Con lo smart working risparmiati 600 chili
di Co2 a testa all’anno
06 Marzo 2023 05:00
Lo smart working è una delle grandi eredità lasciate dai momenti più duri della pandemia da Covid. Non sempre amato da aziende e personale, il lavoro a distanza ha portato e potrebbe portare un indubbio beneficio per l’ambiente.
C’è chi ha fatto il conto: con due giorni a casa per settimana, tenendo conto di 100 giorni lavorativi, si parla di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno emessa da ciascun lavoratore.
A ciò, si aggiungono con notevoli risparmi in termini di tempo “perso” per spostamenti e attese (circa 150 ore all’anno), distanza percorsa (3.500 chilometri) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio).
È quanto emerge dallo studio diEnea sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento nel quadriennio 2015-2018, pubblicato sulla rivista internazionale Applied Sciences.
“Nel nostro Paese circa una persona su due possiede un’autovettura, vale a dire 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che pone l’Italia al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione, dopo il Lussemburgo”, spiega Roberta Roberto, ricercatrice Enea del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine, insieme ai colleghi di altri settori dell’Agenzia Bruna Felici, Alessandro Zini e Marco Rao.
In Italia i trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi tutte (93%) provengono dal trasporto su gomma, con le automobili a fare la parte del leone (70%). “Il lavoro agile e tutte le altre forme di lavoro a distanza, tra cui lo smart working, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche e quartieri considerati dormitorio”, aggiunge.
In base alle risposte di un campione di 1.269 dipendenti pubblici operanti nelle quattro città prese in esame, che negli spostamenti casa-lavoro usano il mezzo privato a combustione interna, ogni giorno di lavoro a distanza permetterebbe di evitare 6 chili di emissioni dirette in atmosfera di Co2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.
Ma i benefici ambientali non si fermano qui: l’analisi ha evidenziato una riduzione anche di ossidi di azoto a persona al giorno (dai 14,8 g di Trento ai 7,9 g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7 g di Trento) e Pm10 (da 1,6 g di Roma a 0,9 g di Torino) e Pm2,5 (da 1,1 g di Roma e Trento a 0,6 g di Torino).
Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working, il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta).
“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico che fanno supporre impatti diversificati sulla mobilità urbana, mentre il secondo. anche il più pratico, risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”, sottolinea Bruna Felici, ricercatrice Enea.
Dai dati raccolti emerge che in media il campione percorre 35 chilometri al giorno per una durata di un’ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tempo di percorrenza medio di due ore, probabilmente a causa delle maggiori distanze (un lavoratore romano su 5 percorre più di 100 chilometri al giorno) e del traffico più intenso. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420mila, mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno.
Circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico/privato. Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna negli spostamenti casa-lavoro (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%). “La mobilità privata offre soluzioni flessibili in termini di risparmio di tempo e autonomia di movimento, soprattutto per chi ha figli in età scolare. Il trasporto pubblico, invece, viene scelto principalmente in un’ottica di risparmio denaro o in caso di mancanza di parcheggi”, conclude Alessandro Zini, ricercatore Enea.
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