Sostenibilità, la sociologa ambientale Balzan: «L’impatto zero non esiste»
17 Dicembre 2022 14:00
Ada Rosa Balzan è sociologa ambientale, docente per numerose università e business school, nonché fondatrice di Arb, società benefit per azioni in grado di misurare la sostenibilità.
In poche parole è una delle maggiori esperte italiane sui temi della sostenibilità, il suo ultimo libro “L’impatto zero non esiste”.
In tema di sostenibilità servirà un salto culturale per passare dall’estemporaneità di singole azioni, anche virtuose, a un approccio, come sostiene lei, scientifico?
“Serve una cultura della sostenibilità, che sembra una parola astratta, ma è uno strumento di gestione dell’azienda. Intanto bisogna dire che cos’è. Primo non c’è solo l’aspetto green, sarebbe riduttivo. Mi spiego meglio con un altra parola: biologico. Può essere sostenibile, ma anche no. Biologico è solo inerente la procedura che si deve rispettare per arrivare a certificare il prodotto come tale, ma se manca l’aspetto sociale, ad esempio faccio lavorare persone in nero, il prodotto è biologico, ma non sostenibile. Quindi sostenibilità include sempre aspetti sociali, di gestione aziendale e l’ambiente”.
Il titolo del libro è forte se pensiamo a come l’argomento green sia diventato quasi politicizzato…
“Ma è così. Ogni nostra azione produce un impatto ambientale, sociale, e sulla governance. Io magari butto la bottiglia di plastica nel cestino; tuttavia se non c’è un sistema che valorizza il recupero della plastica, si ferma il valore della sostenibilità. Serve un’ottica a 360 gradi che guardi all’ambiente, al territorio, a come si trattano i lavoratori. Abbiamo fatto campagne “plastic free” prima del Covid, facendo passare il messaggio che se avessimo levato la plastica avremmo risolto i problemi mondiali dell’ambiente, e poi siamo andati al monouso per la tutela della nostra salute, soprattutto nella sanità”.
Nel libro sostiene che c’è un nesso tra rispetto dei criteri Esg e buone performance economiche.
“Banca d’Italia, nel maggio 2019, nel sostenere la necessità di dare valore a investimenti sostenibili, citò 2.220 ricerche accademiche che dimostrano la diretta correlazione fra rispetto dei criteri Esg e performance economica. C’è un altro passaggio poco conosciuto dai più: la sostenibilità è analisi e misurazione dei rischi. Quando facciamo l’analisi con SI rating portiamo spesso in evidenza cose che l’imprenditore non sapeva o sottovalutava. Se riconosci i pericoli, sbagli meno e dunque migliori il risultato aziendale”.
Nel libro parla di quattro C: capire, costruire, concretizzare, comunicare. E’ questo il percorso?
“Il nostro algoritmo indica la strada che una azienda deve poter fare. Otto volte su 10 nelle aziende con cui ci confrontiamo, mi dicono “non pensavo che fosse anche un tema sociale” la sostenibilità. Si inizia dunque col capire, col conoscere il perimetro in cui muoversi e le parole chiave tipo neutralità climatica, tassonomia europea, ad esempio per la parte ambientale. Poi entriamo nei temi sociali e quindi welfare personalizzato, parità di genere. E nel costruire, mettiamo a terra come applicare ad esempio un sistema di gestione ambientale-sociale. Esempio: valutando se si può utilizzare una materia prima recuperata o usarne semplicemente meno o invece di un certo prodotto, se ne può utilizzare uno simile magari realizzato da un laboratorio di ragazzi disabili della zona”.
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