Costi, efficienza e affidabilità: così si smentiscono i “falsi miti” sulle rinnovabili
11 Dicembre 2022 05:00
Contro i “Falsi miti sulle rinnovabili” è nata la prima piattaforma on line che promuove un’informazione chiara e fondata su dati scientifici, ideata da Italy for Climate (I4C), centro studi della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Sono 5 le tesi smentite.
1) Sono marginali
Secondo le voci critiche, le fonti rinnovabili sarebbero una tecnologia di nicchia, destinata a rimanere marginale nel mondo della generazione elettrica, in cui invece i grandi numeri li fanno e continueranno a farli carbone e gas e, forse, un domani il nucleare.
La risposta che fornisce l’associazione sta principalmente nei numeri: «Le rinnovabili sono le uniche fonti a crescere e negli ultimi dieci anni sono passate da meno del 20% della produzione elettrica mondiale a quasi il 30%. Negli ultimissimi anni più dell’80% della nuova potenza installata per produrre elettricità è rinnovabile e circa il 70% degli investimenti mondiali nella produzione di elettricità è andato alle fonti rinnovabili. E questi numeri migliorano ogni anno che passa».
2) Costano troppo
È probabilmente il “mito” più utilizzato, sostenendo che uno sviluppo eccessivo delle fonti rinnovabili avrebbe un impatto insostenibile sulle bollette di famiglie e imprese.
Ma eolico e fotovoltaico, le tecnologie su cui si punta di più per la crescita nel breve e medio termine delle fonti rinnovabili, hanno raggiunto costi di generazione competitivi con quelli dei sistemi di generazione fossili e nucleari ben prima della crisi dei prezzi dell’energia iniziata nel 2021. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, produrre mille kWh con eolico on-shore o fotovoltaico in Europa costa tra 50 e 55 dollari, un terzo rispetto a gas e nucleare e un quarto rispetto al carbone.
3) Rischiamo di restare al buio
Il timore è che un sistema basato principalmente sulle fonti rinnovabili sia incapace di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di un Paese esponendo al rischio di rimanere senza elettricità nel momento del bisogno.
Ma diversi Paesi già oggi riescono a produrre tutta o quasi l’energia elettrica di cui hanno bisogno da fonti rinnovabili, anche se nessuno lo fa unicamente con eolico e fotovoltaico, bensì sfruttando anche altre fonti rinnovabili programmabili a cominciare dall’idroelettrico.
4) Rovinano il paesaggio
Una posizione trasversale, che va dalla politica ad alcune associazioni ambientaliste.
“In realtà – ribatte Italy for Climate – anche immaginando di produrre tutta l’elettricità che ci servirà da qui ai prossimi 20-30 anni con eolico e fotovoltaico, la superficie di cui avremmo bisogno sarebbe molto meno dell’1% del territorio nazionale e in gran parte potrebbe essere assorbita dal 7% della superficie che già oggi è coperta da edifici, trade e altre infrastrutture”.
5) Rischio occupazione
C’è chi teme che una transizione eccessivamente rapida e profonda verso le rinnovabili, come quella che sarebbe necessaria per rispettare gli impegni climatici e raggiungere l’obiettivo net-zero entro metà del secolo, produrrebbe uno spiazzamento dell’industria italiana, riducendo al competitività delle nostre imprese con impatti negativi sulla economia e sulla occupazione. “In realtà – rispondono gli esperti – la maggior parte delle analisi e degli studi esistenti afferma esattamente il contrario, ossia che un aumento anche rapido delle fonti rinnovabili a scapito dei combustibili fossili produrrebbe nel complesso importanti benefici sia economici che occupazionali. Questo vale ancora di più per un Paese come l’Italia, fortemente dipendente dalle importazioni di combustibili fossili, con flussi economici ingenti verso l’estero”.
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