Inquinamento, in Europa muoiono 1.200 bimbi all’anno: Italia bollino nero
24 Aprile 2023 14:00
L’inquinamento atmosferico causa ancora la morte prematura di almeno 1.200 bambini e adolescenti in Europa ogni anno.
Lo rivela un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) pubblicato lunedì, anche se la tendenza sta migliorando. Come per gli adulti, l’inquinamento è il principale rischio ambientale per la salute dei minori e riduce la loro aspettativa di vita, secondo lo studio, che copre circa 30 Paesi del continente, compresi i 27 Stati membri dell’Ue.
“L’inquinamento atmosferico causa più di 1.200 decessi prematuri all’anno tra i minori di 18 anni in Europa e aumenta significativamente il rischio di malattie in età avanzata”, scrive l’Aea nel suo rapporto. “Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, il livello di molti dei principali inquinanti atmosferici continua a rimanere al di sopra delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare nell’Europa centrale e orientale e in Italia”, dichiara l’agenzia.
La Pianura padana in Italia, le aree vicine alle grandi centrali elettriche a carbone e le grandi città dell’Europa centrale e orientale sono regolarmente indicate per la scarsa qualità dell’aria. Diversi Paesi europei – tra cui il Regno Unito e l’Ucraina – non sono stati inclusi nello studio, suggerendo così che il quadro continentale sia in realtà peggiore. Secondo un altro rapporto pubblicato dall’Aea a novembre, almeno 238.000 persone – di tutte le età – sono morte prematuramente nel 2020 in Europa a causa dell’inquinamento atmosferico nei Paesi membri dell’agenzia (Unione Europea, Turchia, Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein).
Anche se la percentuale di bambini e adolescenti colpiti dall’inquinamento atmosferico è “relativamente piccola” rispetto alla popolazione complessiva, morire così presto “rappresenta una perdita di potenziale futuro e un onere significativo di malattie croniche sia nell’infanzia che nelle fasi successive della vita”, dichiara l’Aea. L’agenzia raccomanda di concentrarsi sulla qualità dell’aria nei pressi di scuole e asili, nonché di impianti sportivi e trasporti pubblici. I suoi effetti iniziano prima della nascita, con l’esposizione materna all’inquinamento atmosferico “collegata a un basso peso alla nascita e a parti prematuri”, spiega l’agenzia. Dopo la nascita, l’inquinamento ambientale aumenta il rischio di diversi problemi di salute, tra cui l’asma – che colpisce il 9% dei bambini e degli adolescenti in Europa – o l’insufficienza respiratoria e le infezioni, sottolinea l’agenzia. Questi effetti sono aggravati dal fatto che i bambini sono fisicamente più attivi degli adulti e le loro dimensioni ridotte li avvicinano all’inquinamento, in particolare ai gas di scarico delle automobili.
Secondo gli ultimi dati pubblicati lunedì, nel 2021 il 97% della popolazione urbana è stata esposta, a tutte le età, a un’aria non conforme alle linee guida dell’Oms. Nel suo rapporto di novembre, tuttavia, l’Aea ha rilevato che l’Ue è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di ridurre i decessi prematuri di oltre il 50% entro il 2030 rispetto al 2005. All’inizio degli anni ’90, le polveri sottili hanno causato quasi un milione di morti premature nei 27 Paesi dell’Ue. Nel 2005, secondo i dati dell’agenzia, le persone che morivano erano ancora 431.000. Tuttavia, la situazione in Europa è generalmente migliore rispetto al resto del mondo: secondo l’Oms, l’inquinamento atmosferico è responsabile di sette milioni di morti premature all’anno in tutto il mondo, un tributo simile a quello causato dal fumo o da un’alimentazione scorretta. Secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, diverse centinaia di migliaia di questi decessi riguardano i bambini sotto i 15 anni. Questi pesanti tributi l’hanno portata, nel settembre 2021, a fissare limiti più restrittivi per i principali inquinanti atmosferici per la prima volta dal 2005. L’inquinamento atmosferico più grave proviene dalle particelle fini, che penetrano in profondità nei polmoni. Seguono il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3), secondo le agenzie sanitarie.
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