Studio Usa: “La carne coltivata inquina 25 volte
più di quella allevata”
29 Maggio 2023 05:00
La produzione di carne coltivata ha un impatto ambientale che nel breve termine potrebbe essere da 4 a 25 volte superiore rispetto alla produzione media di carne bovina.
L’ultima miccia nelle dure polemiche che da tempo fanno da contorno al cibo sintetico è accesa dalla ricerca apparsa online sul sito biorxiv.org, condotta nell’Università della California a Davis dal gruppo di Derrick Risner.
La comunità scientifica si pronuncerà presto sulla sua validazione, gli stessi ricercatori osservano come si tratti di un campo d’indagine molto recente e che saranno necessari ulteriori studi su questo tema.
Ma intanto presentano il conto. In particolare, hanno calcolato che la produzione di ogni chilo di carne coltivata potrebbe liberare nell’ambiente equivalenti di CO2 da 4 a 25 volte le emissioni della produzione tradizionale.
Gli autori della ricerca hanno calcolato i costi energetici relativi a ciascuna fase della produzione di carne coltivata, focalizzando l’attenzione sulle sostanze nutrienti nelle quali vengono fatte crescere le cellule staminali utilizzate nella produzione della carne. Sarebbero proprio queste sostanze nutrienti ad avere un forte impatto sull’ambiente, in particolare a causa dei processi di trattamento necessari per evitare la formazione di tossine o batteri.
La replica: trattata come le auto elettriche
Il genetista Michele Morgante, dell’Università di Udine e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, ha replicato allo studio dell’Università della California con un paragone molto efficace: “Considerazioni analoghe sulla fattibilità della tecnologia si facevano 20 anni fa sulle auto elettriche. Nessuno ha mai detto che il sistema per produrre la carne coltivata su larga scala fosse pronto: c’è ancora bisogno di ricerca, di un’analisi attenta, basata su una serie di ipotesi, allo scopo di indirizzare al meglio gli investimenti nel settore”.
Il punto cruciale della ricerca è il processo di purificazione delle endotossine, necessario perché queste questi composti tossici bloccano le colture di cellule staminali, ma non quelle batteriche, con il duplice rischio di una contaminazione e di una bassa produzione. “Un fattore – precisa Morgante – che per altri ricercatori che hanno analizzato il problema non sarebbe così rilevante. Lo studio non chiude la porta alla carne coltivata, ma indica la necessità di modificare alcuni aspetti della produzione al fine di evitare il complesso sistema di purificazione. Una possibilità è utilizzare cellule staminali la cui crescita non venga inibita dalle endotossine, una seconda strada è cercare un nuovo mezzo nel quale coltivare le cellule staminali”.
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