2021 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel mondo è stata pari al 28,3% del totale, con eolico e solare quintuplicati in 10 anni.
In Italia – nel 2021 – il 36% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 113,8 TWh.
Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030. La nuova potenza installata nel 2021 è stata di 1.351 MW: sotto 1 GW di fotovoltaico (935 MW, 69,2% delle nuove installazioni), 404 MW di eolico che torna appena ai livelli pre-pandemia (29,9% installazioni), 11 MW di idroelettrico (0,9%), mentre bioenergia e geotermia rimangono stabili. Qualche segnale positivo arriva dal primo semestre 2022 in cui l’Italia ha comunque già connesso oltre 1 GW di potenza fotovoltaica, entrando tra i 18 Paesi al mondo a superare la soglia di 1 GW/anno. Ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Gli investimenti green
Sono oltre 531mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 40,6% delle imprese nell’industria ha investito, valore che sale al 42,5% nella manifattura. Le imprese eco-investitrici sono infatti più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2022 contro un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito) percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).
L’economia circolare
L’Italia è leader nell’economia circolare con un avvio a riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 83,4% (2020): un risultato ben superiore alla media europea (53,8%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%). A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia – specialmente nel comparto cartario – che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate. Tuttavia, in alcuni settori l’Italia deve ancora far ampio affidamento sulle importazioni di materia seconda dall’estero. Buone anche le performance complessive del sistema produttivo italiano, che a parità di valore prodotto genera meno rifiuti, con 47,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto (2020), seconda solo alla Spagna (40,7), e un tasso d’uso di materia seconda del 21,6% (2020), che si avvicina al primato della Francia (22,2%). A questi si aggiungono i primati nella produttività nell’uso di materie prime (PIL/Consumo domestico di materia), nella produttività per consumi energetici (PIL/consumo lordo energia), e un buon posizionamento relativo all’efficienza delle emissioni (CO2eq/PIL).
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