Emissioni auto: l’Italia
guida l’alleanza contro il regolamento Ue sulle Euro 7

23 Maggio 2023 14:00

Chiuso un fronte, per la mobilità Ue a zero emissione se ne apre un altro. Guidato sempre dall’Italia.
Dopo la travagliata ratifica dei Ventisette sullo stop alle auto inquinanti a partire dal 2035, raggiunta senza il consenso di Roma, ad agitare la scena europea è la nuova proposta di regolamento presentata da Bruxelles sui target Euro 7 per alzare l’asticella dei tagli alle emissioni nocive già nei prossimi quattro anni.
Uno sforzo “irragionevole” per un’alleanza a otto che promette battaglia in un negoziato che, avverte il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, è “solo agli inizi”.
E che si intreccia con l’auspicio mai sopito da parte del governo di riuscire nei prossimi mesi a strappare una norma ad hoc per mantenere in vita i biocarburanti – al pari dei già approvati e-fuels sospinti da Berlino – anche dopo la fine del motore a diesel e benzina.
Con un paper inviato alla Commissione Ue, alla presidenza di turno della Svezia e alle altri capitali, Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno messo nero su bianco le loro riserve comuni sul disegno di regolamento svelato dal commissario europeo Thierry Breton nel novembre scorso dopo non pochi mesi di attesa. E che, se approvato così com’è, richiederebbe alle case automobilistiche ingenti investimenti sui motori termici per tagliare ulteriormente gli inquinanti come ossidi d’azoto e particolato, a fronte però di quello stop all’immatricolazione di auto a benzina e diesel previsto nel 2035 che ne renderebbe di fatto vani gli sforzi di finanziamento.
“La proposta – è la posizione netta delle otto capitali -non appare realistica e rischia di avere degli effetti negativi sugli investimenti nel settore già impegnato nella transizione verso l’elettrico”. E per questo i nuovi target dovrebbero perlomeno essere “prorogati” per dare più tempo ai costruttori di adeguarsi.
Ma, soprattutto, dovrebbero essere ripensati per “riflettere” l’intero contesto legislativo comunitario e “l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione” delle emissioni nocive in seno alle Nazioni Unite, tenendo conto “delle proprietà dei veicoli elettrici”.
Un fronte comune che, al contrario di quanto accaduto nel braccio di ferro sui biocarburanti, trova al fianco dell’Italia una nutrita alleanza.
E, pur dietro le quinte, anche il sostegno della presidenza Ue di Stoccolma.
Per Roma, si tratta di una battaglia comune di “ragionevolezza e pragmatismo” per “conciliare gli obiettivi della sostenibilità ambientale con la possibilità effettiva delle imprese e dei lavoratori di potersi adattare alle nuove esigenze”.
Ma il punto per Bruxelles resta blindare la transizione verso la mobilità a zero emissioni, seppur – è la concessione di Breton – “in democrazia”.
Nel tentativo di scongiurare una nuova impasse.

I PRODUTTORI: COSTI AUMENTATI FINO A SETTE VOLTE
Secondo un nuovo studio, la proposta Euro 7 sulle emissioni inquinanti comporterebbe un aumento dei costi diretti da 4 a 10 volte superiore a quello citato dalla Commissione europea. Lo riporta l’Acea, Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, citando lo studio di Frontier Economics secondo cui la proposta di regolamento Euro 7 aumenterà i costi di produzione di auto, furgoni, camion e autobus. Lo studio calcola i costi per veicolo a 2.000 euro circa per quanto riguarda auto e furgoni con motore a combustione interna, e a quasi 12.000 euro per i camion e gli autobus diesel. Queste cifre sono da 4 a 10 volte superiori alle stime della Commissione nella sua valutazione d’impatto dell’Euro 7 (180- 450 euro per auto e furgoni e 2.800 euro per camion e autobus).
Queste stime comprendono solo i costi diretti di produzione, principalmente per le attrezzature e gli investimenti. È importante notare che questi costi aggiuntivi non corrispondono ai prezzi di acquisto, ma fanno aumentare ulteriormente il valore per gli utenti finali. L’aumento dei prezzi sarebbe quindi probabilmente superiore alle cifre citate nello studio. Con le attuali norme Euro 6/VI, l’UE dispone degli standard più completi e severi al mondo in materia di emissioni inquinanti (come NOx e particolato). Le emissioni di gas di scarico sono già a un livello appena misurabile grazie alla tecnologia dei veicoli all’avanguardia. “L’industria automobilistica europea è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni a beneficio del clima, dell’ambiente e della salute.
Tuttavia, la proposta Euro 7 non è semplicemente il modo giusto per farlo, in quanto avrebbe un impatto ambientale estremamente basso a fronte di un costo estremamente elevato”, ha dichiarato Sigrid de Vries, direttore generale dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (Acea). “La transizione verso l’elettrificazione consentirà di ottenere maggiori benefici per l’ambiente e la salute, sostituendo al contempo i veicoli più anziani sulle strade dell’UE con modelli Euro 6/VI altamente efficienti”, ha aggiunto.
Oltre ai costi diretti, continua Acea, la proposta dell’Euro 7 comporterà costi indiretti, come l’aumento del consumo di carburante. Nel corso della vita di un veicolo, i costi del carburante potrebbero aumentare del 3,5%, pari a 20.000 euro in più per i camion a lungo raggio e a 650 euro in più per le auto e i furgoni. “Questi costi indiretti, ignorati nella valutazione d’impatto della Commissione, si sommano ai costi diretti che andrebbero ad aggiungersi al costo totale del possesso di un veicolo, ponendo ulteriori pressioni finanziarie sui consumatori e sulle imprese in un periodo di alta inflazione e di aumento dei prezzi dell’energia”, continua.

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