Da viola a verde: per la Ue l’idrogeno ottenuto con il nucleare diventa sostenibile

14 Febbraio 2023 14:00

L’idrogeno verde nell’Unione europea si potrà ottenere anche usando l’elettricità prodotta dall’atomo.
È una delle proposte incluse negli atti delegati della Commissione europea sui criteri tecnici per definire l’idrogeno rinnovabile, pezzo sempre più importante del Green Deal.
L’idrogeno a basso costo è il sogno delle industrie energivore europee, con quelle siderurgiche in testa.
La Commissione pensa a una Banca dell’idrogeno e il Fondo per l’innovazione dell’Ets sosterrà con 800 milioni di euro la prima asta a premio fisso per la produzione di idrogeno rinnovabile.
La Francia è stato il più importante lobbista per l’idrogeno green con l’atomo. Attualmente quello ottenuto con il nucleare è chiamato idrogeno viola.
Oggi Parigi rivendica una “grande vittoria”, ascrivendone il merito al ministro per la Transizione energetica Agnès Pannier-Runacher, che per mesi ha insistito con la Commissione Ue per veder valorizzato il nucleare nazionale.
Il che spiega anche perché l’atto delegato sulla “addizionalità”, cioè sui criteri per assicurare che l’idrogeno Ue sia prodotto in misura sempre crescente da capacità supplementare di rinnovabili, ha impiegato oltre sette mesi a vedere la luce.
“Ci è voluto tempo perché la nostra è una soluzione equilibrata a una questione complessa” spiegano dalla Commissione, precisando che l’idrogeno fatto con il nucleare “non sarà conteggiato come rinnovabile, ma sarà considerato come a basse emissioni di Co2”.
“Sfumature”, replicano da Parigi, senza dare particolare peso alla precisazione di Bruxelles.
Con i criteri individuati, sostiene lo staff di Pannier-Runacher, la Commissione “riconosce alla Francia, e alla Svezia, di avere il sistema elettrico più decarbonizzato d’Europa e di non aver bisogno di capacità addizionale di rinnovabili per produrre idrogeno pulito”. Ora, rilancia Parigi, si deve applicare “la stessa logica” al negoziato in corso sulla nuova direttiva rinnovabili, attualmente in stallo proprio per la mancanza dell’atto delegato sull’idrogeno rinnovabile.
Senza contare che l’idea di non fare più differenza tra rinnovabile, pulito e a basse emissioni non piace a Germania e Spagna.
L’H2Med, progetto di interesse Ue di un gasdotto per trasportare idrogeno che vedrebbe uniti Portogallo, Spagna, Francia e Germania, è ancora sulla carta ma già scricchiola.
Ong e industria provano a guardare oltre. “Garantire che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto da fonti supplementari di elettricità rinnovabile è stato un argomento chiave negli ultimi anni – dice Marta Lovisolo della Fondazione Bellona – sebbene l’elettricità nucleare potrà essere considerata rinnovabile, siamo sollevati dal fatto che l’addizionalità sia comunque una parte fondamentale dell’atto delegato”. “Una regolamentazione tutt’altro che perfetta è meglio di nessuna regolamentazione – dice Jorgo Chatzimarkakis dell’associazione di settore Hydrogen Europe – finalmente c’è chiarezza per l’industria e gli investitori e l’Europa possono dare il via al mercato dell’idrogeno rinnovabile”.

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