Produzione batterie, Europa in grave ritardo e schiacciata dal dominio Usa-Cina
14 Maggio 2023 14:00
L’Europa, che sta cercando di recuperare un notevole ritardo nella produzione di batterie elettriche per l’industria automobilistica, vede fiorire progetti di fabbriche sul proprio territorio, ma è minacciata dalla concorrenza aggressiva di Stati Uniti e Cina.
“L’Europa ha i mezzi per competere”, afferma Tobias Gehrke, ricercatore geoeconomico presso l’European Council on Foreign Relations. “Siamo in una posizione accettabile, ma la pressione sta aumentando”.
Entro il 2030 in Europa dovranno essere costruite circa 50 fabbriche di batterie agli ioni di litio, mentre oggi non ce ne sono quasi.
La Germania è il Paese più avanzato con l’equivalente di 498 GWh di progetti in cantiere, seguita dall’Ungheria (224 GWh) e dalla Norvegia (136 GWh). La Francia è solo quarta con 122 GWh, secondo il monitoraggio dell’Ong Transport and Environment.
Un quarto progetto di impianto è stato confermato dal gruppo taiwanese ProLogium a Dunkerque. Secondo l’Ong, però, il 68% di questi progetti rischia di essere “ridimensionato, ritardato o interrotto”, soprattutto a causa della concorrenza statunitense, favorita dai sussidi dell’Inflation Reduction Act.
Questo piano del governo statunitense prevede enormi crediti d’imposta per l’industria verde e la transizione energetica per contrastare l’ascesa della Cina. “Il cuore dell’Ira è una riduzione delle tasse sull’elettricità per finanziare l’elettricità verde – aggiunge Gehrke – l’idrogeno, ad esempio, è diventato molto più accessibile grazie a questa legislazione”.
L’Europa soffre di un enorme problema di competitività: “Paghiamo l’elettricità il doppio della Cina – lamenta l’esperto – per questo dobbiamo sovvenzionare l’energia per evitare di rimanere indietro. Gli americani lo hanno capito molto bene con l’Ira”.
A dicembre, le batterie agli ioni di litio costavano il 24% in più negli Stati Uniti rispetto alla Cina. In Europa erano più care del 34%. Per il ricercatore, l’obiettivo dell’Europa di produrre sul proprio territorio tutte le batterie necessarie all’industria automobilistica entro il 2030 sembra irrealistico in questa fase.
Un altro grande handicap è l’accesso ai materiali critici – grafite, litio, nichel, manganese e cobalto – la cui catena di approvvigionamento è in gran parte controllata dalla Cina. In particolare, la Cina controlla il 75% della raffinazione del litio e il 50% del cobalto e, secondo le previsioni, manterrà la sua leadership nella produzione di batterie per i prossimi cinque anni. Tuttavia, l’Europa ha iniziato a reagire “con la legge sulle materie prime critiche, che definisce l’obiettivo di avere partenariati strategici e una piattaforma di acquisto comune a livello di Unione Europea”, spiega Diane Strauss, direttore di Transport and Environment France.
Anche se l’Europa non sta sviluppando “la stessa potenza di fuoco dell’Ira americana”, ha permesso agli Stati membri di “sbloccare gli aiuti di Stato molto più facilmente”, ha detto. L’Europa ha una lunga strada da percorrere contro la Cina, che è molto più avanti, e gli Stati Uniti, che hanno un potere finanziario senza pari, ma può contare sul suo mercato interno, che è uno dei principali mercati per i veicoli elettrici, anche se la Cina è ancora in vantaggio.
“L’Europa è leggermente più avanti degli Stati Uniti in termini di adozione dei veicoli elettrici”, afferma Gilles Normand, vicepresidente di ProLogium, che intende aprire il suo stabilimento di Dunkerque entro la fine del 2026. “L’Europa ha adottato una normativa sovranazionale molto chiara” con l’obbligo di vendere nuovi veicoli a emissioni zero a partire dal 2035, prosegue Normand. Questa normativa chiarisce la situazione per i produttori, quindi “quando abbiamo deciso di svilupparci, abbiamo scelto l’Europa”.
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