Anche lo scioglimento del permafrost dell’Antartide produrrà emissioni di CO2
10 Maggio 2023 14:00
Anche lo scioglimento del permafrost dell’Antartide potrebbe avere un ruolo chiave sul futuro climatico del pianeta.
A dare per la prima volta una stima delle emissioni di gas serra dovute allo scongelamento del suolo ghiacciato della regione antartica è il progetto Seneca (SourcE and impact of greeNhousE gasses in AntarctiCA), appena concluso, finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide e coordinato da Livio Ruggiero, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con la Nuova Zelanda.
“Il nostro progetto voleva verificare la presenza di gas serra nei suoli liberi da copertura nevosa nella regione antartica e misurarne le quantità e le emissioni, informazioni che finora nessuna aveva mai raccolto”, ha detto Ruggiero, a margine del convegno organizzato dall’Ingv per presentare i risultati del progetto.
È noto ormai che il riscaldamento globale in questi decenni ha portato gradualmente lo scongelamento di terreni a latitudini molto alte, il cosiddetto permafrost, in cui erano intrappolate da lungo tempo grandi quantità di gas serra, come CO2 e metano.
Ma mentre sono ormai ben studiate e monitorate le emissioni che stanno avvenendo nell’emisfero Nord, in particolare dalle vaste distese della Russia e del Canada e che in un passato non troppo lontano ospitavano grandi quantità di piante e alberi, dell’emisfero Sud non si avevano ancora dati. “Finora – ha aggiunto Ruggiero – si riteneva che l’Antartide, dove aree non coperte da neve o ghiaccio sono limitate ma destinate a crescere, non emettesse gas serra ma abbiamo osservato che non è così. Non si tratta di grandi volumi come avviene invece nell’emisfero nord ma le emissioni dell’Antartide non erano mai state prese in considerazione dei modelli climatici”.
La campagna del progetto Seneca si è articolata in 3 anni di analisi su una piccola porzione di territorio portando a fornire le prime stime di queste emissioni e alla scoperta anche di dinamiche geofisiche finora sconosciute che potrebbero avere un impatto su scale molto più ampie del previsto. Indicazioni che dovranno però ora essere approfondite con nuove missioni, probabilmente con un progetto Seneca-2.
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