La corsa alle rinnovabili dell’America Latina: un miliardo di pannelli in 7 anni
11 Marzo 2023 05:00
L’America Latina è sulla buona strada per diventare uno dei principali produttori di energia rinnovabile, con l’intenzione di installare quasi un miliardo di pannelli solari nei prossimi sette anni.
Il continente dovrebbe lanciare progetti di energia solare ed eolica entro il 2030 fornendo più di 319 gigawatt (GW) di energia rinnovabile, o quasi il 70% della sua attuale capacità elettrica da tutte le fonti, secondo il Global Energy Monitor (Gem), l’ong americana, che studia progetti di energia pulita in tutto il mondo.
“Con la sua ricchezza di risorse eoliche e solari, l’America Latina ha il potenziale per essere un leader mondiale nelle energie rinnovabili”, si legge nel report.
Questi nuovi progetti – strutture già approvate o in costruzione – aumenterebbero l’attuale capacità eolica e solare dell’America Latina di oltre il 460%. Ciò renderebbe la regione un “campione del mondo”, secondo Kasandra O’Malia, project manager di Gem. “Vediamo già un grande sforzo. E se si prendono in considerazione tutti i progetti pianificati, sembra davvero un boom”, ha detto.
Inoltre, secondo il report, anche se tutti i progetti non vedessero la luce, la regione sembra essere in forte dinamica, mentre nuovi progetti saranno probabilmente annunciati negli anni a venire.
Prima potenza economica dell’America Latina, il Brasile è un traino nella corsa alle rinnovabili, con la produzione di 27 GW di impianti solari ed eolici già in esercizio e una previsione di ulteriori 217 GW entro il 2030. Entrato in carica a gennaio, il presidente di sinistra Luiz Inacio Lula da Silva si è impegnato a promuovere l’energia pulita e a riportare il paese al suo ruolo di leader nella lotta contro il cambiamento climatico, dopo quattro anni di Jair Bolsonaro.
L’origine di questo boom risale al 2012, quando ai produttori privati di energia solare è stato permesso di rivendere la loro elettricità alla rete nazionale brasiliana, spiega l’esperto di energia Roberto Zilles. “Oggi è più economico produrre la propria energia” che acquistare l’elettricità, ha spiegato Zilles, direttore dell’Istituto per l’Energia e l’Ambiente dell’Università di San Paolo.
Il rapporto Gem evidenzia anche l’evoluzione del Cile – tradizionale importatore di energia fossile – dove solare ed eolico rappresentano oggi il 37% della capacità elettrica installata. Ma anche in Colombia, che ha previsto entro il 2030 una capacità produttiva aggiuntiva di 37 GW tra solare ed eolico.
Tuttavia, il Messico, la seconda economia regionale, preoccupa. Il paese, che si è convertito presto alle energie rinnovabili, ospita i più grandi progetti di energia solare ed eolica dell’America Latina. Ma dal 2021, le riforme del governo del presidente Andres Manuel Lopez Obrador, difensore dei combustibili fossili, hanno dato una seconda ventata alla compagnia petrolifera statale Pemex. “Il Messico sta ristagnando”, afferma il rapporto GEM. “Anche se tutti i progetti avessero successo, il Paese manterrebbe solo il 70% della sua promessa di raggiungere 40 GW di capacità solare ed eolica entro il 2030”.
Secondo l’ong, l’America Latina ha un potenziale particolarmente promettente nell’energia eolica offshore. Anche le esportazioni di energia verde potrebbero rappresentare una manna, sia con la vendita delle eccedenze ad altri paesi, sia con quella dell’idrogeno verde. Quest’ultimo è prodotto da energie rinnovabili, mentre l’idrogeno grigio è prodotto da combustibili fossili. Il forte calo dei prezzi dei pannelli solari e delle turbine eoliche ha consentito un boom delle energie verdi, agevolato anche dall’aumento del costo dei combustibili fossili lo scorso anno con l’invasione russa dell’Ucraina.
L’Agenzia internazionale dell’energia ha fatto sapere lo scorso dicembre che all’inizio del 2025 le energie rinnovabili diventeranno la prima fonte di elettricità al mondo, detronizzando i combustibili fossili. Ma questa transizione deve essere più rapida se il pianeta vuole rispettare gli impegni degli Accordi di Parigi per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi, avverte O’Malia.
I grandi consumatori – Nord America, Europa e Cina – devono seguire l’esempio latinoamericano.
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