I cannoni che “sparano” nel cielo nuvole bianche contro
il riscaldamento terrestre
01 Maggio 2023 14:00
Le tecniche che l’uomo ha scoperto e in molti casi approfondito per modificare il clima sono numerose e in diversi casi vengono date ormai per assodate. Produrre energia da fonti rinnovabili, piantare alberi in grandi quantità, rendere più efficienti i processi produttivi e modificare i metodi di produzione agricola, ad esempio, hanno innanzitutto lo scopo di ridurre la presenza di CO2 nell’atmosfera, con tutte le conseguenze benefiche che ciò può comportare.Ma gli scienziati si sono spesso spinti anche verso soluzioni più “estreme”, che in alcuni casi sembra uscite da libri o film.
Qualche esempio? Catturare e immagazzinare sottoterra o in mare l’anidride carbonica, aggiungere ferro agli oceani per stimolare la crescita di alghe che possano assorbire la CO2 dall’atmosfera, modificare la superficie terrestre per aumentare la riflessione della luce solare e abbassare la temperatura globale.
Tra i tanti, ce n’è uno che è già in una fase avanzata e che pare convincere gli esperti più degli altri: il “cloud brightening”, vale a dire lo sbiancamento delle nuvole.
Come avviene? Dal mare degli appositi “cannoni” oppure delle ciminiere dalla grande altezza sparano l’acqua verso il cielo, riempiendo di particelle di sale nell’atmosfera, in prossimità di nuvole già formate, aumentando così la loro dimensione, ma soprattutto, date le caratteristiche dell’elemento che viene aggiunto, rendendole più bianche, quindi maggiormente riflettenti. La luce solare, quindi, viene “respinta” e non va a riscaldare né acqua, né suolo, quindi l’atmosfera, aiutando a contrastare il riscaldamento globale.Ovviamente non mancano dubbio e controindicazioni.Il primo nodo che questa sperimentazione deve sciogliere è quello dei costi: quante navi servono per poter avere un effetto positivo reale sul clima? Per il momento tante, anzi troppe per poter considerare questa tecnica applicabile su larga scala. E poi quanto durerebbe l’eventuale beneficio?Ma ancora maggiori sono i dubbi legati a rischi potenziali associati agli effetti collaterali possibili. Ad esempio, l’aumento della riflettanza delle nuvole potrebbe influire sulla quantità di radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre, con conseguenze impreviste. Stesso discorso per l’effetto che una enorme quantità di particelle di sale sull’aria potrebbe avere sulla salute umana.
Infine, si aprirebbe una questione politica: chi governerebbe questi processi? Chi sceglierebbe dove intervenire? Chi si farebbe carico di eventuali danni?
Dubbi in gran parte comuni anche alle altre tecniche più “spinte”, che riportano sempre alla solita conclusione: se vogliono mantenere il pianeta vivibile ancora a lungo, riducendo o comunque limitando il riscaldamento terrestre e l’inquinamento atmosferico, gli uomini devono innanzitutto affidarsi a comportamenti più responsabili, sia dal punto di vista della produzione, sia per quanto riguarda consumi e abitudini.
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